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Calcio

I Palloni dei Mondiali – 31 Mag

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Il Mondiale di Calcio è sempre più uno spettacolo a 360° e non è più solamente un torneo di calcio, e quindi tutto quello che ruota attorno alla kermesse ha iniziato ad avere una dimensione propria, anche a livello di marketing. Una delle cose che però ha sempre accompagnato il Mondiale (ma non solo), e che ne è sempre stato al centro, anche se non sempre con il risalto che ha acquistato recentemente, è il pallone. Si perché, ad ogni competizione ormai, corrisponde un nuovo pallone, ed il Mondiale di Brasile 2014 non fa certo eccezione… il pallone del 2014 è Brazuca ed ormai siamo talmente “oltre” alla visione del pallone rispetto agli albori del Mondiale, che gli è stato creato anche un account twitter ufficiale…

 

Ma partiamo dall’inizio… eccovi la lista dei palloni, mondiale per mondiale, dal 1930 al 2014.

 

 

Uruguay 1930 – “Pelota Argentina de 12 paneles” e “Modelo T”.

Vennero utilizzati due palloni: il “Pelota Argentina de 12 paneles” ed il “Modelo T”, che più che nomi veri e propri del pallone erano modelli in utilizzo in sud america. Il primo fu utilizzato nel torneo e nel primo tempo della finale, mentre l’altro, fu usato solamente per il secondo tempo della finale. Questi tipi di pallone erano formati da 12 strisce di cuoio cucite assieme e contenenti una camera d’aria. Il pallone risultava pesante, spesso molto duro, si impregnava d’acqua modificando le propre caratteristiche e performances in base al meteo. In più le cuciture spesso molto grandi, rischiavano di causare ferite ai calciatori che colpissero il pallone in quella posizione di testa.

 

 

 

Italia 1934 – Federale 102

Quattro anni dopo il primo Mondiale, siamo sempre nell’ambito del classico pallone a 12 strisce di cuoio. Nel nostro primo torneo casalingo venne utilizzato il pallone denominato “Federale 102”, che assieme al fatto che fosse prodotto dall’Ente Centrale Approvvigionamento Sportivi (ECAS), ci ricorda senza dubbio alcuno in che periodo si svolsero questi Mondiali. Il nome compie un primo passo avanti verso la personalizzazione, sganciandosi da come è costruito il pallone stesso. Siamo comunque lontani anni luce dagli attuali standard.

 

 

 

Francia 1938 – Allen

Il pallone resta pressoché sempre quello delle edizioni precedenti, modificandosi davvero poco. Scarseggia ancora anche la fantasia nei nomi, perché il pallone è ancora visto come un mero mezzo per il gioco e non un protagonista come ai giorni nostri. Quindi sebbene il pallone acquisti un nome particolare, Allen, in realtà il nome non è assolutamente fantasioso, giacchè Allen era anche il nome del produttore.

 

 

 

Brasile 1950 – Allen Super Duplo T

Nel 50 riprendono i mondiali dopo il periodo bellico, e si riparte dall’Allen Super Duplo T, prodotto dalla Superball, e siamo sempre nel classico solco del pallone a 12 strisce di cuoio. Il nome va a richiamare quello della competizione del 1938 (Allen) ed quello del 1930 (Modelo T), ma la sostanza della forma non cambia rispetto ai palloni precedenti.

 

 

 

Svizzera 1954 – Swiss World Champion

La Svizzera è sinonimo di precisione e quindi sebbene si inizino a dare nomi non più legati solo alla fattura del pallone (come nel 1930) o al produttore (come nel 1938), la fantasia deve ancora invadere i mondiali ed i produttori di palloni e quindi si decide di dare alla “sfera” un nome relativo al luogo di svolgimento della competizione…nel 1950 si gioca con un pallone della Kost Sport, sempre nella classica tradizione delle 12 strisce di cuoio cucite, dal nome di Swiss World Champion.

 

 

 

Svezia 1958 – Top Star

La Sydsvenska Läder och Remfabriken risulta il produttore del pallone che finalmente inizia ad avere un nome ed una personalità propria, sebbene a livello di estetica non sia ancora così “emancipato” rispetto ai propri predecessori, nel mondiale del 1958 si usa il pallone denominato Top Star. Inizia anche la fortunata “saga” dei nomi richiamanti le stelle, che vengono messe in parallelo con i campioni che giocano il mondiale, riferendosi a questi come (ovviamente) i migliori giocatori del mondo.

