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Calcio

Il punto sul Campionato – 07 Gen

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SERIE A  18° Giornata

Va in archivio la diciottesima giornata di campionato e quel che emerge è una certezza che tutti avevano ma che forse in molti speravano smentita: la Juventus, vincitrice degli ultimi due tornei, al 99% vincerà anche questo.
Sia beninteso, i molti che speravano in un passo falso della squadra di Conte (esclusi ovviamente i tifosi bianconeri e coloro i quali tifano dichiaratamente contro il club di Andrea Agnelli) lo facevano più che altro per assistere ad una corsa-Scudetto più emozionante di quella vista la scorsa stagione, dove il dominio juventino fu chiaro e mai in discussione.

Eppure la Juventus 2012/13 è superata da quella attuale, pur se gli inspiegabili risultati ottenuti in Champions League rimangono uno di quei misteri buffi che il calcio sa regalare: troppo superiore questa squadra a qualsiasi rivale in Italia, troppo anche per la volenterosa e spavalda Roma rivelazione di Garcia, che allo Juventus Stadium va a giocare per la vittoria e che ne esce bastonata e ridimensionata da un 3 a 0 che non ammette repliche, data la differenza vista in campo sia dal punto di vista tecnico che da quello di maturità e carattere.
Conte in questa stagione ci ha messo qualche mese per trovare la giusta quadratura del cerchio, rischiando grosso in alcune occasioni in cui – va ammesso – la sua squadra è stata aiutata nel fare risultato da alcuni episodi favorevoli. Tuttavia questa non può diventare una scusa per qualcuno per giustificare un dominio più che meritato per quello che questa squadra – rinata dopo diverse stagioni pessime – fa vedere sul campo.
Una maturità come si diceva assoluta, che fa si che la Juve si adatti alla gara aggressiva impostata dalla Roma e poi la colpisca come sa fare: numero di Tevez, inserimento chirurgico di Vidal e gol. Gli ospiti hanno provato a reagire, ma i bianconeri sono stati bravissimi a non lasciare profondità per le scorribande di Gervinho e del deludente Ljaic, mentre Totti è stato annullato dai tre centrali con facilità anche grazie alla giornata incolore di Pjanic, che in mancanza di gioco sugli esterni dovrebbe provvedere a portare un po di peso nel centro del campo. Il gol del raddoppio è arrivato su un incredibile dormita della difesa romanista che ha permesso a Bonucci di segnare in tutta tranquillità, e lì tutti hanno capito che la gara era finita, ed anzi è andata di lusso alla squadra di Totti e De Rossi (giustamente e stupidamente espulso) che, ritrovatisi in doppia superiorità numerica, i bianconeri si siano accontentati solo del 3° gol siglato da Vucinic.
Quella che si è vista è stata una dimostrazione di forza assoluta che in pratica, nel giorno dell’Epifania, chiude già il discorso sul campionato nonostante Conte predichi giustamente prudenza: nessuno però sembra in grado di potersela giocare con la sua squadra, e senza l’impegno di Champions dovrebbe davvero succedere qualcosa di clamoroso perché la Juve non arrivi al terzo scudetto consecutivo. Mi rimane difficile immaginare un addio del tecnico alla fine di questa stagione, visto che la Juventus attualmente E’ Antonio Conte, una squadra di carattere e molto versatile: la rincorsa ad una bella figura in Europa potrà cominciare dalla prossima stagione, senza considerare che c’è sempre un Europa League – che attualmente vede i bianconeri tra i favoriti principali – da onorare.

Per la Roma un doveroso bagno di umiltà che forse serviva e che l’assenza di sconfitte aveva rimandato pur se ultimamente non tutte le prestazioni erano state all’altezza delle prime: lo dissi anche quando i giallorossi erano primi, attenzione a dare per scontato finanche un terzo posto, perché il torneo è lungo e come arrivano strisce positive arrivano per tutti (o quasi) anche periodi negativi: adesso vedremo la maturità di questa squadra, di questa piazza e anche di questo tecnico, che dovrà riportare tutti con i piedi per terra senza però deprimere una città ed una tifoseria che vivono di entusiasmi.

