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Calcio

Il punto sul Campionato – 18 Feb

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SERIE A  24° Giornata

24^ Giornata di una Serie A che vede le tre davanti distanziarsi sempre più dalle inseguitrici: crolla la Fiorentina, sconfitta in casa dalla rilanciata Inter, il Parma si conferma ad alti livelli mentre il Torino vince lo scontro diretto per sognare l’Europa in casa del Verona. Rimane in linea di galleggiamento il Milan.

JUVENTUS (63 Punti)
Continua la sua marcia inarrestabile la squadra di Conte: la Juventus di questa stagione è più forte, più cinica e anche più bella delle due passate, e il merito è senza dubbio ascrivibile al tecnico e alla società. Il primo tiene la squadra sempre sul chi vive, mentre a Marotta e Paratici va dato atto di aver costruito una squadra fortissima e completa. Colpisce Llorente, più di Tevez, soprattutto per via della diffidenza estiva che lo aveva accompagnato da parte di tutti: invece lo spagnolo c’è e colpisce con regolarità impressionante.
Sarà – come dice Capello – che il campionato italiano non è competitivo: ma potrebbe anche essere che la Juve, QUESTA Juve, ammazza la competizione. Solamente il tempo – e la prossima Champions League – darà una risposta.
Quello che ora è evidente è una squadra che non molla un colpo, anche se il Chievo visto domenica era oggettivamente ben poca roba.

ROMA (54 Punti)
Alla distanza di 9 punti – pur se con una gara da recuperare – ecco la Roma di Garcia: che in una normale Serie A, con questi ritmi, sarebbe prima senza pensieri, mentre al cospetto della Juventus pare che si dovrà accontentare della piazza d’onore. Un peccato, perché la squadra ha fornito prestazioni ottime per tutto il campionato e la schiacciante vittoria contro la Sampdoria è solo l’ennesima prestazione maiuscola dei giallorossi. Privi, peraltro, di Capitan Totti, sostituito alla grande da quel Mattia Destro che in troppi avevano dato per finito e su cui regnava comunque una certa indifferenza. Invece il bomber marchigiano – che con la doppietta messa a segno contro i blucerchiati fa 6 gol in 9 gare – è un uomo d’area come pochi, la dimostrazione è tutta nel secondo gol. Una bella notizia per i tifosi romanisti e per la Nazionale Italiana, che potrebbe contare anche su di lui in Brasile. Di certo, per quel che fa vedere in campo, lo meriterebbe. Alle spalle di Destro si muove una squadra forte e ben organizzata, che ha smaltito alla grande la scoppola presa in Coppa Italia dal Napoli: un altro segnale di maturità da non sottovalutare, visti gli umori ondivaghi a cui la Roma da sempre ci aveva abituato.
Un plauso a Garcia, decisamente la sorpresa di questa annata 2013/2014.

NAPOLI (50 Punti)
Terza piazza per il Napoli, che forse era partito con qualche ambizione in più ma che, oltre ai ben noti difetti difensivi, ha una fase offensiva che a tratti è la migliore del torneo: non deve essere facile per Benitez dover scegliere ogni domenica chi escludere tra Pandev, Mertens, Callejon, Insigne, Hamsik e Pandev. Vero anche che questo tipo di problemi vorrebbero averli in tanti tra i colleghi dello spagnolo, a cui va dato atto di aver quasi sempre operato le scelte migliori. Non tutte le partite però agli azzurri capiteranno avversari poco ispirati come il Sassuolo, per cui è necessario che Don Rafé lavori ancora e più duramente sulla fase difensiva – magari lanciando Henrique – in vista di un mercato che dovrà per forza intervenire sul reparto. Senza difesa, infatti, difficilmente si conquistano gli scudetti, obbiettivo dichiarato di De Laurentiis.

FIORENTINA (44 Punti)
Sfumato un punto in casa contro l’Inter per un gol in netto fuorigioco di Icardi, i Viola non dovrebbero però concentrarsi troppo sul singolo episodio. Vero è che è l’ennesimo che capita contro i toscani, ma altrettanto vero è che ignorare i segnali di stanchezza di una squadra che ormai da mesi deve rinunciare ad un bomber in avanti che possa risolvere la partita con un intuizione sarebbe un errore. La Fiorentina non ha giocato bene contro l’Inter, spesso è stata addirittura messa sotto, e la stessa cosa era capitata in Coppa Italia contro l’Udinese, pur se la finale è stata conquistata. L’assenza di Borja Valero si è fatta sentire, come si farà sentire quella di Pizarro quando questi lascerà, probabilmente a fine stagione. La difesa, perso Gonzalo Rodriguez, ha traballato. L’attacco va a giornate, ma a volte è fumoso e nulla più. Meno male che Gomez è sulla via del ritorno, anche se l’Europa che conta sembra adesso troppo lontana.

