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Calcio

I miti dell’Europeo – Spagna 1964, l’idolo di casa: Luis Suarez

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L’Europeo del 1964 è l’edizione del boom del torneo continentale per rappresentative nazionali. Le partecipanti alla fase di qualificazione sono 29, di cui 3 mandate direttamente alla fase ad eliminazione diretta (URSS come campione in carica, Austria e Lussemburgo per sorteggio). Così per la fase finale (semifinali e finale) della competizione fu scelta una sede unica, la Spagna, come quattro anni prima fu scelta la Francia.

E fu proprio la Spagna la protagonista di quell’edizione. Le Furie Rosse, fermate quattro anni prima dal regime franchista, arrivarono alle semifinali sull’onda del talento di Luis Suarez. Per molti questo nome è legato al centravanti ex Barcellona, uruguaiano, per i tifosi stessi dei blaugrana e soprattutto in Italia a quelli dell’Inter, Luis Suarez, è Luisito, l’architetto del centrocampo. Il regista e fantasista che proprio nel 1964 vinse la Coppa dei Campioni contro i suoi connazionali ed ex rivali del Real Madrid.
Suarez negli anni ’60 era certamente tra i migliori giocatori del mondo. Nel 1964 arrivò all’Europeo come il leader tecnico di una Spagna, orfana del talento dell’oriundo Alfredo Di Stefano, non convocato tra le polemiche perché considerato “troppo vecchio”. Suarez, solo 4 anni prima, nel 1960 era già un elemento fondamentale della squadra iberica e vinse il Pallone d’Oro. Tuttavia, in quello stesso anno la sua Spagna, nella prima edizione dell’Europeo fu costretta a fermarsi ad un passo dalle semifinali.
Il regime del caudillo Francisco Franco fermò lo svolgimento dei quarti di finale in doppia sfida contro l’URSS. Vietatissimo per i sovietici entrare in territorio spagnolo e altrettanto vietato era per gli spagnoli recarsi in territorio ostile. Insomma, una decisione politica che i giocatori accettarono forzatamente non senza evidentemente una delusione serpeggiante.

Una delusione soprattutto per Luisito, che quell’anno, pur senza arrivare in fondo alla nuovissima competizione internazionale, si vide insignito dell’importantissimo Pallone d’Oro, giunto alla sua quinta edizione e vinto solo un anno prima dal mito Alfredo Di Stefano, che di quella selezione era parte integrante.

Nell’edizione 1964 la Spagna arrivò fino alla finale. Per l’occasione l’URSS, col quale i rapporti rimanevano difficili, venne accolta in Spagna per le fasi finali e le due rappresentative si ritrovarono in finale. La partita fu un monologo spagnolo. Luisito dominò il centrocampo, lasciando le briciole agli avversari. Mediano incontrista, regista, trequartista, il fuoriclasse nerazzurro mise davvero in difficoltà i campioni in carica guidati dall’intramontabile Yashin, che si arresero ai gol del duo d’attacco Amancio, su assist di Suarez, e Marcelino.
Insomma, il Pallone d’Oro del 1960 non gli fu confermato, battuto dallo scozzese Law del Manchester United, ma rimasero indelebili le imprese di Luis Suarez del 1964 con la maglia roja e quella dell’Inter.

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