Calcio
MONDAY NIGHT – Das Wunder von Grotenburg
I derby tra squadre tedesche erano abbastanza frequenti quando si giocavano le coppe europee con la sola formula del doppio scontro andata/ritorno. Poteva capitare tra due squadre dell’ovest o tra una dell’ovest ed una dell’est e generalmente erano partite molto avvincenti e combattute, com’è nello spirito del calcio tedesco, sempre propositivo e votato all’attacco. Quello che però accade nell’edizione 1985-86 della Coppa delle Coppe ha dell’incredibile.
Ai nastri di partenza Dynamo Dresda e Bayer Uerdingen: faticano non poco, i primi, ad aver ragione del Cercle Bruges mentre i Wessies fanno polpette dei poveri maltesi dello Zurrieq, seppelliti da 12 reti nei 180′. Agli ottavi, Galatasaray per i rossoblu e passaggio tranquillo (2-0, 1-1) mentre ai gialloneri tocca l’Helsinki JK che vince in casa 1-0 ma crolla in Sassonia, travolto da un 7-2 che non ammette appelli. L’urna, a fine Novembre, è beffarda: alla ripresa dei giochi le due tedesche si affronteranno.
Occorre inquadrare il contesto storico e calcistico. La Dynamo Dresda è una delle squadre più titolate dell’est, vantando 6 titoli nazionali ed altrettante FDGB-Pokal, che siginficano 12 partecipazioni alle coppe europee, con un settore giovanile organizzato che non manca di fornire adeguato ricambio generazionale. Da quando Erich Mielke, ministro per la sicurezza e capo della famigerata Stasi, la polizia politica della Germania Est, s’è scoperto tifoso della Dynamo Berlino ha collezionato una fila di secondi posti ma ha in squadra elementi esperti come Dörner e Häfner che guidano una combriccola di ragazzini parecchio interessanti come Kirsten, Lippmann e Matthias Sammer, figlio del Trainer Klaus. Il Bayer Uerdingen è parente povero del Leverkusen e, vista la disparità di fondi dispensati dall’azienda, fa persino meglio: è alla sua prima volta in Europa – i cugini non l’hanno ancora vista – ma ha un’età media molto più alta degli Ossies.
L’andata, il 5 Marzo 1986 a Dresda, si gioca su un campo ai limiti della praticabilità a causa della abbondanti nevicate delle settimane precedenti ma la maggior caratura tecnica dei gialloneri viene fuori e nel secondo tempo le reti di Lippmann al 50° e Pilz, dieci minuti dopo, mettono una seria ipoteca sulla qualificazione.
19 Marzo 1986. La ZDF decide di trasmettere in diretta il retour-match, ritenendo un derby est-ovest più interessante della trasferta che vede il Bayern Monaco impegnato a Bruxelles sul campo dell’Anderlecht, in uno scontro dall’esito molto più incerto e valido per la coppa Campioni. I dirgenti della TV tedesca si rodono il fegato quando, dopo soli 52 secondi, al Grotenburg Stadion di Krefeld, Minge chiude virtualmente il discorso qualificazione battendo di testa Vollack: ora lo Uerdingen dovrebbe farne quattro e – a quanto si è visto nell’andata – pare quantomeno improbabile. Pareggia un difensore, Wolfgang Funkel, al 13° ma venti minuti più tardi Lippmann riporta un vantaggio i gialloneri e poco dopo una sbucciata di Minge incoccia le gambe di Rudi Bommer che infila la propria porta.
Si va al riposo.