INTER (39 Punti)
Attenzione a non credere che tutti i problemi che affliggevano i nerazzurri siano stati risolti dalla vittoria di Firenze. Pur se prestigiosa, pur se conseguita al termine di una prestazione maiuscola sia per gioco che per carattere. Pur se Hernanes in regia fa ben sperare, così come Icardi, di cui a volte si dimentica colpevolmente l’età.
Eppure la vittoria arriva con un gol in fuorigioco, la squadra passa in vantaggio ma viene ripresa con un gol evitabilissimo – non solo da Handanovic – e la Fiorentina era abbastanza in emergenza da non essere così temibile.
Il bicchiere, quindi, sembra ancora mezzo vuoto, anche se quelli presi ai Viola sono tre punti che valgono anche qualcosa di più e la squadra sembra in ripresa. Occorrerà confermarsi, però.

PARMA (36 Punti)
Ducali a valanga sull’Atalanta, anche se lo 0-4 finale è decisamente ingiusto per gli uomini di Colantuono, in partita fino a un quarto d’ora dal termine e beffati da un assurdo autogoal del fresco ex Benalouane, da una magia di Cassano e da un gol del redivivo Schelotto. A proposito di redivivi, bentornato in Serie A a Molinaro, che sblocca la partita anche se sul suo tiro c’è una deviazione sfortunata di Stendardo.
Solo fortuna per il Parma quindi? Certo che no. Un tecnico capace, un Cassano che sembra piano piano “prendere cittadinanza”, una squadra dove forse non sono numerosi i campioni ma dove abbondano i buoni giocatori: Parolo, Biabiany, Palladino, Amauri…
Una squadra che è probabilmente la vera sorpresa di questo campionato, con buona pace delle splendide realtà – pari in classifica – di Torino e Verona.
Donadoni merita decisamente una nuova chance ad alti livelli.

TORINO (36 Punti)
Se leggete i miei editoriali ogni settimana avrete letto più volte di quanto io ammiri Giampiero Ventura. Non mi sorprende più di tanto quindi questo Torino che guarda all’Europa: squadra costruita con intelligenza, grazie anche alla miopia di molti che hanno snobbato Cerci e Immobile, e affidata ad un tecnico capace. Dov’è la sorpresa?
Per i tifosi granata, da sempre abituati a soffrire, finalmente una stagione di puro godimento: una squadra solida e affidabile dove spiccano i due attaccanti, Cerci e Immobile appunto, che fossero stati stranieri probabilmente sarebbero stati strapagati da qualche top team. Difficilmente rimarranno a lungo in granata, ma se dovesse arrivare l’Europa League allora magari…
Gran vittoria quella contro il Verona, ottenuta in rimonta – anche se sul gol del pari di Immobile il fuorigioco era netto – e che permette di continuare a sognare. Ammirevole il rilancio, nella sorpresa generale, di un talento che sembrava bruciato come El Kaddouri. Domenica c’è il derby, una gara difficile ma che potrebbe esaltare il Toro. Chissà…

VERONA (36 Punti)
Un conto è arrivare ad alti livelli, un altro rimanerci. Soprattutto se a gennaio ti cedono la fonte principale del gioco – Jorginho – e da lì in poi la squadra perde giustamente un pizzico di umiltà. Mandorlini ha fatto comunque un lavoro splendido, e senza il gol del pari – in netto fuorigioco – di Immobile chissà come sarebbe finita la sfida con il Torino. Tuttavia rimane l’impressione che questo Verona abbia già dato quel che poteva dare, e che si dovrà accontentare alla fine di una comodissima salvezza che non deluderebbe nessuno, visti gli obbiettivi stagionali fissati a settembre.
Da segnalare il rinato Toni, che segna su rigore e sfiora altre due volte il gol.