Rinasce il Napoli, che chiude la pratica-Sampdoria in appena 20 minuti grazie alla doppietta di uno dei suoi numerosi talenti offensivi, quel Mertens giunto un po in sordina ma che gli esperti di calcio internazionale conoscevano molto bene: certo, immaginare che il belga avesse un impatto così netto in Serie A era difficile, ma tant’è, a dimostrazione di una società che quando si muove sembra sapere bene quello che fa. L’acquisto di Gonalons, tremendo mix di fisico e tecnica in una zona delicata come quella mediana del campo, è stato azzeccatissimo, ma anche senza il francese quella di Benitez è una squadra capace di impensierire chiunque grazie all’enorme talento di cui dispone dalla trequarti in poi, e pazienza se la difesa appare rivedibile sia negli uomini sia nell’atteggiamento tattico: il Napoli è sicuramente la seconda forza del campionato, e un suo piazzamento in Champions appare scontato.

Con chi dovrà giocarsela la Roma per il terzo posto utile per andare nell’Europa che conta? Probabilmente non con la Fiorentina, vincente ma non convincente contro un Livorno che da tutto sul piano agonistico e forse qualcosa di troppo: l’entrata di Rinaudo su Rossi è in effetti brutta, ma non più di molte altre che si vedono ogni fine settimana sui campi da gioco. E’ un peccato che tocchi proprio la gamba pluri-infortunata di Pepito, che si stava esprimendo come nessuno in campionato e che condanna i Viola a correre ai ripari sul mercato, considerando anche gli incerti tempi di recupero di Gomez. Una Fiorentina spuntata e che a volte si specchia un po troppo su se stessa, non realizzando tanto in proporzione a quanto produce e prendendosi qualche rischio di troppo. Una Fiorentina che alla lunga pagherà l’assenza delle sue due uniche punte di ruolo, un assenza che difficilmente il mercato colmerà in maniera degna – anche se da Pradé siamo abitutati ad aspettarci di tutto.

Una splendida e solida realtà si conferma il Verona di Mandorlini, che vince d’autorità contro una Udinese tra le peggiori degli ultimi anni e che conferma la rinascita di Luca Toni, che sembra tornato un ragazzino e segna a raffica grazie ad una squadra che gioca per lui e che lui ricambia con reti ed entusiasmo. Lo stesso che mostra Iturbe, persosi anni fa nel nomignolo di “nuovo Messi” ma capace, a differenza di altri illustri precedenti come Buonanotte e D’Alessandro, di ritrovare umiltà e numeri: fa indubbiamente strano vedere un giocatore del genere nel Verona, e se si poteva dare per certo un suo ritorno al Porto al termine della stagione, va detto anche che un (difficilissimo ma non impossibile) piazzamento in Europa degli scaligeri potrebbe cambiare le carte in tavola in sede di mercato, regalando al pubblico gialloblù almeno un altro anno di magie come quelle che ha mostrato il giovane argentino in questi primi mesi di campionato.

Se appare improbabile un piazzamento europeo del Verona, non deve sembrare molto più probabile lo stesso risultato da parte dell’Inter, che Mazzarri continua a schierare in modo disordinato: quando la squadra non rischia fa una fatica tremenda a costruire azioni da rete, quando prova ad alzare il baricentro viene chirurgicamente punita. Stavolta è Klose a farlo, regalando a Reja una gioia nel giorno del suo ritorno sulla panchina biancoceleste a dimostrazione che forse tra Petkovic e il gruppo si era rotto qualcosa e che questa Lazio, se non può correre per le prime posizioni, può comunque evitare di lottare per la retrocessione come fino a domenica sera appariva possibile.
Nell’Inter si ha l’impressione che il centrocampo sia davvero male assortito che la difesa paghi una eccessiva lentezza, soprattutto quando manca Campagnaro: imbarazzanti le condizioni di Ranocchia, che pare aver perso il treno per diventare un grande difensore e che ormai sembra l’anello debole della squadra di Mazzarri per via di un pericolo mix tra scarso carattere e scarso passo. Vedremo se Tohir avrà la pazienza e la voglia che ha avuto Moratti negli anni di magra, perché questo purtroppo sembra una di quelle stagioni dove ad un passo in avanti ne corrisponde mezzo all’indietro, e mi viene da ridere pensando a tutti quelli che credevano che il problema fosse Stramaccioni.

