Calcio
La Uefa contro la Superlega, Nyon prepara un’azione legale da 50 miliardi
La Uefa prende una posizione decisa contro la prospettiva della creazione da parte di alcune società della cosiddetta Superlega, un torneo privato ed esclusivo riservato ai maggiori club d’Europa. Non vi sono ancora notizie affidabili sulla concretezza di tale eventualità, ma è certo che se il disegno di un campionato esclusivo e parallelo a quelli organizzati dalle varie federazioni dovesse andare in porto, il calcio così come lo conosciamo oggi sarebbe destinato a restare solo nelle testimonianze.
L’ufficio legale di Nyon (sede dell’Uefa, ndr), supportato dalle Leghe di tutta Europa, sta rifinendo un’azione giudiziaria da 50 miliardi di euro contro le società che vorranno separarsi dal sistema per crearne uno alternativo. L’Uefa precisa che, oltre alla sanzione pecuniaria, i club ed i calciatori coinvolti verranno esclusi da ogni manifestazione — campionati e coppe — compresi i tornei riservati alle nazionali.
Fino ad oggi si sono dimostrati a favore della Superlega cinque società inglesi (Manchester United, Liverpool, Arsenal, Tottenham e Chelsea), le tre maggiori squadre spagnole (Barcellona, Real Madrid ed Atletico) e tre club di Serie A: Juventus, Milan ed Inter. In tono fortemente contrario si è espresso il Bayern Monaco, mentre Manchester City e PSG si iscrivono alla lista delle società titubanti.
Al fianco dell’Uefa e delle Federazioni europee si è schierato anche l’Eca (European Club Association), prendendo posizione contro il proprio presidente Andrea Agnelli, sostenitore del partito degli indipendentisti.
Come riporta il sito della Gazzetta dello Sport, non vi sono elementi per appurare quanto questo ambizioso e certamente rivoluzionario disegno sia sul punto di essere compiuto, oppure se si tratti di una minaccia da parte di alcune società per ottenere maggiore potere contrattuale nei confronti di Nyon. Ad essere certo è che l’Uefa non si presti a colpi di mano e che prometta di mantenere la linea dura contro i club che aspirino ad allontanarsi dall’ordinamento attuale.
Nelle ultime ore sono arrivate le smentite dall’emittente televisivo DAZN a delegittimare le voci che avrebbero annunciato un’offerta del valore di 3,5 miliardi di euro da parte dell’azienda britannica per assicurasi i diritti di trasmissione per le partite della Superlega.
Con questi elementi il dibattito sulla legittimità o meno di tale progetto può ritenersi aperto. I più conservatori, affezionati al modello di calcio persistente da più di un secolo, inorridiscono all’idea di vedere il sistema stravolto dall’ammutinamento di un manipolo di società, che andrebbero ad affondare l’intero il movimento.
L’eventuale scenario rivoluzionario porterebbe inevitabilmente un forte significato politico. La sommossa sarebbe sostenuta dalla casta del calcio europeo, non come storicamente avviene dalle fasce più modeste della piramide sociale in cerca di migliori opportunità. Le società più ricche staccandosi dalle Federazioni nazionali porterebbero via linfa vitale ai club minori, che risulterebbero di colpo meno appetibili al mercato televisivo e pubblicitario, oltre a togliere valore agonistico alle competizioni. La dirigenza dell’Uefa sa benissimo che uno sconvolgimento così radicale lascerebbe le società escluse dal cambiamento in prognosi riservata.
Dall’altra parte i baldanzosi visionari rivendicano la propria autodeterminazione. I maggiori club europei considerano sé stessi come immense multinazionali dell’intrattenimento prima ancora che società sportive ed intravedono nella Superlega la nuova frontiera dello sport spettacolarizzato ai massimi livelli. Il modello di riferimento è l’NBA, l’unico campionato al mondo ad essere il campionato del mondo.
Qualunque sia il giudizio che si presti alla prospettiva del cambiamento è chiaro come l’eventuale trasformazione richiederebbe un sacrifico. Ed a farne le spese sarebbero certamente le realtà minori.
Si potrebbe delineare uno scenario da romanzo di fantascienza: l’astronave si appresta a salpare alla volta di un nuovo pianeta sul quale le premesse sulla qualità della vita sono ben superiori alla Terra ed il biglietto ha un prezzo inaccessibile ai più. Prima ancora di discutere sulla legittimità di tale prospettiva occorrerebbe forse ricordare come il primato anche economico che vanta il sistema calcio sia reso possibile dalla passione di milioni di persone in tutto il mondo. Prima ancora che le Federazioni e le società a dare vita a tutto il movimento sono i tifosi, disposti a pagare per seguire le gesta della squadra del cuore. Nel momento in cui venisse meno il sostegno degli appassionati tutto il sistema si affloscerebbe su sé stesso.
Qualsiasi dunque sia la decisione che verrà presa in merito alla Superlega è bene che al centro del dibattito siano posti gli interessi di chi veramente rende possibile che il pallone scorra sull’erba ogni domenica. E se veramente si deciderà di far salpare quella astronave, sarà opportuno che ci siano posti in abbondanza, perché prima di tutto il calcio è della gente.
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