Calcio
Il punto sul Campionato – 17 Set
E’ presto, certo, considerando che sono passate solo tre giornate e che il calendario non è stato tenero con la Juventus, ma la notizia della giornata è senza dubbio che i bianconeri, dopo praticamente due anni, non sono in testa alla classifica.
Merito di un Inter gagliarda e combattiva, che si gioca “il derby d’Italia” con le armi care alla squadra di Conte, e cioè grinta, corsa e molta attenzione alla fase difensiva. Certo il gol di Vidal era evitabile, ma per il resto i nerazzurri hanno tenuto testa ai campioni d’Italia mostrando anche qualche buono spunto. Deplorevole quel che è successo in tribuna tra i tifosi, una cosa dove è inutile cercare un “colore” colpevole, visto che certi atteggiamenti sono comuni purtroppo a quasi tutte le tifoserie italiane.
Il Napoli ne approfitta e scatta in testa a punteggio pieno, sospinto da un convincente Higuaìn e da un sorprendente Callejon: e alzi la mano chi si aspettava un rendimento così alto da parte dell’ex-promessa del Real Madrid. Questo Napoli di Benitez da veramente l’impressione di poter lottare per lo scudetto, e la prova con l’Atalanta ne è la conferma: i bergamaschi infatti in trasferta non sono dei clienti facili, ma i partenopei hanno saputo attendere il momento giusto per colpire e lo hanno fatto con il cinismo della grande squadra convinta dei suoi mezzi.
In testa alla classifica il Napoli non è solo, ma divide il primato con la Roma della “novità” Garcia e della solita conferma Totti: infinito, il capitano trascina i suoi come se avesse dieci anni di meno, ed il bello è che la cosa non sorprende nessuno. Da anni infatti il capitano giallorosso ci ha abituati ad un rendimento assolutamente da “top player”, e finalmente la squadra lo asseconda. Da notare la semplicità con cui questa Roma gioca e la leggerezza con cui affronta le situazioni avverse, come quando è passata in svantaggio contro un Parma buono ma apparso leggero proprio in avanti, dove Cassano sembra in buona forma ma Amauri è assolutamente da ritrovare. Certo la Roma difficilmente potrà giocare per lo Scudetto, ma se si confronta con quella delle ultime due stagioni – qualitativamente anche migliore – non si può non riconoscere un gran merito al tecnico francese, abile nel chiedere cose semplici ai suoi e ad affidarsi a Totti in tutto e per tutto: questa è la Roma che i tifosi vogliono vedere, combattiva, sicura di se e del suo potenziale. Arriveranno sfide più probanti, e magari gli esiti non saranno ugualmente rosei, ma mi ripeto: rispetto alle ultime due stagioni è grasso che cola, ed il famoso “progetto” sembra finalmente essere partito.
In testa pareva esserci anche la Fiorentina, ma da giornata perfetta quella di domenica è diventata una giornata maledetta: pari di Pinilla, rigore evidente negato, espulso Pizarro, fuori Cuadrado e Gomez. Indubbiamente c’è molto da crescere, al di là delle legittime recriminazioni arbitrarli: i Viola la partita la dovevano chiudere prima, e il prossimo mese sarà davvero difficile. Gomez e Cuadrado infatti – ma anche Pizarro – non hanno vere e proprie alternative tecniche in rosa, e bisognerà vedere cosa si inventerà Montella. Quel che è certo è che domenica sono stati due punti persi, due punti che alla fine del campionato potrebbero avere il loro peso non indifferente.
Come due punti persi sono quelli del Milan, checché ne dica la fantastica rimonta – culminata con il 21° rigore su 21 realizzati in carriera da Balotelli – con il Torino. Il punto è che non è pensabile per una grande squadra come quella rossonera partire con un handicap simile, due reti prese in poco tempo da una squadra che pareva stentare proprio in fase realizzativa. Emergono i limiti di un mercato per molti fatto male e che non ha badato all’irrobustimento di una difesa che, anche con tutti i suoi effettivi a posto fisicamente, tutto pare meno che la difesa di una big: a Matri, fossi stato Galliani, avrei preferito Astori, per dire.
Riemergono Lazio e Genoa: la prima lo fa asfaltando un Chievo povero di idee e di contenuti, a cui ogni anno si chiede la solita salvezza dimenticando forse che ogni anno è un piccolo miracolo. La Lazio è ben altra categoria, con tutti i suoi difetti che magari non le permetteranno di lottare per le posizioni top ma che ben la differenziano da squadre come i clivensi: il centrocampo gira, Petkovic è un drago e Candreva è sicuramente uno dei migliori italiani nel suo ruolo, se non il migliore. Il Genoa rinasce nella serata più difficile, annichilendo i cugini della Samp nel derby della Lanterna e dimostrando che il materiale tecnico e umano c’è e che Liverani non è uno sprovveduto come molti pensano. Difficile pensare a qualcosa di più di una salvezza per il club più antico d’Italia, ma del resto è difficile farlo anche per una Samp partita con ambizioni almeno un filo maggiori e invece incartata su se stessa e sull’apparente scarsa chiarezza d’idee di Delio Rossi. E si, Gabbiadini titolare è una scommessa intrigante, ma bisogna che tutti si ricordino che sempre di scommessa si tratta. Sulla sponda opposta di Genova, per dire, Gilardino è una sicurezza, e questa può essere anche una risposta a chi si lamenta della scarsa fiducia che viene riposta nei giovani in Italia.
Buon punto di un solido Bologna a Udine, la salvezza passa anche per queste partite, ed è una dimostrazione di carattere da parte di una squadra – secondo me – più adatta a costruire che a distruggere. L’Udinese ogni anno è un cantiere e prima o poi ci sta una stagione non del tutto positiva, l’importante anche in questo caso è ricordare che non tutte le ciambelle, ogni anno, possono venire con il buco: i friulani stentano a trovare un identità, ogni stagione all’inizio è così, ma Di Natale pare la solita certezza inamovibile.
Registro infine le vittorie importanti di due neopromosse che per me non sono affatto una sorpresa: il Verona fa valere peso ed esperienza contro un Sassuolo in fase confusionaria, che pecca in difesa – ed era prevedibile – ma che fa assai poco anche in attacco, e questo era meno preventivabile visto l’allenatore Di Francesco – discepolo di Zeman – e una pletora di buoni talenti come Zaza e compagnia. I neroverdi dovranno trovare un po più di fiducia nelle loro capacità o saranno davvero giorni duri, mentre il Verona pare avere il giusto equilibrio tra i reparti – e tra esperienza e gioventù – per inseguire una salvezza importante.
Il Livorno vince facile contro un Catania assai poco ispirato e che stenta a ritrovarsi: l’errore sarebbe pensare sia colpa di Maran, quando invece è evidente che sia la sostituzione – per ora errata – di Gomez e Lodi con Leto e Tachtsidis. Gli etnei ci avevano abituato bene, una squadra scintillante e una marea di acquisti indovinati, ma ogni stagione fa storia a se. Gli amaranto di Nicola invece sono una buona squadra, per le zone basse della classifica: la velocità di Emeghara, il fiuto del gol di Paulinho, un complesso tutto sommato solido e che ha mantenuto l’ossatura della promozione. Livorno è una città tranquilla ma orgogliosa, e la società pare essere sulla giusta rotta per inseguire una salvezza che sarebbe davvero una bella impresa. I complimenti alla società, anche se siamo solo alla terza giornata, mi sembrano doverosi.
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