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Monday Night – Addio Jack: con il football hai unito due mondi opposti

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Ashington, paese di 27 mila anima nel Northumberland, nord inglese, a non molti chilometri di distanza dal confine con la Scozia. Cosa c’entra questa anonima cittadina con la nostra storia? E’ lassù che si trova una statua: a Station Road troverete il tributo a Jackie Milburn, bomber del Newcastle del dopoguerra, capace di segnare 239 reti e risultare il secondo bomber di sempre dei Magpies. Fu grazie a lui che la signora Cissie, si innamoro del pallone e trasmise questa passione ai figli. Chi erano costoro? Beh, il cognome del marito non tradisce: Charlton. A casa dei due futuri scudieri pallonari di sua Maestà, Bobby e Jack, il signor Bob Charlton, minatore, però non aveva proprio la passione per il pallone. Ruoli ribaltati: fu lei a far appassionare i suoi figli. Erano in quattro: tanto poveri che in un periodo della loro vita dovettero condividere anche il letto. 

Jack Charlton è stato il fratello non meno nobile del Bobby che vinse tutto con il Manchester United. Lui, scomparso sabato a 85 anni, si era legato tutta la vita al maledetto Leeds di Don Revie (un campionato e tre FA Cup in bacheca con gli whites), e lo spirito lo incarnava perfettamente: se Bobby era classe e qualità, lui era un mastino che impediva agli altri di giocare a football. Anche l’Irlanda che ha allenato, dal 1986 al 1996, non era bella da vedere, ma fu totalmente efficace. L’Italia se la ricorda bene: nel 1990 la elimina ai quarti di finale del Mondiale casalingo, quattro anni dopo in Usa, invece, Houghton calcia una strana palombella dalla distanza che scavalca Pagliuca e piega gli azzurri di Sacchi all’esordio nel torrido Mondiale americano. 

La perla però, è datata 12 giugno 1988: ancora lui, Houghton, buca a inizio partita l’odiata terra di Albione, quando i “troubles”, il lungo conflitto che per un trentennio infiammò il nord dell’Irlanda, erano ancora in corso. L’Eire batte l’Inghilterra 1-0 all’esordio dell’Europeo tedesco che vincerà l’Olanda. Sarà una vittoria di pirro, perché entrambe finiranno eliminate, proprio dalle due finaliste del torneo (Urss oltre agli olandesi) che vinceranno il girone. Ma vuoi mettere la soddisfazione politica e sociale di piegare gli inglesi? Già, socialista e ruspante, questo è stato Jack Charlton, molto più estroverso del fratello, conservatore, ombroso e cupo dopo essere sopravvissuto nel 1958 all’incidente di Monaco che si portò via parte dei “Busby babes” di ritorno da Belgrado. Eppure, una cosa li ha legati: estate 1966, sepolta nei libri di storia impolverati e mai più riaperti lassù nella patria del football. Tradotto, il caldo luglio del Mondiale inglese, che l’Inghilterra di Alf Ramsey vince battendo i tedeschi per 4-2 a Wembley. Lui, Jack, di fianco alla leggenda Moore a difendere, il fratello in avanti con il numero 9 sulla schiena. 

Jack Charlton è stato l’inglese in sella ai verdi d’Irlanda, “un marito, un padre, un nonno e un bisnonno adorato, oltre che un uomo onesto e gentile”, come si legge nel comunicato della famiglia che ne ha annunciato il decesso. Un anno dopo l’addio alla Nazionale, gli fu conferita la cittadinanza irlandese onoraria, a testimonianza di come il calcio ancora una volta si diverta a valicare i confini della politica, del conflitto, delle divisioni più profonde. Un po’ come Lutz Long e Jessie Owens a Berlino ’36. Jack Charlton è stato profeta fuori dalla sua patria, in un paese che tutto si aspettava da un inglese, tranne che fargli pure una statua a Cork, che lo raffigura con un pesce in mano. La pesca, sua grande passione. Cheers, Jack. Oggi, una pinta in tuo onore l’hanno alzata sia al Temple Bar che a Trafalgar Square. 

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