Calcio
La famiglia Agnelli: tra l’industria e il calcio
Sono tre le generazioni Agnelli passate al comando della Juventus nel corso di quasi un secolo. Questo rapporto rappresenta l’unione più duratura tra il calcio e il settore dell’industria.
Storia genealogica. L’impero economico degli Agnelli fu eretto da Giovanni Agnelli (1866-1945). Nato in una famiglia di benestanti proprietari terrieri, studia all’Accademia militare di Modena e – abbracciando questo percorso – diviene membro dell’esercito.
Da una persona con un carattere così lungimirante è ammissibile aspettarsi un cambio di rotta: Giovanni non tarda a perdere interesse per la vita militare e, motivato dalla passione per la tecnologia, si spinge verso il nuovo mondo dell’industria meccanica novecentesca.
Questo personaggio, a cui sono meritatamente dedicati importanti spazi nei libri di storia, era un elegante sognatore, un imprenditore raffinato che nel 1899 – insieme ad alcuni componenti dell’élite aristocratica torinese – fondò la Fabbrica Italiana Automobili Torino, società meglio conosciuta come FIAT.
Giovanni, sposato con la signora Clara Boselli, ebbe solo due figli, Edoardo e Aniceta Caterina Agnelli.
Il figlio Edoardo Agnelli (1892-1935), ventisei anni dopo la fondazione del club bianconero, cominciò a dedicarsi concretamente a quella che sarebbe diventata la passione di famiglia: Juventus Football Club.
Edoardo – sposato con Virginia Bourbon – prima della morte in un incidente aereo ebbe sette figli: Clara, Giovanni, Susanna, Maria Sole, Cristiana, Giorgio e Umberto.
Giovanni (1921-2003), detto Gianni, era sposato con Marella. Con lei ebbe due figli, Margherita ed Edoardo. Il primogenito di Margherita, John Elkann, ricopre ad oggi la carica di presidente della FIAT.
Andrea Agnelli, figlio di Umberto e nipote dell’Avvocato, esercita tutt’ora la carica di presidente presso la società della Juventus.
FIAT e Juventus tra le guerre.
FIAT. Nel 1923, pochi mesi prima dell’acquisizione della Juventus, venne inaugurato lo stabilimento FIAT denominato il “Lingotto”. Questa nuova struttura includeva tutte le produzioni del marchio in un unico edificio. Ogni aspetto della fabbrica era organizzato sul modello fordista americano: il futuro dell’industria risiedeva nella produzione di massa.
Il Lingotto era qualcosa che, in termini di organizzazione del lavoro, risultava concettualmente avanzato: la costruzione era sviluppata verticalmente, fino al tetto. In quest’ultimo settore dello stabile appariva una caratteristica pista di collaudo dalla forma circolare.
La FIAT si espanse anche ad altri settori, oltre a quello automobilistico. Il suo destino è quello di diventare un punto di riferimento nei mercati nazionali e internazionali.
Dopo l’inaugurazione del nuovo avveniristico stabilimento di Torino, Vittorio Emanuele III (1869-1947) nominò Giovanni Senatore del Regno. Nel 1939 venne avviato il nuovo stabile di Mirafiori e, tra i potenti ospiti dell’evento, appare Benito Mussolini (1883-1945). Di lì a poco, precisamente dopo la Seconda Guerra, Giovanni Agnelli verrà ingiustamente allontanato dalla presidenza FIAT con l’accusa di collaborazionismo nei confronti del regime fascista.
Juventus. Il club venne rilevato da Edoardo Agnelli durante il periodo dittatoriale. Precisamente il 24 luglio 1923 egli diventa presidente. Il primo esponente della famiglia torinese nel mondo del calcio non bada a spese. Il suo unico obiettivo è la vittoria.
Per portare la squadra al successo occorreva acquisire i migliori calciatori in circolazione. Inserendo nella formazione i giocatori argentini Raimondo Orsi e Luis Monti – primi elementi di spicco di quella che sarebbe divenuta la Vecchia Signora – vinse ben sei scudetti, cinque dei quali consecutivamente. Il primo titolo ad essere vinto nell’era Agnelli fu nell’agosto del 1926, dopo uno spareggio con il Bologna.
