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Calcio

Il punto sul Campionato – 04 Mar

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SERIE A  26° Giornata

La 26^ giornata regala una serie di risultati a sorpresa. Analizziamoli insieme.

JUVENTUS (69 punti)
Nella giornata delle sorprese la sola certezza assoluta rimane la Juventus di Antonio Conte, che si prende i 3 punti anche a San Siro contro il Milan e consolida una prima posizione mai in dubbio. Il +11 nei confronti della Roma appare ormai come la conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che anche questo campionato è chiuso.
I bianconeri subiscono l’iniziativa di un buon Milan, sicuramente non un cliente facile da quando Seedorf è al timone, ma prima controllano gli avversari e poi li stendono implacabilmente grazie a Llorente e Tevez. Sono 22 vittorie su 26 gare, e anche considerando l’impoverimento generale del calcio italiano rimane un ruolino di marcia strepitoso. Oggettivamente è difficile immaginare quando – e se – questa Juventus potrà concedere qualche punto a qualcuno.

ROMA (58 punti)
Ok, c’è da recuperare una gara – anche se contro un Parma in una forma strepitosa – ma il sogno-scudetto appare ormai decisamente tramontato. Colpa di una Juventus inarrestabile e di alcune lacune offensive e caratteriali che hanno fatto segnare il passo ai giallorossi. La gara con l’Inter è viziata da numerosi errori arbitrali, ma nel complesso il pareggio sembra giusto: la Roma fa la partita ma è incapace di trovare il guizzo vincente, ben chiusa da un Inter attenta e aggressiva. Rimane un campionato ottimo e ampiamente sopra le aspettative, ed il secondo posto – a maggior ragione se ottenuto dietro una Juventus stellare – deve essere un ottimo punto di partenza verso future ambizioni tricolori. Quest’anno il sogno è tramontato, ma essere meritatamente secondi deve rendere orgogliosi società, tifosi e giocatori. E magari servire ad evitare gesti di nervosismo come quello di De Rossi, che perderà la Nazionale e le prossime tre gare per via di un pugno a Icardi di cui poteva fare tranquillamente a meno.

 

NAPOLI (52 punti)
Ennesima occasione persa per tentare l’avvicinamento ad un secondo posto che, allo stato attuale, pare davvero difficile da raggiungere. La squadra di Benitez, priva di Higuaìn, si dimostra incapace di pungere e soprattutto di ammazzare la partita, finendo per pareggiarla grazie ad una topica di Reina, forse sopravvalutato ad inizio stagione e rivelatosi invece un buon mestierante e nulla più. Le favolose mezzepunte partenopee difettano di concretezza e sovente anche di altruismo, la difesa appare sempre fragile e complessivamente non di alto livello, ed il risultato è un Napoli che va a fiammate ma che non è mai stato in corsa per il titolo. Anzi, Benitez e i suoi devono anche guardarsi dietro, anche se in questa giornata hanno la fortuna di vedere frenare le immediate inseguitrici. Sorprendente che certi limiti, in tutto un campionato, non siano ancora stati corretti.

 

FIORENTINA (45 punti)
Falcidiata da infortuni e squalifiche, innervosita per via di alcuni arbitraggi criticabili, la Viola cade in casa con la Lazio sprecando una buona occasione per accorciare con il Napoli. Era difficile essere ottimisti alla vigilia, visto che questa squadra senza Borja Valero e Pizarro perde le sue geometrie e che là davanti Matri fa rimpiangere Rossi e Gomez. Nel finale si rivede il tedesco, vera speranza per il futuro dei toscani visto che Matri è passato dallo sbattersi senza costrutto mostrato nelle precedenti uscite a non sbattersi nemmeno, confermando così la sua mancata realizzazione ad alto livello. Nonostante nel calcio sia sbagliato dare la colpa alla sfortuna, comunque, è difficile non dare questa attenuante ad una squadra così toccata da infortuni e arbitraggi sfavorevoli come quella Viola, che anzi sono bravi ad essere ancora in corsa per la Champions League nonostante tutto. Dopo la seconda sconfitta casalinga consecutiva, però, serve un cambio di marcia se si vuole ancora sognare l’Europa che conta.

