Calcio
Fermate gli sbarchi!
Ha già fatto incazzare salumieri, elettricisti e benzinai (i pochi rimasti, in epoca di self service); ha fatto discutere opinionisti e presunti tali; adesso, spera di far ragionare chi dovrebbe coltivare il bene del calcio italiano. Per quanto mi riguarda – ma sono assolutamente di parte, quindi non faccio testo – Roberto Mancini, prima ancora che gli Azzurri debuttino nella Nations League proprio qui a Bologna, ha già vinto. È tornato in Italia con il piglio dell’ottimista, però deve fare i conti con una realtà deprimente. Quando in campo scendeva lui, la percentuale di calciatori indigeni nel nostro campionato era del 70%. Oggi, che deve selezionare i giocatori da mandare in campo, la percentuale balla fra il 30% e il 40%. Tutto questo perché da troppo tempo nessuno ha più pensato al bene comune e tutti si sono dati da fare per il tornaconto personale. Dai club di primissima fascia a quelli che giocano in Serie A per grazia ricevuta (da una magistratura, non solo sportiva, che sembra svogliata), tutti hanno infarcito le proprie “rose” (dalla prima squadra alle giovanili) con calciatori stranieri. Dice: all’estero i cartellini costano meno. Cazzate. All’estero, semmai, con meccanismi che mi sfuggono (tipo il tesseramento provvisorio in Svizzera, dicono) perché non sono un inquirente, i cartellini consentono di far evaporare un bel po’ di denaro. Così il Commissario tecnico, non potendo convocare conti cifrati che “giocano” nelle British Virgin Islands, convoca un ragazzo che non ha ancora debuttato in Serie A e un diciassettenne che è andato a cercare fortuna all’estero, in attesa – me lo ha confidato sabato scorso – di trovare qualche prospetto interessante in B o addirittura in Lega Pro. Perché il calcio italiano questo è ed è nei nostri stadi che dovremmo “fermare gli sbarchi”. La Serie A è una Lampedusa moltiplicata per venti, il campionato Primavera offre un colpo d’occhio raccapricciante quanto la Diciotti. Non voglio politici che entrino negli spogliatoi per rendersi conto della situazione e magari – visto che ci sono… – rilasciare qualche intervista. Al momento mi basta Roberto Mancini, che il Grande Calcio l’ha giocato da protagonista e sogna di poterlo riportare su queste scene. Quando poi salterà un Paolo Mantovani per presiedere la Federcalcio e un suo clone per prendere a mano la Lega (non quella di Salvini, altrimenti capite fischi per fiaschi…), allora potremo tornare ad accapigliarci o a parlare serenamente di Nazionale italiana. A tutt’oggi, Mancini-Resto d’Italia 1-0…
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