Calcio
Moduli del calcio: 4-3-3 o 4-5-1?
Moduli del calcio e la loro storia. Nel ripercorrerla siamo arrivati ad analizzare il 4-3-3 il 4-5-1, e le loro rispettive varianti
Con il sesto articolo relativo ai moduli del calcio, arriviamo a parlare del 4-3-3, uno dei moduli che è servito da base alle formazioni più spettacolari degli ultimi anni, e che passando per il 4-1-4-1 è sfociato nel fenomeno del “Tiki Taka”.
Oggi però non parliamo di “Tiki Taka”, di cui parleremo con il prossimo ed ultimo articolo sebbene non rientri esattamente nell’insieme dei moduli del calcio, bensì delle varianti del 4-3-3, che come vedrete sono i moduli più usati nell’ultimo periodo sportivo dai grandi club a livello internazionale.
Il modulo 4-3-3
Il 4-3-3 deriva dal “Diagonàl” (di cui abbiamo parlato nell’articolo Moduli: il 3-4-3 moderno e le sue varianti) e venne utilizzato per la prima volta negli anni 50 come risposta difensivista al 4-2-4 creato in Brasile in quegli anni (di cui abbiamo parlato nell’articolo Moduli: dalla Piramide alla Clessidra).
La superiorità numerica a centrocampo permette infatti un miglior filtro ed una buona copertura difensiva, senza compromettere troppo la fase offensiva.
“In occasione della Coppa del Mondo del 1962, Zagallo aveva preso l’abitudine di giocare così indietro rispetto ai suoi inizi che il modulo di quell’edizione del Brasile veniva indicato come 4-3-3”
(Jonathan Wilson, “La Piramide Rovesciata”)
I tre centrocampisti devono restare molto uniti ed hanno il compito di tenere la squadra “corta”. Il centrale solitamente funge da regista ed imposta il gioco, mentre gli altri due centrocampisti devono avere doti difensive per fare filtro, ma sapere anche inserirsi per aiutare gli attaccanti.
La difesa ha due difensori centrali bloccati, mentre i due terzini svolgono un ruolo importante anche in fase di attacco, così come facevano nel 4-2-4, andando a volte a sovrapporsi all’attaccante esterno. Questo movimento permette al giocatore offensivo di potersi accentrare. Di base, agiscono come i terzini del “Rombo” (di cui abbiamo parlato nell’articolo Moduli: il 4-4-2 e le sue varianti).
Gli attaccanti: dalla libertà alle limitazioni
Gli attaccanti in passato avevano spesso possibilità di svariare su tutto il fronte senza grosse limitazioni. Oggi invece si cerca di avere due ali che agiscono attorno ad una punta centrale, con compiti ben precisi.
Gli esterni aprono la difesa e servono il centrale che è sia un finalizzatore che uno smistatore di gioco.
Molto spesso poi, i due attaccanti laterali vengono schierati sulla fascia opposta a quella del piede (ovvero un mancino in fascia destra e viceversa). In questo modo si favorisce il tiro dopo essersi accentrati dalla fascia, avendo così una soluzione in più a livello di attacco, con il terzino che sale sovrapponendosi e l’attaccante che si accentra. Si può quindi servire la sovrapposizione per il cross, o accentrarsi e tirare.
Spesso poi, i due attaccanti esterni tornano ad aiutare i centrocampisti o addirittura i difensori. Non è raro poi che i due esterni offensivi si scambino anche spesso la fascia di competenza, in modo da compromettere eventuali marcature dedicate.
Nei moduli del calcio cambia anche lavoro del centroavanti
Nel tempo, anche il ruolo del centravanti è cambiato molto. Una volta era sempre e comunque un giocatore forte fisicamente, mentre ultimamente sono stati utilizzati anche giocatori rapidi per sfruttare maggiormente tagli e triangolazioni. Da mero finalizzatore, il centravanti è diventato un supporto per il resto della squadra.
Il modulo 4-3-3 comunque, da sempre comporta un grande dispendio di energie visto che necessita di un continuo movimento sia dei centrocampisti che degli esterni di attacco e di difesa, e non a caso, è il modulo base dal “Calcio Totale” di cui Johan Cruijff fu il più brillante artefice.
Il 4-3-3 in Italia: Zdenek Zeman
In Italia, il 4-3-3 è sinonimo di Zdenek Zeman. L’allenatore boemo autore del miracolo-Foggia basava la sua interpretazione di questo modulo su una difesa altissima e su ritmi molto sostenuti e costanti. E la conoscenza a memoria della posizione dei propri compagni.