 

INTER (41 punti)
Mazzarri è bravo a tirar fuori il massimo – o quasi – da questa Inter, perlomeno da quando è arrivato a gennaio Hernanes. Contro la Roma era prevedibile un Inter asserragliata in difesa per strappare un punticino, ed è quello che è accaduto, anche se quel paio di rigori a favore nel primo tempo potevano essere fischiati e magari avrebbero cambiato l’andamento della gara. Invece i rigori fischiati a favore in questo campionato rimangono zero, dato inquietante se si pensa che solo nelle ultime due gare ce ne erano almeno tre solari. I nerazzurri comunque vanno, le previsioni erano per un piazzamento tra il 4° ed il 6° posto e il quinto posto attuale è in linea con le ambizioni della società, che deve essere conscia delle ovvie difficoltà incontrate dall’allenatore livornese. Ha un anima, l’Inter di Mazzarri, e in attesa di un gioco e di un progetto non è poca cosa. Sorprende l’ennesima rinuncia a D’Ambrosio, che al Torino poteva inseguire la Nazionale mentre qui scalda la panchina, mentre mette una certa tristezza la rinuncia a Milito, a cui nel finale viene preferito persino Botta, sintomo di una fiducia che ormai non c’è più e di un sicuro addio a fine stagione. Triste ma inevitabile epilogo.

 

PARMA (40 punti)
Impressionante questo Parma, che nelle frenate generali delle dirette dirimpettaie in classifica si erge al sesto posto grazie al quattordicesimo risultato utile consecutivo. La vittoria contro il pericolante Sassuolo non è niente di che, arriva grazie ad un gol segnato nei primi minuti da Parolo, servito da Biabiany partito in fuorigioco. I ducali potrebbero chiudere la gara ma sono imprecisi e un po troppo compiacenti, e solo un ottimo Mirante evita la rimonta di un Sassuolo che nel secondo tempo aumenta il ritmo e che forse, tutto sommato, non meritava la sconfitta. Tant’è, forse il Parma visto domenica non è stato granché ma nel complesso questa squadra è tanta roba, con giocatori di qualità e corsa in ogni reparto e con un allenatore bravo ed equilibrato.
Sognare l’Europa? Perché no, a patto di non specchiarsi più nella propria bravura.

VERONA (40 punti)
Rimane in corsa per un piazzamento europeo anche il Verona di Mandorlini, che contro il Bologna patisce oltremodo l’assenza di Toni al centro dell’attacco e forse anche una sottovalutazione di un avversario in crisi ma dimostratosi vivo e combattivo.
Non solo i gialloblù vengono fermati sul pari dai meno quotati bolognesi, ma addirittura rischiano di capitolare su rigore, pericolo scongiurato da Rafael, bravo su Bianchi.
La mancanza di profondità che garantisce Toni, oltre alla sua ovvia capacità di mantenere il pallone per far rifiatare e salire i compagni, non può essere garantita ne dall’oggetto misterioso Rabusic ne dal volenteroso ma confusionario Juanito Gomez.
L’Europa però rimane lì, alla portata degli scaligeri, che devono continuare a crederci.

LAZIO (38 punti)
A Firenze arrivano tre punti preziosi, ottenuti oltretutto con il minimo sforzo e recuperando un Marchetti che aveva bisogno di ritrovare la fiducia dopo la notte da incubo in Europa. La salvezza, per i biancocelesti, non è più in discussione da mesi, se mai lo è stata, ma quel che inquieta i tifosi, stanchi di vivere sulle improvvisazioni e gli azzardi di Lotito – che a volte possono pagare ma che spesso condannano a campionati anonimi come questo – rimane. Peccato, perché la Lazio – che supera una Fiorentina in difficoltà e quindi avversaria ideale – ha alcune buonissime individualità (Candreva, Keita, Klose, Ledesma) ma non sembra in grado di schiodarsi da una metà classifica che per alcune squadre può essere un buon piazzamento ma non per chi ormai si era abituato a lottare, perlomeno, per l’Europa. Difficile però che la situazione, con questa dirigenza, cambierà a breve. Bravo Reja ad ottenere il massimo possibile dal materiale tecnico e umano messogli a disposizione, ma difficilmente il tecnico goriziano rimarrà. Messa in archivio questa, come sarà la prossima stagione?

TORINO (36 punti)
Brutta battuta d’arresto casalinga per i granata di Ventura, che cadono per opera di una Sampdoria che era un avversario ampiamente alla portata e che oltretutto presentava numerose defezioni (Palombo, Obiang, Maxi Lopez) tra le sue linee. E certo il primo gol dei doriani è in fuorigioco, ed è l’ennesimo torto arbitrale a sfavore: ma manca la reazione, il solo Immobile ci prova mentre Cerci è in ombra e il resto della squadra si innervosisce. La punizione-capolavoro di Gabbiadini chiude la gara, ed il Torino si ritrova ora ridimensionata e bisognoso di ripartire con una vittoria per inseguire un Europa che si è allontanata, complice l’allungo del Parma. Ripartenza che non sarà facile, visto che nella prossima gara contro l’Inter mancherà l’intera difesa titolare, squalificata.

