Calcio
La figurina di Roberto Baggio
italian team”, replico io. “Io ho visto giocare Roberto Baggio, l’ho conosciuto, gli ho chiesto l’autografo prima di partire per il servizio militare nel 1998”, mi lancio nel dialogo. Al ragazzo non frega assolutamente niente, continua a ripetermi “Granarolo, Bologna, Roberto Baggio, beautiful, fantastic…”. Diventiamo amici di calcio, cerco di capire se esiste una squadra di pallone alle Maldive. Intuisco che nella capitale Malè c’è una sorta di nazionale calcistica di proprietà del Presidente della Repubblica Maldiviana. Racconto al ragazzo che il 16 maggio 2004, solo qualche mese prima, Roberto Baggio ha salutato il mondo del calcio. “Impossible, Roberto Baggio it’s champion, no football without Roberto Baggio”, la notizia non dev’essere arrivata alle Maldive. L’internet point funziona un giorno si e quattro no. Io di giornali sull’isola non ne ho visto mezzo e i collegamenti telefonici, boh, una roba strana. D’altro canto la gente alle Maldive ci atterra per riposarsi, per staccare la spina, per prendere la tintarella fuori stagione e mostrare orgogliosi le foto ad amici e colleghi. Noi viviamo e ci nutriamo di calcio, qua non sanno nemmeno che Baggio ha smesso di giocare. Nelle mie due settimane di permanenza asiatica torno ogni giorno al negozietto dei souvenir. E’ il mio bar dello sport, sono proprio un italiano medio. Per il ragazzo del bancone ormai sono Roberto Baggio e alla fine, se non per la differenza di conto corrente e di piedi vellutati, la parte la reggo bene. Arriva il momento dei saluti: “Today is last day in Dhigufinolhu my friend, this is my mail, write me”. Io l’inglese lo parlo e lo scrivo da playboy romagnolo, l’ho imparato nel campeggio di Lido di Spina nel tentativo di intortare le splendide ragazze polacche in vacanza nei lidi ferraresi. Dopo un’ estate a guardare gli altri limonare, alla fine l’inglese lo impari. Ci scambiamo la mail, rientro nel bungalow, guardo la valigia, guardo mia moglie, prendo la maglia di Roberto Baggio e ritorno al negozio. “This is for you, remember Bologna Football Club”, sembra una scena uscita da un film. Il ragazzo si commuove, mi abbraccia e mi regala una sorta di portafortuna maldiviano. Appena arrivato in Italia gli ho inviato una mail, server inesistente, non l’ho mai più sentito. Tre mesi dopo, le immagini della tv raccontano cinicamente la sciagura dello tsunami di Santo Stefano. Ho riprovato a scrivere, niente. A distanza di otto anni, ancora oggi, penso a quel ragazzo. Mi auguro con tutto il cuore che la maglietta del Bologna di Roberto Baggio possa avergli portato fortuna, anche solo per un secondo. Il calcio non è solo business, doping, calciopoli, scommessopoli o le cazzate di Balotelli, il calcio dall’altra parte del mondo è anche una figurina ingiallita di Roberto Baggio appesa in un piccolo negozietto di souvenir. Mi raccomando però, non ditegli mai che Roberto…ha smesso di giocare.
Mattia Grandi
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