 

 

 

Cile 1962 – Crack

Siamo ad una svolta più o meno storica. Iniziamo ad entrare nel futuro, sotto un certo punto di vista. Se il Top Star aveva aperto la strada al nome “particolare” restando però nell’ambito abbastanza banale del richiamo alla straordinarietà dei giocatori della competizione, nel 62 si rompono un po’ gli schemi e Custodio Zamora confezione il Crack, il pallone ufficiale del Mondiale Cileno, ha la particolarità di avere un nome assolutamente sui generis, ed anche di avere una forma leggermente differente dal precedente, per quello che riguarda la forma dei pannelli di cuoio. Nonostante il pallone che vediamo qui a lato sia giallo, le fonti dicono che il “Crack” usato realmente nel campionato, fosse completamente bianco.

 

 

 

Inghilterra 1966 – Salzenger Challenge

Piccolo passo “indietro” a livello di nomi. Il produttore Slazenger fornisce il nuovo pallone del Mondiale, l’ultimo non a marchio Adidas fino ad oggi, che darà il nome di Slazenger Challenge al proprio prodotto. Clamoroso quindi l’inversione di tendenza rispetto al Crack, ma d’altra parte ad Inghilterra 1966 si deve un’altra grande innovazione: viene infatti presentata la prima mascotte di un Mondiale. E’ un leone dal nome Willie, ma questa è un’altra storia… (per conoscerla leggi l’articolo: Le Mascotte dei Mondiali).

 

 

 

Messico 1970 – Telstar

Nel 1970 arriva l’Adidas e da questo Mondiale ci saranno varie novità storiche. Il marchio tedesco porta per la prima volta in un Mondiale il classico pallone dalla forma di icosaedro troncato: 32 pannelli di cuoio divisi in pentagoni neri (12) ed esagoni bianchi (20), prendono il posto delle 12 strisce di cuoio. Anche questi, ovviamente cuciti, e contenenti una camera d’aria. Il cambiamento di forma è importante, infatti questi pannelli più sottili e piccoli, gonfiandosi sotto la spinta della camera d’aria interna, rendono il nuovo pallone molto più simile ad una sfera perfetta di quanto non fosse prima. Era stata una ditta danese, la Select, a modificare la forma del pallone, che dopo aver preso piede in Europa, venne lanciata nel Mondiale. Ma l’Adidas lancia la moda dei nomi a cui siamo abituati anche ai nostri giorni, presentando questo nuovo pallone col nome di Telstar, che deriva dall’incontro delle parole Television e Star. Questo nome si riferisce alle stelle che giocheranno il mondiale, ed al fatto quello del 70, fu il primo Campionato del Mondo trasmesso via etere. Infine, l’Adidas realizzò il pallone con esagoni bianchi e pentagoni neri, perché questa bicromia rendeva meglio visibile il pallone nelle riprese televisive.

 

 

 

Germania Ovest 1974 – Telstar Durlast

Dopo le innovazioni storiche del mondiale precedente, l’Adidas pare prendersi una piccola “pausa”, nel 74 infatti presenta Telstar Durlast, pressoché identico al precedente sia nella grafica che nelle modalità costruttive, l’unica variante era nelle scritte sul pallone, che passavano dal color oro del mondiale precedente, al nero di quello del 74. In questa competizione venne usato anche un altro pallone (in maniera minore), il cosiddetto Chile, un pallone che secondo quanto viene detto, doveva ricordare in qualche modo del Mondiale del 1962… a noi non sembra, però giudicate voi…

 

 

 

 