Nello spogliatoio dei Krefelder c’è un silenzio di tomba. Lo rompe Matthias Herget, ricordando la propria dura infanzia da figlio di minatore: “se vogliamo avere qualche speranza di trovare una squadra l’anno prossimo è meglio che facciamo una bella figura. Siamo anche in diretta TV, oltretutto, ed è la prima volta per noi. Ormai non possiamo più qualificarci ma possiamo salvare la faccia”. Già, la diretta TV. Gli alti papaveri della ZDF stanno tirando la testa contro i muri. Il Bayern perde 2-0 a Bruxelles ma gli basterebbe un gol per portare il confronto ai supplementari: tre quarti d’ora che terrebbero chiunque incollato allo schermo, sprecati per una gara che ha perso il suo senso dopo una manciata di secondi. Sugli spalti molti decidono che non è più il caso di sfidare i rigori dell’inverno e abbandonano le tribune optando per il caldo camino di casa. Nello spogliatoio del Dresda, il portiere Jakubowski (ne parleremo domani in BUNDESLIGA NEWS &… OLDIES!) avvisa che non se la sente di riprendere. Si è infortunato in uno scontro con Friedhelm Funkel ed ha un forte dolore alla spalla: non lo sa ancora ma non tornerà mai più su un campo da gioco. Il medico sociale dei sassoni conferma una frattura così Jens Ramme, 22 anni, si prepara ad entrare in campo: non ha mai giocato una partita ufficiale per la Dynamo Dresda ma dato il punteggio non sente pressioni addosso e forse è proprio il momento ideale per buttarlo nella mischia.
Si torna in campo.
Minuto 57. Minge spinge in area Friedhelm Funkel che sta per avventarsi sulla palla e per l’ungherese Németh è rigore: sul dischetto va il fratello Wolfgang e fa 2-3.
Minuto 62. Le telecamere stanno riprendendo Peter Loontiens che si prepara ad entrare e si accorgono all’ultimo istante della testa di Lárus Guðmundsson, un islandese buono per tutte le stagioni, che spizza in mischia: Minge è sulla traiettoria e se lo fa da solo, riportando le sorti dell’incontro in parità.
Minuto 66. Wolfagang Funkel stasera sembra il Kaiser ed oltre a segnare illumina. Apertura al bacio per Schäfer che supera Ramme con un pallonetto: Dixie Dörner si getta in una rovesciata disperata ma la palla ha superato abbondantemente la linea. 4-3: ora è lecito crederci davvero.
Minuto 78. Dietmar Klinger fa tutto da solo: parte da centrocampo, evita tre avversari e spara da fuori area nell’angolino basso alla sinistra di Ramme che non ci arriva. 5-3.
Molte cose sono cambiate nell’ultima mezz’ora. Ad esempio, i boss della ZDF stanno facendo le fusa e gli spettatori tornati a casa si mangiano le mani per non essere rimasti a guardare quello che potrebbe diventare da lì a breve un risultato storico.
Minuto 79. Ennesima mischia nell’area ossie, testa di Schäfer e Dörner, sulla linea, ferma con la mano. Rigore. Ancora Wolfgang Funkel fa centro: in questo momento il Bayer Uerdingen è qualificato.
Minuto 87. La Dynamo, sotto choc, è riversata in avanti alla ricerca del gol che eviterebbe una beffa atroce. Un po’ troppo avanti, a dire il vero, perché dietro c’è il solo Ramme. Schäfer raccoglie una respinta della propria difesa e si invola, con una sgroppata di 70 metri, verso il guardiano rivale che respinge il primo tentativo ma nulla può sulla ribattuta: il doppio confronto è ufficialmente chiuso.
Mentre gli astanti invadono il terreno, Matthias Herget entra nello spogliatoio avversario per consolare gli sconfitti: immagina che il loro ritorno a casa non sarà dei più facili.
Infatti la Stasi non la prenderà benissimo e circoleranno a lungo voci di cospicue somme di denaro finite nelle casse di alcuni giocatori: Dörner, Minge e Lippmann, in particolare, finiranno nel mirino della polizia politica che, tuttavia, non riuscirà mai a trovare le prove di tale corruzione.
La partita diventerà “das Wunder von Grotenburg” e nessuno, fino ad oggi, ha mai più rimontato un 1-5 in 22 minuti. Nemmeno pagando.
Ah, dimenticavo: il Bayern non riuscì a segnare quel gol in cui tutti credevano e cedette il passo ai belgi…
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