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Calcio

IL GRILLO PENSANTE – La moda dei giudizi approssimativi

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In perfetta sintonia con l’ostentazione delle sfilate della settimana della moda milanese emerge, all’interno di un pianeta calcio sempre più nevrotico, la tendenza ormai persistente di sciorinare continue sentenze accantonando completamente qualsiasi coerenza logica; i giudizi banderuola vengono sistematicamente esposti senza pudore come in un pacchiano vernissage, spingendo i sempre più rari portatori sani di equilibrio in uno stallo tra incredulità e confusione.

La scorsa giornata la Roma, dopo aver semplicemente rispettato il pronostico contro l’Udinese all’ora del te, è stata sospinta a suon di titoloni tra le pretendenti al tricolore; piuttosto grottesco che tale celebrazione avvenga a distanza di poche settimane in cui si era addirittura incrinata la posizione di Di Francesco, messo pubblicamente in discussione a seguito della sfortunata sconfitta con un’Inter presa a pallonate ed il sofferto pari di Champions contro l’arcigno Atletico Madrid. Vento volubile sulla Capitale, ma a Milano il buon Eolo non fa differenze: il Milan passeggia su avversari europei di nicchia catalizzando incensamenti esagerati e poi non convince in campionato venendo investito da congetture di annata già fallimentare, con la dirigenza rossonera – nella persona dell’amministratore delegato Marco Fassone – a richiamare all’ordine allenatore e squadra già a fine Settembre. Gli ingenti investimenti estivi hanno permesso di allestire una ciurma di tutto rispetto ma per governare con confidenza la nave sarà fisiologico un periodo di rodaggio, emettere sentenze in questo frangente non risulta né serio né credibile. Nemmeno l’Inter, imbattuta con la bellezza di 16 punti in 6 partite e con la miglior difesa della lega, possiede anticorpi per risultare immune a critiche feroci, nella fattispecie su un gioco (o non-gioco) giudicato troppo macchinoso e compassato…l’inno dei nerazzurri è “Pazza Inter” ma la pazzia sembra dimorare piuttosto nelle menti di chi guarda torvo Spalletti e i suoi ragazzi.

La sinusoide incontrollata di verdetti non risparmia neppure la pluridecorata Juventus, accusata di flessione di rendimento dopo lo striminzito successo infrasettimanale contro la Fiorentina; in realtà il cammino bianconero è persino più luminoso dello scorso anno, trend già confermato anche prima del trionfo nel Derby della Mole – viatico provvidenziale a zittire i malpensanti. A rendere ancora più stravagante la situazione concorrono gli ipotetici problemi legati alla sterilità offensiva per 3 (TRE) partite consecutive di Higuain , ovvero di uno dei centravanti più prolifici del pianeta che ha marcato 123 volte il tabellino nelle ultime 4 stagioni ed ha trionfalmente conquistato il titolo di Capocannoniere All Time per maggior numero di reti segnate in un singolo campionato (36). Addirittura qualcuno è arrivato a definirlo “un peso” per la squadra, illazione puntualmente sconfessata dal Pipita che scardina la serratura Olympiacos ed apre la strada al successo Champions dei bianconeri. Tale competizione, all’interno del vasto panorama dei creativi capi d’accusa recenti, sarebbe “trascurata” dal Napoli all’indomani della capitolazione di Donetsk, nonostante Sarri non sia esattamente avvezzo ai turn over. Il pronto riscatto arriva nella gara successiva col Feyenoord, facendo registrare l’ennesima smentita al giornalismo approssimativo.

 

Sotto le Due Torri la sinfonia è la stessa. Certificata la chiusura di un mercato scarno ed inquinato dalla disfatta col Cittadella, le prime gare di campionato con Torino e Benevento hanno regalato la soddisfazione di ben 4 punti ma anche prestazioni talmente sofferte da materializzare ombre e fantasmi di varia natura; aleggiavano cupi presentimenti di un ulteriore campionato anemico o addirittura di lotta nei bassifondi, trasformati grottescamente nell’ambizione di un campionato di prima classe dopo le confortanti prestazioni con Inter e Sassuolo. Nella forbice tra il boccheggiare nel mantenere la categoria e cavalcare lo stesso carro dorato dell’Atalanta le sfumature sono variegate e contrastanti, ma mutare giudizio su squadra e giocatori con la stessa frequenza con la quale ci si alza al mattino svilisce qualsiasi significato di tali opinioni. Il Bologna in questo momento è un vero cubo di Rubik nelle mani di Donadoni, che sta ruotando le facce del suo strumento alla ricerca della soluzione dell’enigma; la crescita di alcuni giocatori e l’atteggiamento battagliero delle ultime settimane alimentano aspettative, ma per risolvere il rompicapo sarà necessario tempo, sagacia e quell’unica variabile che tutti corteggiano appassionatamente ma sulla quale nessuno ha potere di influenza: la fortuna. Ciò che induce a ben sperare sono i segnali incoraggianti che non sembrano mancare: dopo tanto tempo in cui la Dea Bendata ha evitato accuratamente di transitare dalle parti di Bologna, nelle ultime settimane sembrerebbe strizzare maliziosamente l’occhio ai rossoblu.

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