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Monday Night – FA Cup ’95: l’Everton sgambetta il super United

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“Superare tempeste e avversità”. Questo il significato di “to ride out”, espressione inglese per identificare chi non si fa intimorire dalla sfortuna e punta dritto al suo obbiettivo. Ed è un po’ quello che successe a Paul Rideout (capito?), attaccante classe 1964 che aveva esordito nello Swindon Town segnando gol abbastanza regolarmente. Nativo di Bournemouth, il nostro era passato anche dall’Italia. Nell’estate del 1985 il presidente del Bari Vincenzo Matarrese lo porta in Puglia, insieme a un altro britannico, il campione d’Europa ’82 con l’Aston Villa, Gordon Cowans. Un miliardo e mezzo in totale per avere due interessanti giocatori che oltremanica avevano fatto bene, da incastrare nell’undici biancorosso che si apprestava a disputare la serie A dopo la promozione figlia del terzo posto della stagione precedente. 

Ecco, i baresi, di Rideout, non è che saranno proprio entusiasti. Lo soprannomineranno “Ridòt”, per la sua scarsa vena in zona gol, seppur in tre stagioni segnerà 23 gol, niente infamia e niente lode, seppur in quella prima stagione, 1985-86, il Bari ritorni subito in serie B. All’Aston Villa, da dove proveniva anche lui, era arrivato nel 1983, l’anno dopo la vittoria europea contro il più quotato Bayern Monaco, e dopo tre anni in puglia tornerà alla madrepatria muovendosi tra Notts County, Southampton, ancora Swindon e i Rangers in Scozia. 

Poi, nella stagione 1992-93, ecco la maglia blu dell’Everton. A Liverpool sono un po’ depressi: i reds hanno chiuso il loro ciclo d’oro nonostante abbiano sollevato ancora una FA Cup nel ’92, e anche l’Everton di Howard Kendall che battagliava coi rivali facendo della First Division una questione cittadina, non esiste più. La strada verso il “ride out” di Rideout, si compie nell’annata 1994-95, con i Toffees grandi protagonisti in coppa d’Inghilterra. E’ la squadra di Joe Royle, che dal 1966 al 1974 aveva già vestito la maglia blu, vincendo campionato e Charity Shield nel 1970 e stabilendosi al quinto posto tra i marcatori assoluti della storia del club. In porta c’è Southall, il capitano è Watson, e c’è anche l’ala svedese Limpar. In Premier League, non è una stagione trascendentale: quindicesimo posto, e soprattutto la “pareggite”: il segno X nelle partite dell’Everton si verificherà 17 volte, soltanto una in meno del record del Southampton. Rideout in campionato segnerà 13 gol. 

Ma è in FA Cup che la squadra viaggia veloce. Vince ben tre partite per 1-0 eliminando Derby County, Bristol e Newcastle. Nel mezzo, un turno con meno patemi contro il Norwich: 5-0, a segno anche l’uomo di Bournemouth. Si aprono così le porte della semifinale, da disputare all’Elland Road di Leeds in campo neutro come vuole la tradizione. L’Everton trionfa: 4-1, con la doppietta del nigeriano Amokachi e i gol di Jackson e Stuart, con il punto del Tottenham messo a segno da un certo Klinsmann, su rigore. 

Sull’altro binario, viaggia l’armata di Ferguson. L’allenatore scozzese, dopo un inizio tribolato, è riuscito a dare una nuova dimensione al Manchester United, campione d’Inghilterra nel 1993 e nel 1994, ma che perde la possibilità del tris quell’anno a beneficio del Blackburn di Shearer e Sheringham in campo e di Dalglish in panchina, che vince la Premier League per un solo punto all’ultima giornata. Nel 1995 dunque, persa per strada anche la Champions League, si veleggia in FA Cup. Il cammino dello United è ancor più travolgente: tutte vittorie, a parte il 2-2 thrilling in semifinale al Villa Park contro il Crystal Palace. In vantaggio 2-1 sino al minuto 97, Pallister pareggia svettando in area tra un nugolo di avversari, portando la partita al replay che lo United vincerà per 2-0.

L’Everton arriva alla finale di Wembley dopo nove anni (1984, 2-0 al Watford), il Manchester United ci ritorna dopo soli dodici mesi dal 4-0 al Chelsea. I favori del pronostico paiono essere tutti dalla parte dei Red Devils, ma la FA Cup è proprio quella competizione dove l’underdog la può spuntare spesso e volentieri. Prima del match, c’è un revival tra vecchie glorie dei due club e vince l’Everton: in campo Stepney, Faulkes, Lou Macari e Andy King, che segna. Molti tifosi della parte blu di Liverpool pensano che sia tutto quanto di buono possano vedere nel pomeriggio, ma non sarà così. Andy King sarà imitato, poco dopo, proprio dall’uomo che supera le tempeste e le avversità: Rideout alla mezz’ora segna di testa bucando Schmeichel e un incerto Steve Bruce, che manca l’intervento sulla linea. Il pallone colpito dall’attaccante aveva picchiato violentemente sulla traversa dopo un tentativo di Stuart a botta sicura su passaggio di Jackson.

Quello di Rideout sarà il gol che deciderà la partita, e darà all’Everton quella che rimane ancora oggi l’ultima Coppa d’Inghilterra della sua storia. Un incubo blu per quelli vestiti di rosso: dopo quella rimpatriata tra vecchie glorie, anche la partita vera è finita nelle loro mani. E non è tutto: in campionato, a Goodison Park, l’Everton aveva ancora una volta sconfitto il Manchester United con una rete di Duncan Ferguson sempre in quella stagione. Per l’altro Ferguson, invece, le gioie sono soltanto rinviate. E si rifarà pure con gli interessi.

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