Zeman sosteneva che il 4-3-3 è il modo di tutti i moduli del calcio per coprire il campo. Questo è vero per quelle squadre che intendono pressare alto fin nella metà campo avversaria. I ritmi sostenuti portano i rivali a fare errori nella gestione del pallone e ad esporsi a micidiali contropiedi eseguiti sempre a uno-due tocchi al massimo.
Come si schierava Zeman?
Zeman schierava le sue squadre con un portiere capace nelle uscite, una difesa a 4 che vede un centrale capace di impostare e due esterni fluidi dalle grandi capacità tecniche e agonistiche.
Davanti alla difesa agisce il regista della squadra, giocatore completo e capace soprattutto di lanciare lungo le punte, nonché di abbassarsi in fase difensiva e di salire sulla linea delle mezzali quando il gioco si sposta in avanti.
Le due mezzali devono essere forti fisicamente e capaci negli inserimenti offensivi, pur essendo pronte a ripiegare quando la situazione lo richiede e a pressare il portatore di palla avversario.
Gli esterni d’attacco svariano sulle fasce, con uno dei due che a turno rimane più indietro, mentre il centrale deve essere sia finalizzatore che smistatore di gioco.
Le sovrapposizioni esterne dei terzini aprono spazi nella difesa avversaria e aggiungono una possibilità di gioco al portatore di palla, che può sia chiedere il cross dal fondo da uno di questi che servire il pallone in area, dove il centravanti è stato raggiunto dai due attaccanti esterni, compressi dal sopravanzare dei terzini.
Il modulo 4-5-1
Il 4-5-1 è un modulo che prende spunto in maniera importante dal 4-3-3, ma che ovviamente predilige in modo importante la fase difensiva rispetto a quella offensiva. Il centrocampo ben nutrito e la difesa a quattro, rende complesso per gli avversari costruire gioco e trovare spazi.
La chiave del 4-5-1, in fase di attacco, sono i due esterni di centrocampo che devono essere rapidi nell’andare ad aiutare la punta in fase offensiva. Punta che per altro deve essere all’altezza di fare reparto da sé, come il calcio moderno richiede sempre più spesso.
Anche i centrali di centrocampo possono essere utili, inserendosi in avanti in aiuto della punta. Solitamente il centrocampista centrale, agisce da regista, dettando i tempi e lanciano la punta e gli esterni. Questo modulo, solitamente, si accompagna con ripartenze veloci e contropiedi.
Per ovviare la probabile sterilità offensiva di questo modulo, alcuni allenatori avanzano un centrocampista a supporto della punta. Si va a creare così un 4-4-1-1 che poi altro non è che un’interpretazione del 4-4-2 in voga soprattutto negli anni ’90 (ne parleremo meglio in: Moduli: il 4-4-2 e le sue varianti).
Il modulo 4-2-3-1
Il 4-2-3-1 è la linea di congiunzione tra il 4-5-1 ed il 4-3-3. Si basa infatti sulla grande mobilità dei trequartisti (soprattutto quelli esterni), che rendono il 4-2-3-1 un modulo versatile che diviene in fase difensiva un 4-5-1 ed in fase offensiva un 4-3-3 (quando non un modulo ancora più spregiudicato). In fondo, i moduli del calcio si sono da sempre contaminati l’un l’altro.
E’ un modulo che si basa ancor più degli altri sul movimento senza palla dei giocatori. Inserimenti e tagli, di trequartisti e punta devono essere continui. E devono essere accompagnati da sovrapposizioni dei due terzini.
Per rendere equilibrato il modulo, i due mediani devono essere votati quasi al 100% all’interdizione per poter fare un adeguato filtro per la difesa.
La punta centrale deve essere abbastanza fisica ma anche tecnica, per poter giocare di sponda coi compagni ma anche dialogare nello stretto e servire i compagni nello spazio. Nel caso che la punta sia usata come mero finalizzatore, deve unire velocità fisico e senso del gol.
Questo modulo è stato introdotto nel calcio moderno dal Celta Vigo di Víctor Fernández e dall’allenatore francese Aimé Jacquet (Campione del Mondo nel 1998). A renderlo davvero famoso, però, è stato il Real Madrid che schierava Figo, Zidane e Raúl alle spalle di Ronaldo.