MILAN (32 Punti)
Per i rossoneri vale il discorso fatto per i cugini dell’Inter. Attenzione a celebrare rinascite, quando queste arrivano in termini di punti ma non in termini di gioco. Non sempre si affronteranno avversari della pochezza offensiva del Bologna, non sempre – soprattutto – ci si potrà affidare all’estro di Balotelli, che a 5′ dalla fine tira fuori un coniglio dal cappello con una bomba impressionante che vale i 3 punti.
Probabilmente, senza quella magia, la gara sarebbe finita in parità, e non è certo un bel segnale per chi insegue – anche se forse solo a parole – un piazzamento in Europa.
E’ necessario, senza alcun dubbio, che Seedorf divenga un po meno accademico nel gioco, perché questa squadra, divisa in due dalle mediana alla trequarti, contro squadre più forti ed organizzate non ha alcuna speranza.

LAZIO (32 Punti)
Tonfo pesantissimo quello degli uomini di Reja a Catania, battuti ben oltre il 3 a 1 finale dagli ex-ultimi in classifica. Squadra che sembra ormai senza ambizione, rassegnata ad una stagione mediocre e che quindi lascia la gara a chi invece ha motivazioni da vendere come gli etnei. Peccato perché le qualità questa squadra le avrebbe anche – bentornato con goal di Mauri compreso – ma vengono frustrate da limiti tecnici evidenti in fase difensiva e da un centrocampo che con la partenza di Hernanes sembra aver perso molto della sua efficacia.

GENOA (31 Punti)
Il bicchiere, dopo il rocambolesco pareggio per 3 a 3 contro l’Udinese, è mezzo pieno o mezzo vuoto? Per me decisamente mezzo pieno, considerando che la squadra dimostra carattere e volontà e ritrova un Gilardino che tra tanti “bomber in divenire” è invece bomber fatto e finito. Certo le amnesie difensive che portano a dover inseguire un Udinese che sulla carta era un avversario superabile sono preoccupanti, ma guardando nel complesso al rendimento di Gasperini da quando è tornato sulla panchina del “suo” Grifone c’è da stare allegri.

SAMPDORIA (28 Punti)
Ci si era forse troppo esaltati dopo l’arrivo di Mihajlovic? Secondo me no. La Samp è stata sconfitta nettamente dalla Roma, è vero, ma non sono certo queste le gare dove i blucerchiati devono conquistare punti. Troppo netta la differenza di valori in campo per avere anche il minimo dubbio sul lavoro del tecnico serbo, che tuttavia deve dare un seguito convincente a quei punti conquistati subito dopo il suo arrivo, dimostrando che non fu una semplice scossa nervosa ma un progetto di gioco ben definito.

UDINESE (27 Punti)
Troppo debole l’Udinese di questa stagione per inseguire l’Europa, eppure troppo forte per rischiare la retrocessione. Troppo forte la società, infatti, sempre dietro al suo programma, e con un pubblico tiepido che a volte diventa un vantaggio. Lasciar lavorare tranquillo un tecnico capace come Guidolin è uno dei segreti dei friulani, e se questa stagione pare essere negativa pazienza: non sempre si può ottenere il massimo da una squadra che si rinnova di stagione in stagione. Grandi conferme arrivano da Basta, esterno che meriterebbe palcoscenici prestigiosi, e dal bomber Di Natale, rinato.

ATALANTA (27 Punti)
Come detto, la sconfitta con il Parma, pur se pesante nel punteggio ed arrivata in casa propria, non deve buttare giù troppo i nerazzurri, visti i modi in cui è arrivata. La squadra di Colantuono sta facendo il campionato che ci si aspettava, l’ennesima salvezza tranquilla pare scontata e questo è quanto si deve chiedere ad una società oculata sul mercato e che ogni tanto sa anche fornire belle prestazioni.
Non è stato – sfortuna a parte – il caso di domenica. Pazienza.

CAGLIARI (24 Punti)
Fossi un tifoso sardo un po di preoccupazione l’avrei. Se infatti il rischio-retrocessione sembrava lontanissimo, adesso la situazione sembra essere cambiata, con la squadra in caduta libera soprattutto a livello motivazionale e nervoso. In ciò incide sicuramente il disarmo del presidente Cellino, sempre più lontano dall’isola dopo tutte le vicissitudini che la questione-stadio ha portato con se. Peccato, perché la squadra ci sarebbe e potrebbe fornire – uomini alla mano – prestazioni decisamente migliori.
E’ fondamentale che Lopez trovi in fretta delle soluzioni, o la situazione potrebbe drammaticamente precipitare, portando i sardi in una situazione pericolosa: la sconfitta casalinga patita contro il Livorno, infatti, è indicativa di un ambiente poco tranquillo.

