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Calcio

Il punto sul Campionato – 17 Dic

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Dopo la sosta forzata di settimana scorsa, riparte il Punto sul Campionato del nostro Simone Cola, a cui vanno gli auguri di tutta la Redazione di 1000 Cuori Rossoblu, che gli si stringe attorno per aiutarlo a superare i recenti problemi. Dai Simone, dai dai dai! E nonostante la bruttissima posizione del nostro Bologna, leggiamo con piacere il suo punto settimanale…

 

SERIE A  16° Giornata

Un saluto a tutti gli amici di “1000cuorirossoblù”: mi scuso per l’assenza allo scorso turno di campionato ma una serie incredibile di problemi familiari (si, lo so, sembra una giustificazione da terza media…) non mi ha permesso di seguire la Serie A con la dovuta serenità.
Torno bello carico però, pur se non sappiamo quando questo articolo andrà in onda visto che il mio gestore Internet da mesi pare divertirsi a farmi andare e venire la connessione senza un motivo preciso.

Che bel turno che è stato quello appena concluso! Caterve di gol e grande spettacolo, e diciamolo pure, qualche “quasi-sentenza”, visto che Gennaio è dietro l’angolo e anche il giro di boa del calendario non è poi così lontano.
Cosa ci ha detto questo week-end calcistico dunque?

Intanto ci ha confermato il fatto che la Juventus, se in Europa riesce ad essere deludente, tornando nei confini nazionali si dimostra ancora la squadra più forte di tutte: il 4 a 0 rifilato al Sassuolo è perentorio, un avvertimento ai rivali che i bianconeri ci sono, e il morale non è stato sfiorato dalla brutta avventura europea. Del resto questa è una delle qualità migliori della Juve di Conte, la capacità di rialzarsi subito dopo i (rarissimi) tonfi e di incanalare la rabbia in una furia agonistica contro la quale nessuno, in Italia, pare attrezzato a far fronte. Certo non si poteva chiederlo al povero Sassuolo, che pure veniva da un buon momento: la tripletta di Tevez è una sentenza, che ci dimostra quanto questo giocatore sia forte indipendentemente dai suoi digiuni continentali. E il modo in cui arrivano i gol dimostra anche che, senza Pirlo, la Juventus sa trovare altri modi per trovare la rete. Certo i rivali non erano chissà che cosa, ma l’impressione che lasciano i bianconeri è quella di una squadra che gioca ritmi insostenibili da chiunque in Serie A. Sicuramente Conte e la dirigenza speravano in ben altro cammino europeo (al di là delle doverose dichiarazioni di facciata) ma non è che vincere il terzo campionato consecutivo sarebbe una cosa da poco. Anzi.