In seguito alla volontà fascista di nazionalizzazione delle masse, Leandro Arpinati abolisce la separazione tra calcio del settentrione e del meridione, istituendo una divisione nazionale caratterizzata dalla formula del girone all’italiana. Infatti, ponendo l’attenzione su rilevanti argomentazioni concernenti l’unità nazionale, è possibile notare come il progetto fascista veda nello sport un elemento di inclusione fondamentale.
Come precedentemente accennato, proprio quando il campionato diviene nazionale – in particolare dalla stagione 1930-1931 a quella 1934-1935 – la Juventus avvia la sua scalata al successo accumulando incredibilmente cinque scudetti consecutivi.
Nel periodo che va dal 1936 al 1947 – dopo la tragica morte di Edoardo – la famiglia Agnelli interrompe il legame con la squadra bianconera.
Il rapporto tra l’industria e il calcio. La FIAT ha sempre ispirato la Juventus. L’atteggiamento imprenditoriale degli Agnelli viene infatti applicato anche al modello calcistico.
Il segreto dei trionfi di entrambe le società può ricondursi ad un unico fattore: l’enorme senso di organizzazione che caratterizzava, e accomunava, Fiat e Juventus.
Tra le due società era presente un rapporto simbiotico, gli sfiancanti allenamenti ai quali erano sottoposti i giocatori della Madama ricordavano i ritmi sostenuti di chi lavora in fabbrica. Ogni esercitazione era organizzata meccanicamente, proprio come una vera catena di montaggio. Per produrre buoni risultati occorre svolgere nel modo migliore ogni singolo procedimento del processo.
Riassumendo, in termini di organizzazione produttiva, è possibile allineare Fiat e Juventus all’ideologia fordista americana.
La storia dell’Avvocato. Gianni, soprannominato l’Avvocato per la sua laurea in Giurisprudenza, viene descritto dalla sorella Maria Sole come un uomo di gran classe, un gentile burlone, attraente ed affascinante. Dopo essere partito per la Seconda grande Guerra – da uomo brillante quale era – intraprese la carriera da imprenditore.
Come viene riportato nel documentario “Agnelli” del regista Nick Hooker (HBO – USA 2017), le passioni di Gianni erano principalmente tre: il calcio, le auto e le donne.
Era un uomo pragmatico e un personaggio pubblico di grande rilievo; nella cerchia delle sue conoscenze figurano molti potenti del ‘900, nazionali e internazionali.
Quando era alla guida di un’auto era ritenuto da molti un folle. La sua FIAT era all’apparenza tutta originale, sotto il cofano – però – montava un grosso propulsore Ferrari, prodigioso marchio che entrò a far parte del gruppo torinese nel 1969. Era impossibile non notarlo, carismatico, disinvolto, cordiale e pieno di idee, presto sarebbe diventato il simbolo della rinascita italiana.
Gianni – dopo la scomparsa della madre e del nonno (1945) – si trovò erede del patrimonio famigliare. Alla fine degli anni ’40 gli serviva un uomo fidato a cui dare l’incarico di gestione dell’azienda. Dando ascolto agli ultimi consigli del nonno – che nel tempo lo responsabilizzò enormemente dell’impero che avrebbe dovuto gestire – egli assegnò la carica di presidente della FIAT all’amministratore delegato Vittorio Valletta. Questa venne da lui mantenuta fino alla primavera del 1966.
Nel 1947, dopo essere diventato presidente della Juventus, l’Avvocato inizia quel percorso che l’avrebbe fatto diventare il volto della sua squadra. La fase di identificazione e personalizzazione della famiglia con la Juve divenne ancora più esplicita con la vittoria del campionato 1949-1950 e 1951-1952. Gianni vede quindi assegnare alla propria squadra i primi scudetti sotto al suo comando.
