Calcio
La Calciopoli Turca insabbiata anche dalla Uefa- 15 Dic
Poco più di un mese fa, vi aggiornavamo sugli ultimi strascichi di Calciopoli, con l’articolo sugli eventuali rimborsi a Victoria 2000, ed ecco che oggi su parecchi giornali internazionali e non solo, appare una notizia di un’altra Calciopoli, stavolta non italiana.
Sul Fatto Quotidiano uscito oggi ci sono tre articoli collegati al calcio turco, ed in particolare quello a firma Tommaso Rodano, ci sottolinea come gli interessi politici ed economici non siano un copyright italico. In Turchia la stagione 2010/11 venne decisa all’ultima giornata, con il Fenerbahçe che alla fine alza la coppa di Campione di Turchia, grazie alla vittoria in trasferta contro il Sivasspor per 3-4, partita decisa anche da due colossali papere del portiere locale, e che porta la formazione gialloblu a pari merito con il Trabzonspor, che però arriva secondo per differenza reti negli scontri diretti.
Succede di vincere con errori degli avversari, ma quando il 3 Luglio la polizia perquisisce 16 sedi di società sportive, arresta 61 persone ed annuncia di indagare su 19 partite tra A e B, la partita contro il Sivasspor diventa un caso, anche perché il Fenerbahçe è la formazione con più capi d’accusa, che avrebbe corrotto non solo i propri avversari, ma anche quelli contro cui giocava il Trabzonspor. Lo scandalo è grande ed è fondamentalmente una Calciopoli turca, di dimensioni più grandi quasi di quella italiana, ed avviene in una nazione che era stata in lizza per ospitare gli europei del 2012 e del 2016. Di più, il presidente della lega, Senes Erzik, è un uomo molto potente anche all’interno della UEFA, l’uomo che ha lanciato a livello internazionale il calcio turco ed ha ottenuto anche che due finali di coppe europee fossero giocate ad Istanbul nel giro di pochi anni.
Potenzialmente è una bomba devastante per il movimento, oltre che per le singole persone. Ed invece no. Il 30 Aprile 2012 la Federazione, spaccata al suo interno, modifica il proprio regolamento per salvare le formazioni implicate, ed il 6 maggio solo 3 dirigenti (tutti del Fenerbahçe) sono condannati dalla giustizia sportiva. Per il resto nessuna sanzione, né punti di penalizzazione né ritiro del campionato vinto. Un’inezia se pensiamo a quello che accadde in Italia, nonostante anche quelle misure siano state ritenute (giustamente) inferiori a quelle che sarebbero dovute essere prese.
Di più, perché in Italia i processi sono ancora al lavoro, tra penale e civile, mentre in Turchia il processo che nel 2012 procedeva con richieste di pesanti condanne, viene bloccato e cancellato nel 2014 da una riforma di Erdogan: tutti liberi anche sul piano penale, e tutti riabilitati ai propri posti dirigenziali.
E la Uefa che fa? L’Uefa prima chiede che le sanzioni, anche non dure, siano almeno applicate, poi resta in silenzio quando queste spariscono di colpo e si limita a non accettare il Fenerbahce in nessuna competizione europea per due stagioni. La notizia è che i capi della Uefa furono in costante contatto tramite Infantino (che oggi è a capo della FIFA) con i dirigenti turchi. La Fifa e la Uefa, che dichiarano sempre tolleranza zero, non sono in realtà intervenute con lo zelo dichiarato ed anzi, la Turchia è nuovamente in lizza per ospitare gli Europei del 2024, ed Infantino è stato eletto in FIFA anche grazie agli amici turchi, evita di incontrare e ricevere le delegazioni del Trabzonspor che gli chiedono di intervenire ed aggiudicare a loro, il titolo che gli spetterebbe.
Nel giorno in cui Gazzoni dice che col VAR non saremmo retrocessi nonostante Calciopoli, sicuramente non tirerà su di morale di nessuno sapere che c’è chi sta peggio, ma alla fine dobbiamo ammettere che l’Italia, nonostante i grossi errori commessi e le pene probabilmente non consone, ne è uscita sicuramente meglio.
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