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Calcio

Io sto col Mancio!

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Vi siete divertiti, guardando Italia-Polonia? Io sì, ma non certo grazie a un’inutile partita di un insulso torneo creato solo per sgranocchiare un po’ di soldi a tifosi, network televisivi e sponsor. Io mi sono divertito pensando alle critiche che potevano piovere sul capo di Roberto Mancini. L’Italia che stenta in casa contro una rappresentativa che storicamente non ha mai vinto niente? Ho pensato – al di là delle critiche di chi non ha in simpatia il Mancio – che ci si sarebbe attaccati al modulo, perché si sa che nel variegato mondo delle officine metalmeccaniche e delle salumerie di disquisisce con grande cognizione di causa di 4-3-3, 3-5-2 e 4-2-3-1 proprio come mia madre disquisisce con le sue amiche di numeri del Lotto. O forse, mi sono detto, quelli tecnicamente più evoluti metteranno in croce il mio amico Ct perché ha sbagliato la scelta degli uomini, magari dimenticandosi di convocare qualche italico fenomeno. Alla fine, la mia scelta è caduta sull’impiego di Balotelli, dimenticando che Marione – nell’asfittico panorama calcistico nazionale – è l’unico a possedere i cromosomi (sfruttati male, su questto siamo d’accordo) del campione (Bernardeschi sta crescendo alla grande: non rovinatelo, per favore). Insomma, quali chiodi useranno i criticonzi (un po’ critici, un po’ fate voi) per inchiodare Mancini all’inevitabile croce? Prima che si apra il fuoco (per niente amico), vi dico per quale motivo oggi più di ieri io sto con Roberto. L’Italia, nel ranking ufficiale, è dietro la Polonia e questo è un dato che non deve passare inosservato: se la nostra Nazionale, Campione del Mondo dodici anni fa, è staccata di tre posizioni rispetto alla brigata polacca, dev’essere successo qualcosa di molto grave. È successo, per esempio, che in questi anni qualcuno si è ingolosito e ha pensato agli affari propri trascurando il cosiddetto bene comune. Acquistare calciatori all’estero, dicono, è un affare: magari non per i club o il movimento in generale, ma l’affare evidentemente c’è, se negli ultimi anni la percentuale di “invaders” è aumentata a dismisura. Dal momento che si gioca in undici, è ovvio che più stranieri ci sono e meno italiani trovano posto. Ogni tanto, fateci caso, sale alla ribalta un Donnarumma e tutti restiamo (giustamente) estasiati. Ho visto tanto calcio, e allora vi do una notizia: c’è stato un tempo in cui il nostro campionato sfornava potenziali campioncini e gli appassionati quasi non ci facevano caso. Il nostro era un calcio in cui Massimo Mauro, uno che oggi varrebbe più di Pellegrini, Zappacosta e i loro congiunti messi insieme, se voleva vedere la Nazionale doveva pagare il biglietto. Giocava ala destra, e in quel ruolo era costretto a fare da spettatore Claudio Sala (avete presente?), perché il titolare era un mancato giocatore di baseball, tale Brunetto Conti. E quando gli stranieri cominciarono ad arrivare in maniera massiccia, si discusse molto perché il Napoli aveva ingaggiato un ragazzo molto promettente, Gianfranco Zola, pur sapendo che avrebbe giocato col contagocce perché la maglia da titolare era di uno straniero. Chi osava sbarrare la strada a Zola? Diego Armando Maradona… Questo era il calcio italiano. Gallina beccami se ricordo in quale posizione del ranking era la nostra Nazionale, ma – ammesso e non concesso che all’epoca esistesse – la Polonia ci vedeva la coda. Non so se Ventura, a suo tempo, abbia fatto cazzate o meno, però ho il sospetto che – dopo aver rinnovato la solidarietà al Mancio – sarebbe il caso di chiedergli scusa per gli improperi rivoltigli. Io lo faccio. Per dirla con Cocciante, avanti il prossimo, gli lascio il posto mio… Ah, ultima cosa: la foto che vedete pubblicata, è un selfie che il Ct si è voluto fare con me. Già, adesso che ci penso il Mancio è indifendibile…

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