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Calcio

Jorge Caraballo, “mejo perdello che trovallo” – 18 Mar

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Nella stagione 1982-83 il Pisa Calcio torna in Serie A dopo 13 anni: si sono da poco riaperte le frontiere per gli stranieri nel nostro calcio, ed è così che il Presidente Romeo Anconetani, personaggio pittoresco ma grande intenditore di calcio, decide di rinforzare la squadra con ben due stranieri. Il primo è il danese Klaus Berggreen, discretissima ala che parteciperà anche a due Campionati Europei e ad una Coppa del Mondo con la sua Nazionale e giocherà anche nella Roma e nel Torino. Il secondo, invece, è il disastroso mediano Jorge Washington Larrosa Caraballo, che pur giocando appena 7 partite in Italia entrerà nella storia della società come il piu’ pittoresco ed improbabile calciatore che ne abbia mai vestito la maglia.
C’è da dire che la differente qualità dei due stranieri del Pisa ha una spiegazione logica: mentre l’acquisto di Berggreen è opera, come detto, del vulcanico Presidente Romeo Anconetani, l’acquisto del secondo straniero è delegato al figlio di quest’ultimo – causa incombenti impegni paterni – Adolfo, che a differenza del padre non è che sia questo intenditore, tanto che Caraballo sarà il suo primo ed ultimo acquisto per la società.
Accade che, appena arrivato in Uruguay, Adolfo si faccia convincere da un tassista che Caraballo è un piccolo fenomeno, “il nuovo Schiaffino” nientemeno. Fiutando l’affare, ecco che Anconetani Jr. acquista il giocatore dal Danubio e lo porta in Italia. Il ragazzo sicuramente ha grande entusiasmo, si presenta come “il nuovo Schiaffino” (a ridaje!) e promette di infiammare l’Arena Garibaldi con il suo spirito battagliero, la “garra”, che in Uruguay significa la tenacia, la virilità, il non mollare mai anche quando tutto sembra perduto.
Allenatore di quel Pisa è Luis Vinicio, una vecchia volpe che fiuta subito qualcosa che non va nel ragazzo: è evidente, tanto per fare un esempio, che il suo ritmo compassato da Sudamerica mal si adatta con la fisicità del calcio italiano. In piu’, va detto, non è che con i piedi sia un fenomeno. Si spera almeno nel carattere…
Dopo la prima, deludente, prestazione, Vinicio sostituisce Caraballo nel secondo incontro di campionato, e questi si mette a piangere e a gridare che se ne vuole andare perché nessuno lo capisce: alla faccia della “garra”…
Partono subito i primi cori di scherno dei tifosi, che dicono che “Caraballo gioca bene nell’intervallo”, ed il ragazzo in effetti non fa molto per riabilitarsi, inanellando una serie di partite che Anconetani Senior, qualche anno dopo, definirà “a dir poco pietose”. Vinicio lo lascia sempre piu’ spesso fuori, ed i risultati gli danno ragione: senza Caraballo la squadra gioca meglio ed ottiene anche alcune vittorie di prestigio. Il gruppo inoltre sembra gradirne l’assenza, per così dire, visto che il ragazzo ha un carattere veramente poco adatto al calcio: nota la storia di quando i compagni, durante una nevicata, scagliano una serie di palle di neve contro Caraballo che, invece di scherzarci sopra, ha quasi una crisi isterica.
Come ogni riserva che si rispetti, Caraballo ha una possibilità in Coppa Italia, torneo che le squadre utilizzano anche per testare i giocatori meno utilizzati, ed è qui che la sua carriera giunge ad un bivio: Pisa e Bologna sono sullo 0-0 e mancano pochissimi minuti alla fine quando viene fischiato un rigore a favore dei toscani. Caraballo si ricorda da dove proviene (l’Uruguay è un paese di combattenti) e risfodera la “garra” ormai sopita: con decisione si avventa sul pallone e lo fa suo, portandosi verso il dischetto e fissando, con aria decisa, la panchina. L’allenatore, Vinicio, forse vuole illudersi che il ragazzo sia ancora recuperabile, che un gol cambierebbe tutto, che perlomeno quello sguardo significherà qualcosa. E annuisce.
Caraballo piazza il pallone sul dischetto, prende la rincorsa…e tira uno dei rigori peggio tirati di sempre, una cannonata che finisce direttamente in Curva. Il pubblico, pure quello pisano, ride a crepapelle mentre probabilmente “l’erede di Schiaffino” realizza che il sogno di giocare in Italia è già finito.
E’ davvero tutto finito, tanto che una domenica sera la squadra torna da una trasferta (Caraballo non era stato convocato, ufficialmente per un infortunio al ginocchio) e al lunedì mattina non lo trova all’allenamento. Inutilmente la società tenta di raggiungerlo al telefono, poi alcuni dirigenti si recano a casa del calciatore per scoprire che fine abbia fatto, e quello che trovano è la casa completamente vuota tranne che un terrazzo dove, in alcune gabbie, sono tenuti piccioni, conigli e polli.
Caraballo è tornato in Sudamerica, dove continuerà l’indegna carriera in campionati e squadre sempre piu’ infimi fino al ritiro. Il Pisa, forse nemmeno casualmente, senza Caraballo tra i piedi firmerà un 11° posto che a tutt’oggi è il suo miglior piazzamento in Serie A nella storia.
Nella città toscana è tutt’ora in uso, per parlare di una persona poco affidabile, dire “Caraballo, Caraballo, mejo perdello che trovallo!”, e circola inoltre la leggenda urbana che oggi per sopravvivere faccia il tassista.
Il che è anche romantico, a pensarci bene: in un taxi la sua carriera era iniziata, e in un taxi la sua carriera è finita.

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