MILAN (35 punti)
La vita, si sa, è una questione di punti di vista. E così anche il calcio. Vedendo il bicchiere mezzo vuoto, contro Atletico Madrid in Champions e Juventus domenica sono arrivate due sconfitte che significano probabilmente addio all’Europa sia per questa che per la prossima stagione. Vedendo però il bicchiere mezzo pieno è indubbio che in queste due gare si sia visto il miglior Milan della stagione per intensità e ritmo, e che la scelta di Seedorf – in attesa di una squadra più adeguata a certe ambizioni – pare essere stata indovinata. L’olandese sta infatti piano piano dando identità ad una squadra che, anche negli anni migliori di Allegri, difficilmente ne aveva una. Contro la Juve non ci si potevano aspettare punti, ma almeno una buona prestazione e questa è arrivata, per cui anche se la situazione attuale non è da sogno si può guardare con una certa speranza al futuro. Che, curiosamente, potrebbe non vedere Balotelli farne parte, visto che senza il suo miglior talento il Milan pare poter esprimere un gioco addirittura migliore.
Misteri del calcio, misteri che toccherà a Seedorf svelare prima della prossima stagione.

GENOA (35 punti)
Non era facile domare un Catania con l’acqua alla gola e che sembrava agguerrito. Gli etnei si sono rivelati invece preda facile per il Grifone di Gasperini, che lo stende grazie alle reti dell’ottimo Antonelli e della sorpresa Sturaro. Quel che piace di questo Genoa è la capacità di mutare atteggiamento e modulo tattico durante la stessa partita, dando pochissimi punti di riferimento agli avversari che si trovano storditi dalla velocità e dalla varietà di soluzioni dei rossoblù. Un campionato bello e soddisfacente per la squadra di Preziosi, che adesso può guardare avanti dopo aver raggiunto una salvezza che a inizio campionato pareva tutt’altro che scontata. Prossima fermata l’Europa? Forse è volare troppo in alto, ma rimane il fatto che un Genoa così era da anni che non si vedeva.
Più o meno – guarda il caso – dai tempi di Gasperini.

SAMPDORIA (31 punti)
Forse Mihajlovic non avrà portato chissà quale affascinante teoria tattica con se, ma per quel che riguarda carisma e convinzione nei propri mezzi il tecnico serbo ha letteralmente trasformato una squadra che con Rossi in panchina sembrava timida e fragile. La vittoria colta in trasferta con un Torino che viaggiava verso l’Europa, per giunta arrivata con diverse assenze pesanti, non solo permette ai blucerchiati di siglare una quasi certa – salvo terremoti – salvezza che era l’obbiettivo principale del club, ma restituisce ai propri tifosi una squadra di carattere dove emergono anche alcune individualità davvero notevoli. Il nome nuovo è Da Costa tra i pali, che smentisce un opinione di critica e tifosi abbastanza negativa nei suoi confronti con un paio di interventi che valgono come dei gol. La punizione di Gabbiadini che chiude la gara è un capolavoro che sembra rendere omaggio a Mihajlovic, l’artefice principale di questa nuova Sampdoria mina vagante.

ATALANTA (31 punti)
Vittoria all’ultimo respiro per gli orobici, anche loro ormai virtualmente fuori dal discorso salvezza come era lecito aspettarsi poi vedendo la rosa a disposizione di Colantuono. Che non sarà composta da fenomeni ma che vede numerosi bravi giocatori, giovani e meno giovani, che il competente tecnico sa mettere bene in campo. La vittoria contro il Chievo è meritata anche se forse poteva arrivare prima degli ultimi 5 minuti, e bello è il fatto che a siglarla sia Cigarini, uno dei registi più sottovalutati della Serie A.

 

CAGLIARI (28 punti)
Tre punti pesantissimi quelli guadagnati dai sardi, bravi a ricordare il proprio buon valore tecnico dopo un periodo negativo e a regolare un Udinese scialba anche per merito di chi ha di fronte. I friulani infatti sono quel che sono, ma il Cagliari gioca una signora partita, la sblocca con una perla del discontinuo talento Ibarbo – margini di crescita da top player – e la chiude con cinismo in contropiede con Vecino prima e Ibraimi poi. Nel mezzo qualche brivido dovuto ad una difesa che ogni tanto traballa ma che per una volta è fortunata. La salvezza è più vicina, e francamente è un risultato che Lopez e i suoi meriterebbero in pieno per quanto saputo fare nel corso di queste ultime, difficili, stagioni.