Come è possibile riscontrare da molte interviste che lo riguardano, egli si è sempre definito un supporter della Juventus, un personaggio che ha avuto la possibilità di aiutarla e l’ha fatto volentieri, con passione.
La fine della sua presidenza sarà nel 1954, le redini della squadra verranno poi lasciate al fratello Umberto.
Durante i primi anni ’50 l’Italia risultava in pessime condizioni. Fortunatamente, verso la fine del decennio, si verificò quello che viene definito “boom economico”: il nostro paese era diventato uno dei più industrializzati al mondo. La FIAT di Gianni Agnelli diventò il simbolo della ripresa economica italiana.
L’azienda torinese rimise in moto gran parte del sistema del lavoro; oltre agli stipendi e alle pensioni, la fabbrica italiana forniva assistenza sanitaria, abitazioni, impianti sportivi e asili.
Nel corso dell’anno 1963 Gianni fu nominato amministratore delegato della FIAT. Nel 1966, quando aveva 45 anni, ricoprì ai vertici dell’azienda l’importante carica di presidente.
Pur avendo lasciato il comando della squadra al fratello minore, il rapporto di Gianni con la Juve non cambiò, egli infatti continuò a frequentare lo stadio nelle vesti di spettatore fortemente partecipe.
Negli anni ’70, Agnelli avrà a che fare con la prima grossa crisi dell’azienda di famiglia. Infatti, durante il periodo chiamato “autunno caldo”, FIAT vede svanire la possibilità di autofinanziarsi ed è costretta a fare ricorso ai crediti bancari.
Nel corso degli anni ‘80, il magnate italiano sarà protagonista di veri e propri scontri con le forze sindacali. Fortunatamente per l’azienda torinese – in seguito alla chiusura dei cancelli per circa trentacinque giorni – il potere dei sindacati viene spezzato.
Dopo un sostanzioso progetto di modernizzazione industriale ha inizio un periodo favorevole: grazie ai nuovi processi robotizzati risulta una maggior velocità di produzione e una generale riduzione dei costi.
Gianni, preoccupato che FIAT non sarebbe riuscita ad affrontare il mercato mondiale, all’inizio del nuovo millennio conclude un accordo con General Motors: gli americani acquistano il 20% della FIAT pagandolo in azioni. Pochi anni dopo, FIAT e GM ottengono il risultato opposto di quello sperato, l’intesa si rompe.
Gianni Agnelli muore a Torino all’età di 81 anni, precisamente il 24 gennaio 2003.
Calciopoli. Quello di Calciopoli è uno caso che ha rischiato di vanificare a molti la passione per il calcio. Questo scandalo del 2006 – che riguarda il campionato di Serie A 2004-2005 – vede la Juventus di Andrea Agnelli tra i principali protagonisti coinvolti.
Tutto emerse in seguito alla pubblicazione di alcune intercettazioni telefoniche della precedente stagione.
Oltre ad altre squadre, furono implicati dirigenti sportivi, arbitri ed importanti società come la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Associazione Italiana Arbitri (AIA).
Ciò di cui gli esponenti dei club erano accusati riguardava l’influente coinvolgimento con gli arbitri. L’accusa era di fatto quella di aver compromesso i giudizi di alcune partite allo scopo di manipolarle.
Di li a poco – in seguito alle dimissioni del presidente della FIGC, dell’AIA e della Lega Calcio – sarebbero stati coinvolti i dirigenti della Juventus (Moggi e Giraudo).
Alla Vecchia Signora venne quindi revocato il titolo di Campioni d’Italia 2004-2005 e 2005-2006 e, in seguito a quanto capitato, ne risultò il declassamento in Serie B.
Nel 2007 la Juve tornò in Serie A e nel 2012 vinse il primo scudetto dopo la retrocessione. Quest’ultimo titolo dovrebbe essere quello che completa la terza stella (30º scudetto). A causa di quanto accaduto, però, non è mai stato così.
Fonti:
– treccani.it
– tuttostoria.net
– juventus.com
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