Calcio
Le FanteStorie – Agnieskza, la polacca – 7 Aprile
Agnieszka la polacca
La mia badante…uhm…che brutta definizione, molto meglio “assistente”, che ne pensate? Si, molto ma molto meglio. Dunque, dicevo, la mia assistente è polacca, di un paesino dal nome per me assolutamente impronunciabile a una trentina di chilometri da Cracovia. Ha 29 anni e si è laureata all’università di Varsavia, in scienze della comunicazione, con una tesi sul linguaggio del corpo nei rapporti tra le persone nell’epoca della globalizzazione totale. Dopo queste seppure scarne informazioni sarebbe molto facile per voi fare battute scontate e intrise di volgarità, ma vi fermo subito. Non è li che voglio andare a parare. Agnieszka, questo è il suo nome, ma io ho coniato il più breve e comodo soprannome di Ani, è venuta in Italia per prendere una seconda laurea e non per trovare un marito come qualcuno potrebbe pensare. Intendiamoci, non escludo che nel frattempo possa trovare un compagno, perché in effetti è anche molto carina, ma non è questo il punto. È venuta in Italia per studiare sociologia e si è imbattuta in me, che di fatto contribuisco a pagare i suoi corsi. Una volta le ho chiesto di accompagnarmi allo stadio Dall’Ara. Inizialmente l’idea non aveva incontrato il suo gradimento. Poi una volta seduti in curva, è rimasta affascinata dai colori rossoblu, dai cori, dallo sventolio delle bandiere, ma soprattutto dall’esultanza, dal desiderio di abbracciarsi dopo un goal segnato pur non conoscendosi. Certo, avete ragione, è ovvio che la abbracciano tutti molto volentieri e il goal è spesso solo una scusa, ma non è nemmeno questo il punto. Ani ha deciso di scrivere una tesi sugli stimoli sociali indotti da una passione comune. Il problema è che tutte le domeniche vuole andare allo stadio, anche in trasferta. E se non vado trova facilmente un sostituto, cosa che tocca tristemente il mio orgoglio. Anche perché trovare un assistente che prenda il suo posto di domenica, mi costa il doppio. Capito che tipino è Agnieszka, la polacca?
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