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Moduli del calcio: Catenaccio, Forcone e Zona Mista

Moduli del calcio e loro storia. Parliamo questa volta di tre moduli del passato: Catenaccio, Forcone e Zona Mista

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Terzo appuntamento con i moduli del calcio, ed anche oggi abbiamo un misto di moduli ormai inutilizzati ed altri che invece vengono ancora proposti, anche se magari con piccole modifiche dettate soprattutto dall’ormai imperante marcatura “a zona” invece che “a uomo”.

Anche in questo caso, i modulo del calcio di cui parleremo sono leggermente eterogenei e collegati ad altri moduli di cui abbiamo già parlato precedentemente, perché ovviamente ogni novità deriva da una modifica della realtà precedente.

Il Catenaccio (1-3-3-3)

Moduli del calcio: il CatenaccioIl “Catenaccio” è un modulo fondamentalmente difensivo. Viene definito tale soprattutto per la mentalità e l’atteggiamento del reparto difensivo e del centrocampo, quasi totalmente impegnato alla difesa della porta ed al non subire reti.

Non a caso l’aggettivo “catenacciaro” viene affibbiato a quegli allenatori che, a prescindere da quanti difensori inseriscano in campo, puntino comunque prima alla difesa che all’attacco. In questo caso, si punta prima a non subire più che a offendere.

Sebbene questo modo di giocare sia conosciuto nel mondo col termine italiano di “Catenaccio”, la sua origine è Svizzera. Fu infatti il tecnico austriaco Karl Rappan a proporlo nel 1932 con il suo Servette, denominandoloVerrou”, “Chiavistello”.

Egli prese come modulo di partenza quello del “Sistema” e andò a coprire ulteriormente la difesa. Togliendo uno dei due mediani, inserì alle spalle dei tre difensori (con compiti di marcatura a uomo) un libero. Questi poteva andare ad aiutare in marcatura, chiudere su eventuali errori dei tre marcatori e recuperare palloni non ben calibrati sugli attaccanti avversari.

Rappan usò questo modulo anche nel Mondiale francese del 1938 facendo arrivare la Svizzera ai quarti di finale ed eliminando la più rinomata Germania.

Gipo Viani, il Rappan italiano

Nel suo “La Piramide Rovesciata” però, Jonathan Wilson riporta una pittoresca e romantica storia sulla nascita del “Catenaccio” in Italia. Ecco come la raccontò il suo stesso “inventore” Gipo Viani:

La flotta di pescherecci avvolta ancora nell’oscurità sul mare invece leggermente irradiato dal sole. Lungo il litorale tirrenico, un allenatore particolarmente stressato, che non riesce proprio a prendere sonno, decide di fare una passeggiata quando ormai sta albeggiando.

Dimentico degli strepitii dei gabbiani e del vociare dei venditori presenti sul molo, procede con passo spedito, chiedendosi più e più volte quale possa essere il modo migliore per riuscire a far esprimere al massimo delle possibilità la sua squadra, oltre ad esaminare le varie opzioni possibile per potenziare una difesa che, per quanto si sforzasse, continuava ad essere disastrosamente porosa.

Mentre sta camminando lungo il porto, analizzando all’infinito il problema nella sua testa, un’imbarcazione attira il suo sguardo. I pescatori tirano su una rete, piena di pesce, e subito dietro ne vece un’altra: una rete supplementare.

Ecco, quello fu il momento della sua folgorazione. Alcuni pesci giocoforza sfuggivano alla prima rete, ma venivano immediatamente intrappolati dalla seconda. Quell’allenatore si rese conto così che la sua squadra aveva bisogno di un difensore supplementare, aggiunto, che potesse agire dietro la linea difensiva tradizionale, per occuparsi di quegli attaccanti che erano riusciti a superarle.

E quell’allenatore altri non era che Gipo Viani, mentre la sua squadra era la Salernitana. La sua invenzione passò alla storia con il nome di “Catenaccio“.

Moduli del calcio: differenza tra Catenaccio e Sistema

La grande differenza tra il “Catenaccio” ed il “Sistema”, da cui era nato, era ovviamente il passaggio da 3 a 4 difensori e da 4 a 3 centrocampisti. Questa modifica metteva però in inferiorità numerica le squadre “catenacciare” nella zona nevralgica del campo. Per ovviare a questo problema, col passare degli anni un attaccante o un difensore inizieranno a sobbarcarsi un doppio lavoro.

Nasce così il ruolo “ala tornante”, con un attaccante che spesso veniva fatto rientrare come centrocampista esterno. Ma nasceva anche il “terzino fluidificante”, cioè il terzino opposto al “tornante” che aveva a volte libertà di spingersi in avanti per marcare il proprio uomo di riferimento.

