Calcio
Il Grillo Pensante – Forza Chape – 4 dic
Il 29 Novembre 2016 sarebbe dovuta essere la storica data nella quale la favola della semisconosciuta compagine brasiliana della Chapecoense avrebbe trovato il suo culmine nella disputa della finale di Copa Sudamericana (l’equivalente dell’Europa League per la UEFA) contro i colombiani dell’Atletico Nacional; un giorno prima, purtroppo, il destino ha deciso di svelare a tutto il mondo questa storia meravigliosa nel modo più tragico e beffardo possibile, facendo precipitare vicino a Medellin l’aereo che stava trasporando i grandi eroi di questo piccolo club verso la partita più importante della loro vita. Inevitabile che la mente corra fino al 4 Maggio 1949, data nella quale si consumò la tragedia di Superga con la scomparsa del Grande Torino; allora furono le condizioni atmosferiche a influire sul tremendo epilogo della vicenda, oggi invece la mancanza di carburante suona come una giustificazione troppo surreale per apparire realistica…i nostri tempi ci stanno mestamente abituando a situazioni che sempre più di rado vengono causate da motivazioni plausibili, ed il mondo del calcio è lo specchio chirurgico del mondo nel suo complesso: frenetico, competitivo, cinico, folle e spietato, con il crisma unico del profitto economico che sovrasta qualunque moralità; le favole di squadre piccole e poco facoltose come la Chapecoense che sgomitano vittoriose tra i giganti ci scaldano il cuore, trasmettono la promessa che in mezzo al grigiore di tutti i giorni ci sono luci solitarie che si ostinano a brillare così forte da dover essere osservate necessariamente da tutti. Soprattutto nello sport.
Oltre 100 anni fa Anselmo di Canterbury partorì la massima “i disastri ci insegnano l’umiltà”, e dopo vari secoli le sue parole si sono riflesse per un istante sfuggente tra le pieghe forsennate dello scorrere del tempo; il dominio della blasfema sacralità degli interessi economici ed il progressivo congelamento dei rapporti interpersonali si è interrotto all’improvviso per l’intrusione di autentici valori umanitari: la dirigenza dell’Atletico Nacional che richiede alla Federazione Sudamericana CONMEBOL di assegnare la Copa agli sfortunati avversari, tutte le società del massimo campionato carioca che propongono coese alla CBF di esentare dalla retrocessione la Chapecoense per un periodo minimo di 3 anni, alcuni affermati calciatori nel finale di carriera come Ronaldinho e Riquelme che aprono alla possibilità di giocare gratuitamente per i bianco-verdi…sono soltanto alcuni lampi, quasi impercettibili, ma talmente significativi da farci comprendere che certi nobili sentimenti ancora sopravvivono sotto la metallica superficie, che valori sportivi quasi dimenticati riescono a riemergere (purtroppo) soltanto quando la natura umana capitola impotente dinanzi a certe sciagure…mentre vorremmo ammirarli fieri non solo al fragore di eventi drammatici che sfuggono ad ogni logica comprensione.
Di certo la Chapecoense da oggi avrà parecchi milioni in più di tifosi; il romanzo scritto dai suoi giocatori, rappresentanti della città di Chapeco (183 mila abitanti nel Sud del Brasile) e cominciato pochi anni fa dalla 4° serie brasiliana, prometteva di arricchirsi di altri capitoli sempre più importanti, come il crescendo sinfonico di una marcia inarrestabile che invece verrà consegnata alla leggenda prima che l’opera potesse concludersi. Il fato, che ha schemi imprevedibili, ha deciso invece che tutti avremmo fatto parte in questa vita della torcida bianco-verde, così da poter ascoltare attentamente i pochi superstiti raccontarci una storia…quella mai narrata sulle straordinarie gesta dei ragazzi che sono volati via a impreziosire un’altra squadra che non è di questo mondo.
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