Sebbene ormai sia usuale in tutto il mondo, questo modulo ha trovato la sua fortuna soprattutto in Spagna e con la Francia Campione del Mondo nel 1998.
Se da sempre i moduli del calcio cambiano in base a chi li interpreta, ancora di più questo avviene nei tre a ridosso della punta nel 4-2-3-1. Si possono avere combinazioni di tre fantasisti, un fantasista e due ali o anche degli attaccanti esterni abili a inserirsi negli spazi creati dal centravanti.
Il 4-3-2-1, o “Albero di Natale”
Il 4-3-2-1, come il precedente 4-2-3-1, è un ibrido tra il 4-3-3 ed il 4-5-1. L’Albero di Natale, che prende il nome da come si schierano i giocatori, la cui forma ricorda un abete, inverte un po’ il concetto del modulo precedente a livello di centrocampo.
Difesa ed attacco, si muovono nel medesimo modo del 4-2-3-1, mentre a centrocampo le cose cambiano, con tre mediani di cui uno è prevalentemente deputato a fare il regista arretrato dando il via alle azioni, mentre gli altri due, come nel caso del 4-2-3-1, hanno soprattutto compiti di rottura e filtro, e devono possedere grande corsa e resistenza.
I due trequartisti, coperti da un centrocampo a tre solitamente abbastanza bloccato, hanno libertà di inventiva, ed hanno il compito di creare il gioco offensivo o con iniziative personali, o assistendo la punta ed eventualmente i terzini in fase di spinta.
Ai due trequartisti, spettano sia compiti difensivi, allargandosi sui terzini avversari in pressing, sia compiti offensivi proponendosi negli spazi per creare un’alternativa di passaggio ai compagni d’attacco.
In Italia questo modulo è stato per anni utilizzato dal Milan di Carlo Ancelotti, che lo ha poi riproposto anche al Real Madrid, conquistando la Coppa dei Campioni 2013/2014.
Il modulo 4-1-4-1
L’ultima variabile del 4-3-3 è il 4-1-4-1, che è una variante ideata da Josep Guardiola nel Barcellona del “Tiki Taka” (di cui parleremo in un articolo dedicato). Messo sulla carta un 4-3-3 classico lo si fonde con un 4-1-3-2 (di cui abbiamo parlato nell’articolo Moduli: il 4-4-2 e le sue varianti).
Praticamente Guardiola arretrò il centrale di centrocampo, che oltre al primario compito di copertura, ha anche quello di fare ripartire l’azione e quindi deve avere doti di incontrista ma anche buona tecnica ed ottima visione di gioco.
Come secondo cambiamento, arretrò le due punte esterne, equiparandole alle due mezzale, che contemporaneamente venivano spostate leggermente in avanti.
In questo modo i quattro di difesa restano abbastanza bloccati, spingendosi in avanti molto meno che col classico 4-3-3 (tanto che spesso vengono riadattati dei centrali come terzini), mentre i quattro centrocampisti sono molto mobili e si scambiano spesso di posizione, dando modo ai due centrali di sovrapporsi con i due laterali, e facendo si che uno qualunque dei tre su quattro senza palla, possa cercare l’inserimento nello spazio lasciato dal movimento della punta.
In fase di difesa quindi, si può puntare o ad un pressing alto con punta e quattro centrocampisti avanzati, avendo comunque cinque giocatori in difesa; oppure ad un arretramento compatto che trasforma il modulo in fase difensiva in un 4-5-1.
Il baricentro si alza, per difendere meglio
In questo modulo è fondamentale come in pochi altri moduli del calcio, che il baricentro della squadra sia avanzato e che le linee siano abbastanza vicine in modo da essere molto compatti in difesa ed aggressivi con il pressing. Difendere come un 4-5-1 ma muovendosi come un 4-3-3 aiuta anche la formazione a restare corta.
Il ruolo della punta è importante, ma in base ai giocatori schierati nei 4 a suo ridosso, possiamo dire che non è fondamentale che questa sia forte fisicamente piuttosto che di movimento. Nel primo caso sarà lei a fare salire la squadra, nel secondo dovrà essere usata più come finalizzatrice e verrà inglobata nella rete di passaggi dei 4 centrocampisti offensivi, proprio come nel caso del “Tiki Taka” del Barcellona di Guardiola (e della Spagna di Del Bosque).
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Fonte: Wikipedia; Jonathan Wilson “La Piramide Rovesciata” (2011)
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