Calcio
Il punto sul Campionato – 04 Feb
SERIE A – 22° Giornata
Troppa Juve per l’Inter? No, troppa Juve per tutti.
La dimostrazione di forza che la squadra di Conte riserva alla sgangherata squadra di Mazzarri non è solo l’ennesima prova di come i bianconeri siano superiori ai nerazzurri, ma anche di come lo siano del 90% delle avversarie.
Tre gol per ribadire questo concetto, tre gol segnati giocando al piccolo trotto e accelerando solo quando serve: Lichsteiner, Chiellini, Vidal e la partita è conclusa, anche se a dire la verità qualunque spettatore presente poteva non avere dubbi già dopo la prima rete.
Troppo squadra la Juventus, e troppo poco squadra l’Inter: paragonare le due formazioni è decisamente impietoso nei confronti della neo-squadra di Tohir, tuttavia ho notato come in diversi abbiano sottolineato i difetti (evidentissimi) dei nerazzurri senza sottolineare quanto sia difficile anche solo giocarsela, una partita, con una squadra come quella di Conte.
Squadra oltretutto rinforzata dal mercato di Gennaio, che ha portato Osvaldo pur senza causare una sola cessione in un reparto avanzato adesso sovraffollato ma senza dubbio di qualità.
La cosa che impressiona di questa Juventus, che salvo imprevisti si avvia a conquistare il terzo scudetto consecutivo, è il ritmo: non tanto in termini di classifica (19 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta in 22 gare) quanto in ogni singola gara. Gli uomini di Conte non mollano mai, i cali di tensione sono rarissimi, e ciò alla fine sfianca qualsiasi avversario. Non è un caso che l’unica sconfitta sia maturata in una partita, quella con la Fiorentina, che volendo sembrava già vinta e che ha visto la squadra assentarsi dal campo per mezz’ora rivelatasi fatale. Una sconfitta – come scrissi a suo tempo – indiscutibilmente costruttiva e che è servita a ricordare ai bianconeri che la loro più grande forza è proprio quella di non sentirsi mai arrivati. E’ difficile pensare che da qui al termine del campionato Conte e i suoi possano perdere questa convizione, questa ferocia, ed è per questo che chi insegue potrebbe anche rassegnarsi.
Per quanto riguarda l’Inter, siamo in pieno caos: il mercato ha portato alcuni rinforzi, ma non quelli che il popolo nerazzurro sognava. Certo Hernanes è un gran colpo, decisamente in controtendenza con quanto annunciato da Tohir (“inseguiremo giovani poco costosi”) ma necessario per alzare il livello di gioco di un centrocampo dove in troppi non sono ne carne ne pesce per motivi diversi.
E’ arrivato anche D’Ambrosio, forse non l’esterno di qualità che ogni tifoso sogna ma un netto passo in avanti rispetto al pessimo Pereira, ma non è arrivata una punta di peso e la difesa è rimasta la stessa che fa acqua quasi in ogni gara.
Mazzarri, inoltre, ci mette del suo, visto che l’Inter risulta una squadra poco armonica incapace di attaccare e difendersi in 11 come il calcio moderno esige: non può essere che colpa dell’allenatore quando manca il gioco, ed in effetti questa squadra appare assai peggiore di quella comunque non entusiasmante di Stramaccioni, che però la scorsa stagione a questo punto aveva sette punti in più con anche l’impegno infrasettimanale dell’Europa League.
A Hernanes, e al pieno recupero di Milito, sono affidate le speranze di rinascita di un Inter mai così in basso in termini di punti e di gioco.
La Roma pare essere l’unica capace di tenere il passo dei bianconeri. La gara rinviata con il Parma potrebbe però essere uno svantaggio, visto che verrà recuperata molto più avanti nella stagione e che psicologicamente essere a -9 invece che a -6 (pur con la consapevolezza di avere una gara in meno) può incidere. Bravo dovrà essere Garcia a tenere la squadra sul pezzo e a continuare a pensare partita per partita: lo Scudetto appare assai difficile da prendere, ma già un secondo posto sarebbe un risultato ottimo e al di là delle più rosee aspettative estive. In ogni caso, non giocando, la Roma è stata l’unica inseguitrice della Juve a non perdere.
Già, perché il Napoli si scioglie come neve al sole al cospetto di un Atalanta strepitosa nel colpire al primo segnale di debolezza. Benitez non ne ha indovinata una, lasciando fuori Hamsik, Higuain e Jorginho per Pandev, Zapata e Inler. Proprio questi tre infatti sono stati tra i peggiori in campo in una squadra che non ha tutta la qualità che crede di avere – soprattutto dalla linea mediana al portiere – e che non può essere così supponente. La cessione di Paolo Cannavaro è stata una pessima operazione, considerato che a occhio non sembra esserci nel reparto arretrato azzurro qualcuno nettamente più bravo dell’ex-capitano. Benitez rimane comunque un tecnico capace, forse però un po troppo presuntuoso nel non aver capito che in Italia forse non abbiamo il calcio più bello del mondo ma sicuramente il più competitivo, e gli errori li paghi anche contro una provinciale come l’Atalanta, che rispolvera un grandissimo Denis (2 gol e un assist) e che guadagna tre punti importantissimi in chiave salvezza.
