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Calcio

Il Punto sul Campionato – 38^ giornata – 21 Mag

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Come dice il nostro amico Ugo Mencherini, un campionato che vede i campioni trionfare con 102 punti, 42 in più della quinta e ben 70 (settanta) in più della terz’ultima, deve per forza di cose porsi qualche domanda.


Senza nulla togliere, per carità, allo scudetto numero 30 della Juventus, conquistato dominando ogni avversaria e superando brillantemente le poche avversità incontrate. Scudetto numero 3 per Conte, che come ogni anno sembra in polemica con la società e sul punto di andarsene per i mancati pesanti investimenti – peraltro mai promessi – e come ogni anno alla fine rimane. Viene da pensare che sia un teatrino, oppure che effettivamente, al momento, panchine libere più prestigiose di quella juventina non ce ne siano. Per carità, chi vince ha sempre ragione, ma nel caso di Conte le ragioni del tecnico sono molteplici: la squadra ha vinto ma è indubbiamente vecchia e logora, i giocatori sono perlopiù spremuti e le alternative di qualità ai titolari latitano.

Non che gli avversari siano vicini: la Roma di Garcia chiude un campionato ottimo con un pessimo finale. La sconfitta con in Genoa, in una gara inutile ai fini della classifica, poteva essere evitata da una squadra che sta studiando per essere grande.
Il Napoli conferma contro il Verona lo straordinario peso offensivo che tutti gli riconoscono: applausi a chi ha scoperto Callejon e Mertenz, decisamente due top player nel panorama calcistico italiano attuale. Peccato che Bigon & De Laurentiis non abbiano avuto lo stesso fiuto pensando al reparto arretrato.

Decise la corsa Champions e quella retrocessione, l’ultima giornata assegnava soltanto un posto per l’Europa League: Milan e Lazio speravano nell’impresa, ma Torino e Parma lo meritavano maggiormente. Alla fine a spuntarla sono stati i ducali, che hanno sconfitto il Livorno grazie al redivivo Amauri mentre le speranze del Torino si infrangevano in pieno recupero sul rigore parato da Rosati ad Alessio Cerci, autore dell’ennesima prestazione “monstre”: dispiace per il talento romano, che però può consolarsi pensando che anche i più grandi sbagliano. Il Milan vince ancora con Seedorf in panchina: l’olandese non è riuscito nel miracolo e probabilmente non rimarrà. Se ciò dovesse accadere penso che sarebbe un errore, l’ennesimo commesso negli ultimi anni da Berlusconi & Galliani. 

L’Inter chiude una stagione in chiaroscuro salutando gli ultimi residui del Triplete, grandi campioni che hanno scritto la storia ma senza dubbio logori. Non una bella prestazione, purtroppo in linea con quanto Mazzarri ha mostrato in tutto l’arco della stagione: Tohir darà al tecnico livornese una seconda possibilità, ma c’è da sperare che con una squadra “nuova” si possa vedere più continuità di risultati ed uno spettacolo leggermente migliore. Attenzione, non è scontato. Molto ovviamente dipenderà anche dalla portata degli investimenti del tycoon indonesiano: il 34enne Vidic al posto di Samuel non è, a parer mio, il modo migliore per iniziare. 

Un altro grande personaggio che saluta la Serie A è Francesco Guidolin, per anni al timone del miracolo Udinese: sarà il responsabile delle varie squadre della proprietà Pozzo (Udinese, Granada, Watford), ruolo che a Udine sperano saprà svolgere con la stessa bravura con cui per anni ha portato i bianconeri oltre le proprie possibilità. Lascia anche Totò Di Natale, bomber storico che evidentemente non aveva più motivazioni, e che è stato (mi permetto di dire) ingiustificatamente fischiato quando i gol, dopo anni, sono venuti a mancare. Sarà dura per i friulani ripartire, ma è certo che all’Udinese hanno dimostrato una grande capacità di costruire squadre buone con pochi soldi e nel frattempo scovare talenti.

Saluta mestamente la Serie A il Bologna, ormai da mesi senza né capo né coda e difficilmente definibile come squadra: i felsinei dovranno ripartire dalle uniche note liete viste nel pomeriggio romano che li ha visti cadere, per l’ennesima volta, contro la Lazio: capitan Morleo ed il giovane portiere austro-macedone Stojanovic. Un po’ poco. Se arriverà, Zeman avrà molto lavoro da fare.

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