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IL GRILLO PENSANTE – Allegri e l’incontentabile tifoso juventino

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La Juventus è per distacco la squadra che detiene la platea più estesa di tifosi in Italia (oltre 8,3 milioni secondo una ricerca condotta da “Sport Fans” realizzata da StageUp ed Ipsos), primato raggiunto e mantenuto grazie alla capacità della società bianconera di incrementare con frequenza i propri pezzi pregiati in bacheca nel corso inesorabile del tempo; è legge non scritta che chi vince goda in modo esponenziale della luce dei riflettori, e di conseguenza i trionfi portano in dote anche un interesse crescente nel bacino d’utenza degli sportivi.

E’ altrettanto noto che chi vinca spesso attiri su di sé tante approvazioni ma anche altrettante antipatie, e la Juventus non solo non fa eccezione in questo ambito ma si potrebbe classificare come una sorta di benchmark che sintetizza tutto ciò che indispone le tifoserie avversarie; tale avversione generalizzata non è motivata soltanto dagli scudetti conquistati (oltre 1/3 dei campionati di serie A disputati fino ad oggi) e dalle nebulose vicende giudiziarie dell’ultimo decennio, ma in buona parte anche dall’atteggiamento ostentatamente aristocratico e supponente di alcuni staff dirigenziali succedutisi al timone dell’ammiraglia torinese, aspetto che tutti i tifosi avversari riconoscono essersi instillato in modo netto anche nei supporters juventini. Avendo perpetuamente alta l’asticella delle ambizioni, talvolta i giudizi espressi nell’ambiente bianconero (senza generalizzare in senso assoluto) sconfinano quasi nella lussuria e nella supponenza, come testimoniano i fatti accaduti nell’ultima settimana nella doppia sfida al San Paolo contro il Napoli: in campionato la gara è stata impattata sull’1-1 ed in Coppa Italia i partenopei hanno vinto inutilmente per 3-2 uscendo comunque dalla competizione. Molti tifosi juventini sono riusciti nell’impresa di lamentarsi nei confronti di mister Allegri per via di un gioco eccessivamente conservativo e poco spettacolare, di aver subito eccessivamente l’intraprendenza avversaria e non aver imposto la propria forza in modo convincente. Non si riesce oggettivamente a comprendere come si possano muovere accuse simili nei confronti di un allenatore capace come Allegri che, strappando il pareggio in campionato, ha mantenuto la testa della classifica con 6 lunghezze di vantaggio sulla Roma, e pochi giorni dopo ha varcato il tornello della terza finale consecutiva di Coppa Italia cedendo in modo indolore solo nel finale al Napoli (quando ormai Higuain aveva già steso l’indimenticata ex con 2 stilettate mortifere). Ad aggiungere esponenzialmente valore alla doppia gara non è trascurabile che il terreno di battaglia era un San Paolo stracolmo, infuocato dai tifosi partenopei e traboccante di veleno per il ritorno del Pipita con indosso un’altra casacca. Comunque, come sempre, le parole si perdono nel vento e sono i fatti che incidono, ed il responso del campo non lascia spazio a fraintendimenti: il Napoli avrà indubbiamente espresso un gioco maggiormente offensivo e brillante, ma la Juventus ha focalizzato nella pragmaticità ciò di cui necessitava per ottenere i risultati ambiti, centrando gli obiettivi prefissati con buona pace degli irrequieti tifosi bianconeri che pretendono costantemente la botte piena e la moglie ubriaca. Sarebbe saggio, per gli incontentabili personaggi del tifo e del giornalismo bianconero, immergersi per qualche minuto nella vasca dell’umiltà considerando che si intravede già il pullman del Barcellona in viaggio verso Torino; l’obiettivo della Juventus sarà sbancare il casinò, non importa se con la tuta da lavoro macchiata di olio da motore o con il frac da gran gala, in alcune occasioni sarebbe saggio badare molto più alla sostanza che alla forma. E se si possono fare certi tipi di ragionamenti è presumibile che un po’ di merito sia attribuibile anche a Max Allegri considerando che a metà Aprile ha in mano carte buone per giocare ancora su 3 tavoli.

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