Rallenta ancora la Roma, che dimostra tutti i limiti che avevo già intravisto nelle ultime uscite e ci unisce un pizzico di sana (?) sfortuna ottenendo appena un punto dalla trasferta a San Siro contro il Milan. Pochi anni fa un punto in casa dei rossoneri sarebbe stato considerato da chiunque un buon risultato, invece ora genera rammarico in casa giallorossa, il che la dice lunga anche sul momento che sta passando la squadra di Allegri.
Il pirotecnico 2 a 2 del posticipo del lunedì vede il ritorno in campo da titolare di Mattia Destro, talentino strapagato due estati fa e che finora aveva solo fatto intravedere di cosa era capace. Vede anche il rientro di capitan Totti, e una gran bella prova da parte di Strootman, che prima serve Destro e poi realizza implacabile un rigore. Dietro Benatia e Castan annullano Balotelli e Kaka – o quasi. Queste le note liete in casa giallorossa,  ma emergono anche le note dolenti: appena la concentrazione cala un attimo la squadra viene punita, anche se il gol di Zapata è quasi comico e il pallino del gioco viene mantenuto per buona parte della gara dagli uomini di Garcia. Il Milan mette in campo rabbia e orgoglio, e alla fine quasi può vincere. Il pareggio secondo me è giusto, e le ambizioni della Roma non devono essere affatto ridimensionate: si parla di una squadra che questa estate veniva aspramente contestata, dalla quale tutti fuggivano e dove nessuno voleva andare – basti pensare alla lunga questione-allenatore.
Essere lassù, ancora imbattuti dopo 4 mesi e in fondo non così distanti dalla Juventus deve essere motivo di orgoglio: allo stesso tempo però i giallorossi devono saper riconoscere le proprie colpe ed i propri limiti, perché già conquistare un posto in Champions non sarà facile: per lo Scudetto servirebbe un miracolo, e l’entusiasmo alimentato da una partenza fantastica non deve lasciare spazio a delusioni o altro.
Per il Milan discorso opposto, i problemi ci sono e restano gravi, non sempre Zapata e Muntari possono risolvere una partita: servirebbe prima di tutto un Balotelli dal rendimento costante, quindi i recuperi di diversi uomini-chiave, primo tra tutti l’ormai oggetto misterioso El Sharaawy, che adesso è infortunato ma che negli ultimi mesi pareva comunque un fantasma in campo. Sarà un campionato in tono minore per il club più titolato al mondo, ma inseguire un piazzamento in Europa è obbligatorio e non so quanto gli arrivi di Honda e Rami potranno aiutare a colmare il gap con le prime.

Dietro Juventus e Roma risorgono Fiorentina e Napoli e crolla l’Inter, sconfitta proprio dai partenopei nello scontro diretto al San Paolo. I Viola hanno la meglio su un fragilissimo Bologna, nettamente inferiore sotto ogni punto di vista e che poteva perdere con uno scarto persino maggiore delle tre reti finali: i felsinei, inesistenti in attacco, sono anche fragili in difesa e anche se non sono queste le partite dove possono giocarsela vedere almeno un idea di squadra aiuterebbe i tifosi a non deprimersi. La Fiorentina passa con facilità pur non essendo nella forma ideale: in attesa del ritorno di Gomez, praticamente mai utilizzato finora, splende finalmente la classe di Ilicic. Pagato la bellezza di 10 Milioni quest’estate dopo un campionato in chiaro-scuro a Palermo, lo sloveno finora aveva convinto poco chiunque ma il Bologna di questi tempi resuscita anche i morti e praticamente gli regala la prima rete in campionato. Il 2 a 0 di Borja Valero è l’esempio di come si attacca e di come non si deve difendere, e arriva dopo un azione simile dove solo il piede di Curci ha negato la rete a Cuadrado. Il 3 a 0 poi è classe pura di Rossi, che ha tutto il tempo di effettuare un delizioso pallonetto.
Difficile dire dove finiscano i meriti dei toscani e dove inizino i demeriti degli emiliani, mai – ma proprio mai – in partita e in pratica sconfitti dopo appena mezz’ora. Indubbiamente, deprimente la prestazione degli uomini di Pioli e deprimenti anche le parole del tecnico a fine gara, dove mostra di non avere idea di come uscire dal tunnel.
L’Inter come detto crolla con il Napoli in un pirotecnico 4 a 2 che evidenzia più che altro le enormi lacune difensive delle due squadre: assodato che nella squadra di Benitez Maggio non è adatto a fare il terzino di una difesa a 4, anche Revelliere si dimostra un quasi ex-giocatore e di certo non nelle condizioni di reggere una partita così importante. Nell’Inter d’altro canto disastroso Ranocchia e male anche i compagni di reparto, poco protetti tra l’altro da un centrocampo abbastanza confusionario. La differenza tra le due squadre la fa il fattore-campo e il diverso peso tecnico dei reparti offensivi: il Napoli dal centrocampo in su è fantastico, pieno di giocatori ben assortiti che sanno bene quel che devono fare, mentre l’Inter sembra fare fatica ad avere una manovra ordinata e per essere incisiva deve spostare tanti – troppi – uomini in attacco, esponendo quindi la difesa a figuracce ad ogni ripartenza avversaria. Spiace dirlo ma Mazzarri sembra molto in confusione e onestamente dubito che la sua squadra possa inseguire un piazzamento in Champions, a meno che Tohir non intervenga a Gennaio con un paio di investimenti importanti che però ora come ora non sembrano decisamente in programma.
A ridosso della zona-Europa rimane il Verona di Mandorlini, bravo e fortunato a reggere l’urto di un Catania rabbioso ma inconcludente e a prendersi un buon punto in trasferta. Dietro agli scaligeri emerge un Torino che rende giustizia ad uno dei migliori allenatori italiani al momento, quel Ventura così spesso snobbato in passato ma capace di assemblare una bella squadra che gioca bene e vince anche, cosa che non guasta. Più che della classe di Cerci però voglio parlare di Ciro Immobile, appena due anni fa capocannoniere della Serie B e la scorsa stagione coinvolto nell’annus horribilis del Genoa: il ragazzo c’è, le 6 reti in campionato lo testimoniano come anche una ritrovata grinta e voglia di fare e giocare.
Immobile può veramente rappresentare una spalla ideale per Cerci e i due potrebbero riportare alla mente, nei tifosi granata, altre grandi coppie del passato – pur con i dovuti paragoni. In ogni caso è una bella notizia sia per i tifosi del Toro sia per il calcio italiano in generale, a dimostrazione (per il Bologna?) che è possibile operare un buon mercato anche con pochi soldi.