Catenaccio e Vero Catenaccio

Più o meno contemporaneamente alla Salernitana di Gipo Viani, in Italia il “Catenaccio” venne usato e reso celebre dalla Triestina di Mario Villini. I più grandi interpreti di questo schema in Italia, però, furono Nereo Rocco ed Helenio Herrera.

Moduli del calcio: zona mistaQuello di Rocco viene definito come il “vero Catenaccio” ed il suo modulo “in numeri” era un 1-3-3-3. Ma come detto non c’era un vero e proprio schieramento fisso, infatti spesso vennero usate variazioni come ad esempio quella che vediamo a lato, che apre le porte alla “Zona Mista.

La grandissima forza difensiva, se unita ad un regista basso in grado di lanciare veloci e precise ripartenze, poteva essere devastante.

Fu il caso degli straordinari Gianni Rivera nel Milan di Rocco e Luis Suarez nell’Inter di Herrera, interpreti che resero questo modulo una vera e propria carta vincente per le due formazioni milanesi.

La nascita del terzino fluidificante

Il terzino “fludificante” però nacque in Brasile. Diretta conseguenza della mentalità offensiva brasiliana e della necessità, di coprire l’intera fascia di competenza al momento dell’addio alle “ali classiche”.

Come detto, in Italia trovò uso principalmente nel “catenaccio”. Il suo più grande interprete nel Belpaese fu senz’altro Giacinto Facchetti, che nella Grande Inter agiva spesso come ala se non addirittura da attaccante aggiunto. Grazie ai mezzi tecnici e fisici in suo possesso, poteva permettersi grandi scorribande. Il tutto anche grazie ad una disposizione tattica, il “Catenaccio” appunto, che comunque dava equilibrio difensivo alla squadra.

Mentre infatti Facchetti a sinistra agiva da fluidifcante, sulla fascia opposta Burgnich, più roccioso, restava bloccato agendo quasi da centrale. In questo modo il vero centrale, Guarneri, dotato di grande senso dell’anticipo e della posizione, poteva spostarsi a sinistra coprendo l’eventuale spazio lasciato da Facchetti. Alle incursioni centrali provvedevano il libero Picchi ed il mediano Bedin, stabilmente davanti alla difesa.

Il modulo 5-4-1

Inseriamo il 5-4-1 in questo punto, perché spesso viene interpretato come un modulo è estremamente difensivista e quindi spesso è paragonato in modo improprio al “Catenaccio”.

Il grande numero di giocatori pronti a difendere e la tendenza a giocare in fase offensiva con soli contropiedi, è però fuorviante.

Effettivamente il 5-4-1 prende spunto dalla difesa del “Catenaccio”, posizionando quasi sempre un libero alle spalle dei due marcatori centrali. Vi sono anche due centrocampisti centrali che solitamente servono ad interdire.

Quello che differenzia però i due moduli sono l’operatività de quattro esterni, e soprattutto dei due terzini.

Gli esterni di centrocampo, devono essere pronti ad aiutare l’unica punta ed allo stesso tempo aiutare in copertura in fase difensiva.  I due terzini non solo devono garantire copertura sulle fasce in fase difensiva, ma devono spingersi in avanti sovrapponendosi all’esterno di centrocampo. La fase offensiva può alla fine delinearsi quasi come un 3-4-3 (che è approfondito nell’articolo Moduli: il 3-4-3 moderno e le sue varianti).

Il Forcone (3-3-1-3 e 3-1-2-1-3)

Moduli del calcio: il ForconeIl “Forcone” è il nome di un modulo utilizzato in due epoche differenti, ed direttamente imparentato con il 3-4-3.

A livello numerico si schiera come un 3-3-1-3 (o con un 3-1-2-1-3 nella versione più moderna) e prende il nome da come si sistemano in campo il “trequartista” e le tre punte, che disegnano una forma simile al forcone.

Nella sua prima versione, il “Forcone” nasce per contrastare la difesa del “Catenaccio”. Il trequartista, allora chiamato mezzapunta, giocava tra le linee di difesa ed il centrocampo costringendo a rientrare un mediano oppure facendo uscire il libero.

I difensori tornavano tutti e tre in marcatura rigida. I tre mediani spesso aiutavano la difesa senza spingersi in avanti. I due esterni di attacco spesso tornavano a centrocampo in fase di copertura. Il centrale d’attacco era una torre o centravanti di sfondamento.

Il vero ruolo rivoluzionario fu la “mezzala centrale”, paragonabile all’odierno trequartista o centrocampista offensivo. Vero fulcro di gioco, aveva il compito di fare il cosiddetto “ultimo passaggio”.