Crolla anche la Fiorentina, in una partita giocata senza carattere ne convinzione e che la vede cadere a Cagliari per un rigore di Pinilla. I viola, domenica, sono tornati indietro di qualche anno, giocando senza la determinazione della grande squadra. Un peccato, perché l’occasione per accorciare in classifica era ghiotta, ma le sconfitte di Napoli e Inter contengono il danno. Il ritorno di Gomez sarà determinante, visto che Matri da solo non sembra capace di vincere le partite o di trovare lampi particolarmente risolutivi. Merita approfondimento anche il calo di rendimento di Cuadrado, passato da arma letale a giocatore qualunque.
Ed ecco che nella mediocrità generale spuntano fuori in zona-Europa due bellissime realtà come Verona e Torino: gli scaligeri prendono i tre punti in casa di un derelitto Sassuolo, cui non basta l’arrivo di Malesani e la rivoluzione del mercato di Gennaio (ben 12 acquisti) per contrastare una squadra come quella di Mandorlini che è solida e ben definita e che riesce a supplire la partenza di Jorginho tramite un gioco concreto che esalta Luca Toni, ancora in gol e arrivato in doppia cifra, un risultato inaspettato per tutti e che la dice lunga su quanto a volte sia sbagliato dare per finito un calciatore.
Il Torino esalta invece Ciro Immobile, tornato quello dei tempi di Pescara e che si beve la difesa del Milan realizzando un gran goal: certo con i rossoneri arriva “solo” un pareggio, ma è un punto comunque pesante e preso contro una squadra decisamente in risalita come quella di Seedorf, che trova il pari con una gran bomba del nuovo arrivato Rami.
Questo Milan, in risalita come detto in classifica, sembra però ancora ben lontano dalle altre per quanto riguarda il gioco: la manovra appare lenta e confusa, si vive sulle iniziative individuali e manca una difesa solida che dia tranquillità a chi sta davanti. Il gol subito è merito di Immobile, certo, ma anche responsabilità di un reparto imbarazzante per chi intende puntare all’Europa.
Il resto della giornata racconta altre storie belle: quella di Maxi Lopez, che torna alla Sampdoria e rinasce, segnando il gol decisivo in un derby molto tirato con il Genoa. Non solo gol per l’argentino però, ma un movimento costante e una ritrovata convinzione nei propri mezzi. Sarà senza alcun dubbio determinante per i blucerchiati da qui a fine campionato.
Bella anche la storia di Baldé Keita, giovanissimo talento della Lazio gettato nella mischia questa stagione e che sta dimostrando quanto fossero fondati gli ottimi racconti che facevano di lui gli esperti di calcio giovanile. Corsa, tecnica, sacrificio e soprattutto gol: la Lazio può ripartire dal suo talento e da quello di Candreva, che adesso è il vero leader dei biancocelesti. Sconfiggere un Chievo che con Corini era in serie positiva non era semplice ne scontato, e il 2 a 0 che Reja e i suoi hanno ottenuto va visto come un ottimo risultato.
Domenica, nel Derby della Capitale, ci sarà da divertirsi.
L’ultima bella storia della domenica è quella di Innocent Emeghara, rilanciato da Di Carlo a Livorno e capace di segnare una doppietta contro il Catania che però non basta a dare i tre punti ai labronici. Il talento nigeriano, che la scorsa stagione aveva impressionato in pochi mesi al Siena, doveva essere una delle armi-salvezza per gli amaranto, ma finora era stato assai poco produttivo: domenica invece sono arrivati due gol, il rigore procurato e realizzato da Paulinho, una verve mai vista in questo campionato. Il Catania però non vuole arrendersi e trova un pareggio importante non tanto per il punto in se quanto per la convinzione: gli etnei possono ancora salvarsi, la qualità c’è, mancano i punti e un carattere che dovrà essere sempre come quello visto contro il Livorno.
Chiusura finale sul Bologna: dico subito che non mi sono piaciute le contestazioni a Morandi, una persona che ama sinceramente la città e la sua squadra di calcio e che non merita di essere messo all’indice per aver espresso la sua opinione su un tema delicato e su cui si dovrebbe scherzare poco.
Può sembrare un ragionamento inutile, ma in realtà è necessario che tutti stiano uniti e remino dalla stessa parte: perché mentre gli ultras difendono il loro “libertà di parola”, la squadra perde terreno in classifica e perde l’affetto dei suoi dirigenti. Morandi potrebbe lasciare, Guaraldi sembra sempre meno convinto – nonostante la cacciata di Pioli e l’arrivo di un buon tecnico come Ballardini ed un mercato dove pochi sono stati gli acquisti ma zero le cessioni – il tutto mentre una squadra non eccellente ma nemmeno da buttare via infila prestazioni altalenanti ma che in sostanza portano pochi punti in cascina.
Contro l’Udinese è arrivata una sconfitta invece di una vittoria che andava inseguita e che poteva essere sperata alla vigilia, la situazione non è rosea.
Il rischio-retrocessione c’è, è forte, ma non tutti sembrano capirlo: non è il momento delle lotte interne, è il momento di stringere i denti e lottare tutti insieme per inseguire una salvezza tutt’altro che scontata.
Una volta raggiunta la permanenza in A, allora, si potrà contestare chiunque all’interno della società: senza dimenticare però che a volte sono migliori persone umili ma concrete di chi promette mari e monti raccontando favole…
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