Rinasce la Lazio grazie – guarda un po – a Klose, a dimostrazione che i biancocelesti sono una squadra molto migliore di quel che dicono gli attuali 20 punti in classifica e anche che quest’anno la campagna acquisti è stata completamente sballata: dipendere dagli umori e soprattutto dal fisico del 34enne bomber tedesco non è proprio la migliore delle idee, soprattutto se il centrocampo fatica a tornare ai rendimenti ottimi della scorsa stagione e la difesa pare un inno alla mediocrità: in tutto questo mi permetto di dire che esonerare Petkovic sarebbe stato veramente assurdo, dato per assodato che un allenatore non può passare in un anno da fenomeno a brocco, anche se troppo spesso in Italia le opinioni mutano nell’arco di poco tempo.
Il Livorno si conferma comunque poca cosa, probabilmente a livello tecnico la squadra peggiore della Serie A ed una seria candidata alla retrocessione, al contrario di una Sampdoria rigenerata da Mihajlovic e che strappa tre punti in casa dei rivali diretti del Chievo, che torna a tentennare.
Così come tentenna anche l’Udinese: non si può chiedere un miracolo a Guidolin ogni anno, non si può credere che ogni anno la campagna acquisti venga indovinata e che Totò Di Natale continui ad invecchiare come il vino, e cioè migliorando. Prima o poi alcuni di questi fattori possono venire meno, ed ecco che arriva l’annata-no.
Che probabilmente la squadra potrà superare senza pressioni ambientali, visto che Udine è una piazza che se si esalta poco quando le cose vanno bene allo stesso tempo poco si deprime se le cose non girano. Certo è che Di Natale sembra aver perso un po di smalto, Muriel tarda a consacrarsi tra infortuni e indolenze varie e di perfetti sconosciuti che ogni stagione diventano pezzi pregiati quest’anno non sembrano essercene molti.

E’ un bel campionato, emozionante e ricco di reti, tuttavia si può già notare una certa spaccatura tra chi corre per le posizioni europee o di immediato rincalzo e chi invece inseguirà la permanenza in Serie A. Una spaccatura con le squadre che stanno nelle posizioni alte che non necessariamente investono chissà che capitali, dimostrando così che se per il calcio di altissimo livello sono necessari i milioni, per giocare bene e divertire i propri tifosi basta una programmazione seria e mirata: Torino e Verona quest’anno, Udinese e Catania le scorse stagioni, la Fiorentina da un paio di anni…insegnano…

 

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