Calcio
Intervista esclusiva a Fabrizio Biasin: “Abbiamo sottovalutato il problema. Ecco dove hanno sbagliato Lega Calcio e Uefa…”
In questi ultimi giorni l’emergenza Coronavirus sta recando danni pesanti all’intero sistema sportivo, italiano e non; in un periodo storico in cui la maggior parte della gente si improvvisa tuttologo del calcio, è bene e salutare parlare di ciò che sta avvenendo con uno tra i più bravi e quotati giornalisti sportivi italiani, Fabrizio Biasin.
Cosa pensa della situazione attuale?
“Credo che abbiamo sottovalutato la situazione, a tutti i livelli; abbiamo messo gli davanti gli interessi economici perché tutti pensavamo che si trattasse del solito allarme esagerato. Quando ci siamo accorti che in realtà la situazione era più seria del previsto ormai era già troppo tardi. Nonostante tutto siamo andati incredibilmente avanti, spalmando un turno di campionato su due settimane: una cosa senza senso. Ora stiamo vedendo gli effetti di tutto questo, tra contagiati e i grandi problemi. Il calcio andava fermato prima, e il paradosso è che c’è ancora chi sta giocando. Mi stupisce poi il fatto che non si conosca ancora il futuro di Euro 2020, sapremo di più martedì ma comunque la situazione è stata gestita male, sia dalla Uefa che dalla Lega Calcio”.
Come avrebbe dovuto agire la Lega Calcio?
“C’è da dire che la Lega inizialmente ha fatto i propri interessi, doveva essere il Governo a imporsi subito. Fare i profeti del buon senso è sempre facile, perché è facile dire che il tutto andava fermato un mese fa. Il problema è che un mese fa non potevamo sapere come sarebbe andata a finire. Il primo a lanciare l’allarme in maniera chiara è stato Zhang, quando con quel post – forse un pò esagerato nei toni – ha centrato in pieno lo stato di emergenza che stavamo vivendo. Quando lui ha fatto quelle dichiarazioni era forse già tardi, ma quello poteva essere il momento giusto per prendere le decisioni: invece siamo andati ancora avanti a discutere, a giocare, a fare quello che non andava fatto”.
Un pensiero sulle parole di Steven Zhang?
“Per come sono fatto io sono dell’idea che, troppo spesso, si condanna la forma e si bada poco alla sostanza: probabilmente ha sbagliato a usare determinati termini, ma il 5% del tutto. La cosa più importante era capire il suo messaggio, molto chiaro: Zhang stava parlando di salute, stava dicendo cose corrette. Il dato di fatto è che pochi giorni dopo gli abbiamo dato retta è la carrozza si è fermata, forse un pò tardi…”
Si aspetta altre positività? Come potrebbero cambiare le cose?
“Il mio timore è che noi non ce ne accorgiamo, ma penso ci siano molti più contagiati di quello che pensiamo. Quando fanno i controlli e saltano i positivi – e io credo che ce ne saranno molti altri – vuol dire che sono stati fatti i tamponi; noi persone comuni non facciamo il tampone, ma potremmo essere stati contagiati anche noi e non lo sappiamo. Ti ripeto, secondo me nei prossimi giorni salteranno fuori molti altri contagiati, non ti dico mezza Serie A ma quasi. Il fatto di vivere nello stesso spogliatoio e respirare la stessa aria sicuramente influirà sul contagio”.
Secondo lei il campionato invece come e in che modo potrebbe finire?
“Innanzitutto ci sono gli interessi economici che sono importanti, quindi il campionato deve terminare anche perché tra diritti TV e molto altro si perderebbero molti soldi: questo aspetto è importante, non si deve far finta di niente anche se tutto ciò ora è secondario rispetto alla situazione attuale. Nessuno può prevedere il futuro, io non credo si possa ripartire il 3 aprile ma comunque bisogna cercare una soluzione logica. La sospensione di Euro 2020 è la condizione necessaria, altrimenti il campionato non finirà. I casi sono due: o si finisce il tutto giocando due volte a settimana fino alla fine di giugno oppure bisogna mettersi una mano sulla coscienza e congelare il campionato.L’ipotesi playoff potrebbe essere il giusto compromesso, anche se forzato: il rischio è che poi chi vincerà potrebbe venire attaccato per il modo strano in cui ha vinto. Siamo in Italia, sappiamo come funzionano certe cose”.
Cosa pensa delle dichiarazioni di Balotelli e del ritorno in Svezia di Ibrahimovic?
“Balotelli non mi sorprende più: è così da quando aveva 18 anni e non è cambiato. Le parole di Mourinho al suo tempo sono state profetiche: non cambierà mai. Il problema è che noi ancora gli diamo retta, in alcune uscite non lo dovremmo più ascoltare. Su Ibra o anche Ronaldo che è rimasto in Portogallo penso sia anche normale ti dico la verità. Non mi sento di condannare chi si isola per conto proprio, l’importante è isolarsi. Noi pensiamo sia un problema italiano, ma ormai è un problema mondiale e molti non se ne rendono conto”.
La Serie A quanto sta perdendo?
“Questo è un problema di tutti gli sport; in questo momento non vedo la possibilità di ricominciare in tempi brevi. Se anche per miracolo si potesse ricominciare, comunque il tutto avverrebbe a porte chiuse e quindi lo spettacolo sarebbe comunque dimezzato e avrebbe poco senso. Dobbiamo iniziare a capire che bisogna fare un passo indietro rispetto a qualcosa di pericoloso, perché il calcio comunque un giorno ripartirà”.
Sulle coppe europee invece dove ha sbagliato l’Uefa?
“Ha aspettato fino all’ultimo che decidessero Governo in Italia e Comunità Europea appunto in Europa; si è cercato di temporeggiare per far sì che in qualche maniera si potesse salvare il prodotto Calcio. Non si sono resi conto però, Ceferin in questo caso, che non c’era più nulla da salvare. Ora è inutile restare attaccati alle partite, bisogna solo spegnere la macchina e riaccenderla quando si potrà”.
Cosa pensa sul futuro dell’intero sistema calcistico e sportivo?
“Ne uscirà stravolto, si perderanno molti soldi. Questo però non è solo un problema del calcio ma di tutti, anche del mio tabaccaio. Tutti hanno nelle giuste proporzioni lo stesso problema, lasciando perdere la questione sanitaria che è più importante. Come tutte le industrie, anche quella del calcio avrà questi danni: ma questi sono danni globali, non dimentichiamolo. La gente non vede l’ora di tornare a divertirsi e respirare calcio, e piano piano ce la farà”.
Grazie mille per la disponibilità.
“Grazie a lei, un abbraccio”.
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