Argentina 1978 – Tango

Si torna un po’ all’antico a livello di nome, infatti come era successo nel mondiale del 54 si riprendono i riferimenti al paese ospitante, infatti, il nome del pallone inizia ad essere legato ad aspetti culturali del paese ospitante, ma non in modo così banale come nel Mondiale svizzero: è arrivato Tango. Siamo ad una svolta epocale, perché se è vero che il procedimento di costruzione del pallone rimane quello dei 32 pannelli di cuoio, ora esagoni e pentagoni sono tutti bianchi e sopra di essi vengono disegnati 20 triangoli neri che formano 12 cerchi uguali sul pallone, in modo da creare un effetto ottico particolare mentre il pallone è in movimento. Generazioni di calciatori, sono cresciuti col “mito” del Tango, la grafica di questo pallone avrà infatti talmente presa da essere riutilizzato, con pochi piccoli accorgimenti differenti, per altri 5 mondiali. Tango ha però ancora il difetto dei suoi predecessori: varia le proprie prestazioni, peso e dimensioni, in base al meteo; soprattutto con la pioggia, diventa pesante e difficile da giocare. Il Tango di questa competizione poi, variava il proprio nome in base si svolgeva la partita, quindi si poteva avere il Tango River Plate, il Tango Rosario, eccetera.

 

 

 

Spagna 1982 – Tango España

Come già successo, dopo un pallone che rivoluziona la storia del calcio, l’Adidas di prende un Mondiale di “riposo”, riproponendo il Tango praticamente in maniera identica al precedente, chiamandolo però Tango España per via della nazione ospitante. Passo indietro sul nome, un po’ prevedibile, ma passo avanti sulla tecnica realizzativa, infatti si provò per la prima volta ad impermeabilizzare il pallone, cercando di limitare le variazioni di peso, forma e prestazione, almeno in caso di pioggia. Tentativo non del tutto riuscito, ma era stato fatto un passo avanti per la risoluzione del “problema”, che sarà debellato (quasi completamente) solo ai giorni nostri.

 

 

 

Messico 1986 – Azteca Mexico

Terza generazione di Tango. A livello costruttivo, siamo davanti al primo pallone realizzato con materiali sintetici e non in cuoio, e questo perfezionò ulteriormente il discorso iniziato nel precedente Mondiale, rendendo il pallone molto meno permeabile all’acqua e quindi diminuendone le variazioni prestazionali legate al meteo. Altre modifiche stanno nel nome, che abbandona definitivamente il nome originale (Tango) per diventare Azteca Mexico. Arriviamo infine alla grafica, infatti oltre al nome anche le decorazioni all’interno dei triangoli sul pallone si ispirano all’arte degli Aztechi. Se pensiamo poi che quel popolo si riferiva a sé stesso chiamandosi mexica, il richiamo a questi abitanti dell’antico Messico in questo pallone risulta addirittura ridondante.

 

 

 

Italia 1990 – Etrusco Unico

Se nel Mondiale messicano si era puntato sugli Aztechi, in Italia la scelta cade sugli etruschi, ed infatti il quarto discendente del Tango cambia nome e grafica in onore dell’antico popolo: nasce così l’Etrusco Unico, ed i triangoli neri mostrano tre teste di leone classiche dell’arte etrusca. In più si fa un altro passo verso l’impermeabilizzazione del pallone, con l’aggiunta di una speciale schiuma inserita tra la camera d’aria ed il materiale sintetico delle 32 pannelli cuciti, in modo da renderlo ancora più refrattario all’acqua di quanto già fosse, ed anche più performante.

 

 

 

Stati Uniti 1994 – Questra

La kermesse approda negli USA, anche per cercare di avvicinare l’enorme bacino d’utenza americano al calcio, che invece negli States viene vissuto come uno sport minore. L’Adidas presenta un nuovo modello del consueto Tango (e cinque…), con una nuova tipologia di schiuma applicata esternamente per renderlo più morbido e veloce, e con una nuova variazione grafica nei triangoli neri. Il nome scelto è consono alla nazione: Questra, che deriva dalla contrazione della frase “the quest for the star” (la ricerca delle stelle), in omaggio sia alla bandiera americana che, soprattutto, ai successi delle missioni spaziali della nazione ospitante.

 

 

 

Francia 1998 – Tricolore

In Francia va in scena il sesto ed ultimo Tango, ed ovviamente non stiamo parlando di “Ultimo tango a Parigi”, bensì dell’ultimo Mondiale in cui verrà utilizzato un derivato del pallone Tango, lanciato esattamente 20 anni prima. Tricolore è il nome del pallone del Mondiale francese ed è il primo pallone “colorato” usato in un Mondiale; infatti i triangoli classici del Tango, hanno inserti colorati richiamanti appunto, il tricolore francese. Il primo pallone multicolore si era già visto nell’Europeo del 1996, grazie al Questra Europe, uno dei tre “figli” del pallone del Mondiale del 94, ma appunto, non era una fase finale del Mondiale, ma un Europeo. Tricolore mostra anche l’ennesima miglioria tecnica, infatti per migliorarne il controllo e le traiettorie, la schiuma precedentemente utilizzata viene sostituita dall’ennesima nuova schiuma, formata da microsfere gassose sigillate individualmente.