BOLOGNA (21 Punti)
Un punto pesante a San Siro sfuma a cinque minuti dalla fine per una magia di Balotelli contro cui pochi avrebbero potuto fare qualcosa. Vero è che i felsinei giocano una gara tutta mirata al contenimento puntando al pareggio e niente di più, ma altrettanto vero è che questo Milan, pur raffazonato, è pur sempre squadra superiore ai rossoblù.
Il rimpianto per il punto sfumato c’è, ma non deve incidere sul morale di una squadra che non deve certo trovare i punti-salvezza in gare come quella di venerdì. La situazione, dopo la partenza di Diamanti, non è rosea soprattutto per quel che riguarda il reparto offensivo, sovente a corto di idee: ma i mezzi per salvarsi ci sono, secondo me, anche se pure nel prossimo turno la gara contro la Roma appare proibitiva. Qualcuno ha scritto che se il Bologna si salverà sarà più per demerito delle dirette concorrenti che per meriti propri. Per dimostrare il contrario vanno vinti gli scontri diretti, perché a poco servono prestazioni eroiche contro le big se poi con chi è al tuo livello non ti confermi…

LIVORNO (20 Punti)
Credo sia la prima volta che il Livorno è fuori dagli ultimi tre posti: il merito va decisamente a Di Carlo, che dal suo arrivo in panchina ha portato entusiasmo e convinzione nei propri mezzi, fattori che decisamente mancavano ai labronici. La squadra non sembrava irresistibile sulla carta, ma nemmeno così scadente: ed ecco che ora i vari Duncan, Greco, Emeghara, Bardi stanno uscendo fuori, esaltati da un Paulinho che è a tutti gli effetti giocatore di qualità superiori e che potrebbe essere determinante in una salvezza che sarebbe a questo punto un mezzo miracolo. Personalmente, se fino a un mese fa non credevo nella permanenza in A dei toscani devo adesso – numeri alla mano – ricredermi. La squadra ha coraggio, e il coraggio spesso nel calcio finisce per pagare.

CATANIA (19 Punti)
Gli etnei rinascono quando ormai, proprio, non ci credeva più nessuno. Il 3 a 1 inflitto alla Lazio non solo porta i tre punti che schiodano la squadra dall’ultimo posto, ma portano anche una ritrovata convinzione nei propri mezzi, fondamentale per inseguire una salvezza difficilissima. La squadra che la scorsa stagione centrò il record di punti della storia del Catania, però, c’è ancora quasi tutta: il ritorno in panchina del tecnico di allora, troppo frettolosamente allontanato questa stagione, potrebbe portare al miracolo. E proprio Maran, per me, sarà decisivo: se salvezza sarà, il merito andrà sicuramente al tecnico trentino, cui spetta il compito di ricordare ai vari Izco, Almiròn, Bergessio e Lodi che buoni giocatori essi siano.

CHIEVO (18 Punti)
Dispiace per una società simpatica e sorprendente come quella clivense. Dispiace per un tecnico preparato e che insegue il gioco come Corini. Però questo Chievo sembra destinato a crollare, dopo anni di salvezze più o meno tranquille: manca decisamente la qualità, con un Pellissier che ogni anno ha un anno in più e con il resto della formazione che viene puntualmente sconvolto ad ogni calciomercato. Certo non era contro la Juventus di Conte che i gialloblù potevano ottenere dei punti pesanti, e la squadra ha anche mostrato delle buone cose. Insomma, la situazione è difficile ma qualche motivo per sperare c’è. A patto di spuntarla negli scontri diretti e a non demoralizzarsi troppo.
Ce la faranno “gli asini” a volare anche quest’anno?

SASSUOLO (17 Punti)
Malesani non ha cominciato nel migliore dei modi, e non sarebbe potuta andare diversamente: come nelle sue precedenti uscite, anche la squadra messa in campo contro il Napoli è stata poca cosa, e come nelle precedenti uscite si può dire che non è certo in gare come queste che il Sassuolo può inseguire i punti-salvezza che servono.
Quel che fa essere pessimisti però per quel che riguarda le possibilità dei nero-verdi, comunque, rimane: probabilmente un eccessiva riconoscenza verso la vecchia guardia in sede di mercato estivo, poi un eccessiva voglia di rivoluzionare tutto a gennaio, allenatore compreso. Forse tenere Di Francesco e praticare pochi ma mirati rinforzi avrebbe aiutato il Sassuolo a trovare un identità di squadra che al momento non ha e che potrebbe essere l’handicap più pesante per inseguire una salvezza quantomeno improbabile.

 

 

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