Nereo Rocco, uno dei più grandi artefici del “Catenaccio”, usò spesso anche questa contromisura, quando voleva avere la meglio su di una squadra che giocava anch’essa con il “Catenaccio”. Il “Forcone” ebbe comunque vita breve nella sua prima edizione.

Moduli del calcio: dal 3-3-1-3 al 3-1-2-1-3

Come spesso accade, i moduli del calcio sembrano sparire ma poi ritornano. E la seconda vita del “Forcone”, si deve a Louis Van Gaal. Il tecnico spostò il libero del “Calcio Totale” olandese come mediano arretrato, in funzione di regista arretrato.

L’idea riprende quella del “centromediano metodista” (per approfondire veri Moduli: dalla Piramide alla Clessidra) però con i centrocampisti “a rombo”. Si disegna così un 3-1-2-1-3.

I tre difensori erano quasi bloccati, e molto centrali, ma giocavano alti andando ad aiutare il centrocampo. Il regista arretrato gestiva il pallone e i due centrocampisti potevano allargarsi, oppure spingersi in avanti. Le due ali d’attacco, stavano molto larghe, per facilitare gli inserimenti dei due centrocampisti e lasciare libertà al trequartista. La punta poteva essere così ingaggiata dal trequartista, dagli attaccanti laterali, o dal centrocampista arretrato.

La Zona Mista (il primo 4-4-2)

Moduli del calcio: Zona MistaLa “Zona Mista” è uno dei primi moduli a schierare quattro difensori e primo tentativo di 4-4-2, sebbene la sua asimmetricità lo rende tecnicamente non proprio un vero 4-4-2 come lo intendiamo oggi.

Difesa e centrocampo sono fondamentalmente a 3 con l’aggiunta di un terzino “fluidificante” e di un’ala “tornante”, così come erano stati pensati dal “Catenaccio” (1-3-3-3).

Ad un classico libero, che non aveva compiti di marcatura specifici, erano affiancati uno stopper ed un terzino di marcatura, solitamente il destro. Il terzino sinistro, pur aiutando la difesa accentrandosi, era anche incaricato di sostenere l’azione spingendo sulla fascia.

Il libero non serve solo come aiuto per i compagni, detta anche i tempi per il fuorigioco e spesso esce palla al piede per diventare un regista basso, in aiuto al centrocampo.

A centrocampo, c’era il mediano, giocatore che serviva da raccordo tra difesa e zona mediana e che aveva soprattutto compiti di rottura e di filtro. A fianco a lui c’erano le due mezzali, di cui uno solitamente fungeva da regista, creando il gioco mentre l’altro aveva il compito di inserirsi in avanti e di difendere.

L’ala “tornante”, aveva il compito di sopperire la mancanza di un terzino largo, dato che giocava nella fascia in cui il terzino faceva il marcatore. Ma doveva anche dare una mano al centrocampo e spingersi in avanti nel caso ce ne fosse la possibilità.

In avanti c’erano solitamente due giocatori con caratteristiche differenti e complementari, uno faceva il vero e proprio centravanti, mentre l’altro era una seconda punta di movimento, che poteva anche tornare a dare una mano al centrocampo.

La Zona Mista di Giovanni Trapattoni

Si chiama “Zona Mista” perché ad una marcatura “a uomo” dei due “centrali” di difesa, si affianca una marcatura più libera sulle fasce ed a centrocampo.

Nacque anche per riuscire ad affrontare squadre olandesi e il loro “Calcio Totale”, modulo con un movimento continuo che dava pochi riferimenti agli avversari. Uno dei grandi interpreti della “Zona Mista” in Italia è stato Giovanni Trapattoni, con la sua Juventus anni 70/80.

Come detto prima, la “Zona Mista” altro non era che una rivisitazione riveduta e corretta del “Catenaccio” di Rocco e Herrera, solo con un’interpretazione diversa, attenta ma meno difensivista.

Ennesima riprova che non solo una tattica si definisce dal come si dispongono in campo i giocatori ma anche da come questi interpretano, insieme ed individualmente, il modulo che l’allenatore richiede loro.

 

Storia dei moduli del calcio, tutti gli articoli pubblicati:

  1. Moduli: dalla Piramide alla Clessidra
  2. Moduli: il 3-4-3 moderno e le sue varianti
  3. Moduli: Catenaccio, Forcone e Zona Mista
  4. Moduli: il 4-4-2 e le sue varianti
  5. Moduli: il 3-5-2 e le sue varianti
  6. Moduli: 4-3-3 o 4-5-1?
  7. Moduli: Il Calcio Totale e il Tiki-Taka

 

Fonte: Wikipedia; Jonathan Wilson “La Piramide Rovesciata” (2011)

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