 

 

 

Corea del Sud e Giappone 2002 – Fevernova

Nel 2002 è l’ora di Fevernova, un pallone sempre ad esagoni e pentagoni cuciti, sempre tutti bianchi come sul Tango, ma su questo pallone, invece di esservi disegnati dei triangoli come sul precedente, spicca il disegno di un triangolo grigio bordato d’oro, con i vertici ricurvi sovrastati ognuno da una fiammella di fuoco rossa, che va a richiamare uno shuriken, arma da lancio tipica delle terre asiatiche. Ci sono poi piccole migliorie che rendono il pallone un po’ più leggero e più controllabile. Il Fevernova è il ponte tra il classico Tango, ed i palloni di ultima generazione che stanno per arrivare…

 

 

 

Germania 2006 – +Teamgeist

Dopo il lungo dominio del Tango e delle sue rivisitazioni, e dopo il Fevernova, nel 2006 arriva il +Teamgeist, ed una nuova rivoluzione nel campo dei palloni. Da questa edizione si abbandona il modello a 32 pannelli e si punta su un pallone composto da 14 pannelli curvi (si passa quindi da un icosaedro ad un ottaedro troncato) e termosaldati anziché cuciti. Il pallone appare ora ancora più rotondo ma soprattutto è più preciso nelle traiettorie dei tiri, in più essendo ormai quasi completamente impermeabile non modifica le proprie prestazioni neppure in caso di forte pioggia. Il pallone poi risulta più resistente e veloce rispetto ai precedenti. Se già Fevernova aveva creato problemi per le “nuove” traiettorie, ora con +Teamgeist, i portieri iniziano davvero a vivere un incubo. Altra novità introdotta nel 2006: ogni pallone era personalizzato con data, nome dello stadio e della partita in cui era utilizzato. Inoltre, per la finale Italia-Francia, venne usato il +Teamgeist Berlin che differiva dal +Teamgeist per i riempimenti dorati stampati sulla superficie. Nota finale Teamgeist significa spirito di squadra, quindi il pallone si chama  letteralmente “Più spirito di squadra”.

 

 

 

Sud Africa 2010 – Jabulani

In Sud Africa arriva lo Jabulani (che in lingua zulu significa “festeggiare”). Formato da 8 pannelli termosaldati e sistemati in maniera sferica, mostra un motivo con 11 differenti colori (11 come i calciatori in campo per ogni squadra e come le comunità sudafricane) composto graficamente da 4 triangoli colorati ed al logo della manifestazione. In questo pallone viene utilizzata per la prima volta in un Mondiale la tecnologia “grip ‘n’ groove”, che  migliorerebbe ancora di più la precisione dei tiri ed il controllo del pallone.
Nel 2010 si replica la scelta di un pallone ad hoc per la finale: si tratta di Jo’bulani. Il nome è una contaminazione di Jabulani con Jo’burg, abbreviativo di Johannesburg, capitale della nazione e città dove si disputava la finale. La differenza in termini di pallone sta nel colore, i triangoli diventano dorati, sia come richiamo alla finale di coppa, sia come riferimento alla città, soprannominata da sempre “Città dell’Oro”.

 

 

 

Brasile 2014 – Brazuca

Diminuiscono ancora i pannelli, che da 8 passano a 6, ovviamente sempre termosaldati. La struttura del materiale utilizzato, conferisce una sempre miglior sfericità, una variazione pressoché nulla in caso di pioggia, migliora il grip, il controllo e l’aerodinamicità del pallone, e grazie ad una camera d’aria particolare, anche il rimbalzo risulta migliorato. Questo è Brazuca, il cui nome è stato scelto con una votazione pubblica (vincendo con il 70% dei voti) e di base, è il fratello gemello del classico pallone della Champions League. E’ infine il pallone più colorato della storia dei Mondiali, con linee che disegnano un motivo particolare utilizzando i colori classici del Brasile (verde, blu, giallo, ecc.).

 

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