 

Il resto della giornata ci dice di un Parma che sconfigge il Torino e quasi lo riaggancia in classifica anche grazie al primo gol stagionale di Amauri: pensare che i ducali sono a 23 punti con un centravanti che si è sbloccato solo nell’anno nuovo fa capire di come la squadra sia stata costruita con intelligenza e di quando sia buono il lavoro portato avanti da Donadoni e Ghirardi. Il Genoa sconfigge un Sassuolo in cui troppo presto probabilmente si era vista una rinascita e che invece dovrà sudare le famose sette camicie per salvarsi, mentre il Catania ultimo ritrova Lodi (ripreso proprio dal Genoa) e con lui la vittoria, propiziata proprio da un gol e un assist del regista napoletano: è ovvio che un giocatore non fa una squadra, ma il miglior Lodi e il miglior Catania hanno coinciso, e non appare un caso che tornati insieme giocatore e squadra si siano ritrovati entrambi. In fondo si parla di un calciatore che fino ad un anno fa veniva dato addirittura in orbita Nazionale, per cui…

Una delle notizie più importanti della giornata è il ritorno alla vittoria del Milan, che supera con un bel 3 a 0 l’Atalanta bipolare di questa stagione: lo fa grazie ad uno splendido Kakà, da troppi dato per finito anzitempo e invece dimostratosi integro e utile alla causa come lo era quando partì (4 anni fa) per Madrid come uno dei migliori giocatori del Mondo. Kakà è il miglior giocatore di questo Milan e non lo è di certo per la pregevole doppietta con cui stende gli orobici, ne per il rendimento costante e di qualità in campo. Lo è per il carisma, il carattere dimostrato, lo è perché tecnicamente al mondo come lui ancora oggi ce ne sono pochi e ancor meno in Italia. Lo è perché appena tornato è subito ritornato un leader dello spogliatoio rossonero, salvando a suon di belle prestazioni quel poco che c’è da salvare in un annata sicuramente balorda e (si spera per i tifosi rossoneri) di passaggio.

 

Non volendo soffermarmi sullo 0 a 0 tra Chievo e Cagliari, autentico inno alla noia, concludo come sempre parlando del Bologna, squadra la cui tifoseria mi ospita sul suo sito: beh, l’unica parola che mi viene è “incomprensibile”.

Fatico infatti a comprendere come le feste di Natale, pur con tutti i bagordi che si portano dietro, abbia potuto disperdere quella squadra che almeno per mezzora, nel turno precedente, aveva dimostrato carattere e intensità seppur contro un Genoa rinunciatario e fuori forma.
Fatico a comprendere come una squadra che schiera Diamanti, Kone e Cristaldo possa esprimere un gioco così povero e prevedibile, oltretutto schierando al contempo una difesa che seppur buona negli uomini tende sempre a cali di concentrazione assoluti. Fatico a comprendere come un allenatore dai più ritenuto capace come Pioli, in 6 mesi, non sia riuscito a capire cosa va e cosa non va nel Bologna e come mai non cerchi soluzioni tattiche alternative.
Infine, fatico a comprendere come una società possa operare così male sul mercato, considerando che non avere i soldi non è più una giustifcazione da almeno 4 o 5 anni e che altre squadre riescono a fare ben altri campionati con le stesse risorse – ad esempio il Verona di Iturbe (prestito) e Toni (preso a 0).
Sicuramente blasone e tifoseria meriterebbero di più, almeno non vedere la propria squadra – una delle storiche del calcio italiano, è bene ricordarlo – faticare ogni anno per salvarsi riuscendoci poi quasi sempre più per demeriti delle dirette concorrenti che per meriti propri.
Non può andare sempre bene, per cui adesso urge avere un idea chiara e perseguirla, rimboccandosi le maniche e ritrovando quel valore tecnico che questa squadra indubbiamente ha, altrimenti il risveglio potrebbe essere brusco e molto doloroso per tanti.

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