 

UDINESE (28 punti)
Stessi punti del Cagliari, eppure dal confronto con i sardi i friulani sono usciti con le ossa rotte. La squadra sarà quel che sarà, ma a livello tecnico non merita questa posizione di classifica: l’Udinese paga l’appannamento, che prima o poi doveva arrivare, del bomber Di Natale unito alla mancata esplosione dei suoi vari partner: che si parli di Nico Lopez, di Maicosuel o dell’attesissimo Muriel, nessun campioncino è esploso quest’anno tra le sapienti mani di Guidolin, che forse è pure un po stano di ricostruire ogni volta il giocattolo daccapo. Certo c’è anche la sfortuna, e nel 3 a 0 buscato dai sardi un gol è un capolavoro di Ibarbo e due reti giungono nel recupero con la squadra protesa alla ricerca del pari. Ma questa Udinese rimane davvero poca roba.

BOLOGNA (22 punti)
Il punto strappato lottando al Bentegodi contro un Verona temibile – pur se con l’assenza di Toni – permette di rimanere al di fuori della zona-retrocessione, ma anche se a inizio gara in molti avrebbero potuto dirsi contenti di non essere sconfitti a fine gara più che un punto guadagnato sembra che siano due punti persi per i felsinei. Bravi a mettere la partita nei giusti binari e a non dimostrarsi spaventati al cospetto di un avversario ben più in alto in classifica. Il problema è che nel calcio bisogna anche vincere, e per vincere bisogna segnare, e questo Bologna appare terribilmente impalpabile negli ultimi 16 metri. L’errore dal dischetto di Rolando Bianchi non è l’unica occasione mancata – anche se la più clamorosa – in una gara che addirittura i nostri rischierebbero di perdere se Curci non si esaltasse in un paio di occasioni ricordandosi di essere portiere tutto sommato di valore. Lo spirito sembra ritrovato, ora però servono gol, servono vittorie, altrimenti lo spettro della B non verrà allontanato tanto facilmente.

 

CHIEVO (21 punti)
Pessimo Chievo quello visto contro l’Atalanta e che perde meritatamente anche se, ad un certo punto, si poteva anche pensare ad una clamorosa vittoria. I gialloblù di Corini però si dimostrano una squadra fragile e mal costruita, deludente soprattutto nei suoi uomini di punta, peraltro mal serviti da un centrocampo confusionario. Difficile salvarsi con questi presupposti, anche se il fatto di essere ancora virtualmente fuori dalla zona-retrocessione dovrebbe ricordare alla squadra che non tutto è perduto.
Se però si continuerà ad affrontare le gare con questa mollezza sarà dura rimanere in A.

 

LIVORNO (21 punti)
Punto d’oro quello conquistato contro il Napoli, punto che permette l’aggancio al Chievo e che fa intravedere la salvezza, pur se difficile. La situazione è comunque migliore di inizio campionato, quando a vedere giocare il Livorno nessuno avrebbe scommesso un euro sulle possibilità di permanenza in Serie A degli amaranto. Di Carlo ha indubbiamente restituito fiducia e coraggio ai toscani, che oltretutto patiscono l’assenza di capitan Luci, uno dei migliori fino all’infortunio. I mezzi – tecnici e morali – per salvarsi ci sono, non sarà facile ma già giocarsi la salvezza è una mezza vittoria.

CATANIA (19 punti)
Continuano a sprecare occasioni per rincorrere la salvezza, gli etnei, eppure la permanenza in A rimane lì, ad appena 3 punti, grazie alla mediocrità delle dirette concorrenti. Che da sola però non salverà la squadra di Maran, che fuori casa si conferma molle e senz’anima e si consegna nelle mani di un Genoa che tanto avrebbe da insegnare ai siciliani su come disputare un campionato dignitoso. L’attacco rosso-azzurro ormai è una barzelletta, la difesa traballa ed il centrocampo non è ne carne ne pesce. Assurdo pensare che – tranne 2-3 uomini – questa è la stessa squadra che la scorsa stagione sfiorò l’Europa.

SASSUOLO (17 punti)
5 sconfitte su 5 gare e Malesani saluta Sassuolo. Tornerà Di Francesco, anche se difficilmente il discorso potrà cambiare. A parte il fatto che la squadra è stata rivoluzionata – forse con troppa fretta e faciloneria – a Gennaio e che quindi il tecnico ritroverà una squadra con molti volti nuovi, l’impressione è che i nero-verdi tecnicamente siano di un livello troppo basso per sperare di rimanere in A. La sconfitta con il Parma arriva su un gol in fuorigioco, e a onor del vero non è la sola sconfitta sfortunata e immeritata della squadra di patron Squinzi, ma quel che manca come sempre è la reazione, la rabbia. Rabbia positiva s’intende, non quella che stupidamente porta Berardi ad essere espulso dopo nemmeno un minuto dal suo ingresso in campo e che porterà anche ad una squalifica. Che non ci voleva, considerato che si parla del miglior marcatore della squadra e uno degli uomini che il nuovo-vecchio tecnico Di Francesco sapeva far rendere meglio.

 

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