Calcio
MONDAY NIGHT: Gli Wanderers, la prima grande squadra di football
Mentre ottobre si avvicinava, e con esso l’inizio dell’ormai tradizionale FA Cup, fu chiaro a Charles Wollaston che il mondo del football, alla cui nascita aveva assistito con i suoi stessi occhi e di cui anzi era stato uno dei primi grandi protagonisti, stava per cambiare radicalmente. Era rimasto tra i pochi a credere ancora che gli Wanderers, la gloriosa squadra che per prima aveva dominato i campi di calcio inglesi, la squadra che più volte era stata definita “la più forte del mondo”, potessero sopravvivere alla rivoluzione iniziata almeno un paio di anni prima.
Dopo avere osservato per poco più di un lustro la costante e decisa crescita del calcio come fenomeno di massa, infatti, le più grandi public schools di Londra avevano deciso di prendere attivamente parte al gioco, costituendo ognuna una propria rappresentativa calcistica di Old Boys, ex-studenti desiderosi di rappresentare ancora l’istituto in cui erano divenuti uomini. Questo era stato un colpo al cuore per gli Wanderers, che per anni avevano costruito le proprie fortune proprio aprendosi all’ingresso dei più talentuosi footballers che avevano ormai completato il proprio ciclo di studi ma che ancora desideravano prendere a calci un pallone.
I padri del calcio moderno
Già, prendere a calci un pallone. Se il calcio esisteva, se era nato in seguito alle animate riunioni tenutesi a Londra nell’inverno del 1863, molto del merito andava proprio agli Wanderers. All’epoca la squadra si chiamava ancora Forest, e affondava le sue radici sia nella Forest School che ad Harrow, istituti di gran spessore che si trovavano ad appena un miglio di distanza l’uno dall’altro. Desideroso di dare al club una dimensione meno “scolastica” e più sofisticata, il segretario di allora, Charles William Alcock, aveva proposto il cambio di denominazione basandosi sullo stesso approccio che il club avrebbe avuto con il gioco. Gli Wanderers (“Vagabondi”) avrebbero infatti percorso in lungo e largo l’Inghilterra, insegnando le basi del football a chi non le conosceva e senza avere una fissa dimora: una scelta che non fu immediatamente accettata ma che alla lunga si rivelò vincente.
In tempi in cui ben poche scuole esprimevano una rappresentativa calcistica ufficiale, in tempi in cui il professionismo non era nemmeno una vaga idea, la pittoresca maglia a strisce orizzontali arancioni, viola e nere (o almeno così dice la leggenda, dato che non esistono foto di questa mitica squadra) era la più ambita per un motivo molto semplice: non esisteva squadra, a Londra e dintorni – figuriamoci più a nord, dove il calcio sarebbe arrivato molti anni dopo – tanto forte, rispettata e dagli ideali così nobili. Giocando, gli Wanderers insegnavano e sperimentavano varie forme del regolamento, più di qualunque altro club, e fu per questo che fino al 1871, anno in cui vennero stilate le regole ufficiali che definivano giocatori in campo, durata della gara e il ruolo del portiere – solo per fare alcuni esempi – questi straordinari gentlemen del football contribuirono a rendere il calcio quello che oggi conosciamo.
Non è certo un caso che tra le loro fila giocasse Charles Alcock, noto oggi come “il padre dello sport moderno”: eccellente giocatore di cricket, buon centravanti e dotato di una mente visionaria, questo uomo di legge fu la mente che ideò la Football Association, le prime sfide tra rappresentative nazionali e, soprattutto, la gloriosa FA Cup, il trofeo calcistico nazionale più antico al mondo. L’idea la prese proprio ispirandosi al torneo che annualmente si svolgeva tra le quattro case che componevano la scuola di Harrow, dove aveva studiato, e che sanciva anno per anno quale fosse la casata dominante: gli Wanderers resero omaggio alla geniale intuizione del loro più importante membro conquistando il trofeo alla prima occasione, quando superarono gli organizzatissimi cadetti militari dei Royal Engineers con un goal siglato da Morton Betts.
I primi dominatori del football
Egli era un difensore, e a volte aveva giocato anche come portiere, ma in occasione della finale del 1872 giostrò come centravanti: lo fece utilizzando uno pseudonimo, A. H. Chequer, un omaggio alla sua prima squadra, gli Harrow Chequers: A. H. Chequer significava infatti “An Harrow Chequer“, “uno degli Harrow Chequer”. Dopo aver dedicato la vita allo sviluppo del football, questo ingegnere civile si sarebbe poi ritirato in tarda età sulle Alpi Francesi, morendo a Menton nei mesi precedenti allo scoppio della prima guerra mondiale. Altri straordinari campioni degli Wanderers sarebbero stati, oltre a Betts e Alcock, il regista e capitano Francis Birley, tenace e insuperabile, il centravanti Jarvis Kenrick, che con i Clapham Rovers aveva segnato il primo goal di sempre nella F.A. Cup e che in ricordo del suo vecchio club avrebbe sempre giocato indossando un berretto color ciliega e crema, il prodigioso Arthur Kinnaird, scozzese tanto pugnace quanto talentuoso. Capace di giocare in ogni posizione del campo, Kinnaird avrebbe sempre cercato nuove sfide, fondando la squadra rappresentativa di Eton, gli Old Etonians, giocando la finale di FA Cup in 9 occasioni e vincendola in 5.
L’addio di Kinnaird, conseguenza della nascita delle altre squadre formate dagli Old Boys, fu il primo di una serie che colpi gli Wanderers all’indomani della loro quinta e ultima vittoria in coppa, arrivata nel 1878. In questa occasione, sconfiggendo nuovamente i Royal Engineers, i “Vagabondi” rinunciarono alla possibilità di ritirare la FA Cup e tenerla per sempre nella propria bacheca: un gesto di grande sportività, l’ultimo atto però di una squadra che da grandissima si trovò ben presto a corto di uomini e finì per sciogliersi appena due anni dopo, quando nell’ottobre del 1880 fu incapace di schierare undici giocatori per il primo turno di coppa contro i modesti London Rangers.
Un rapido declino e la rinascita
L’ultimo segretario, Charles Wollaston appunto, capì che i momenti di gloria della squadra che tanto aveva dato al football si erano ormai conclusi: vincitore sul campo in ben cinque occasioni (un record condiviso con Kinnaird, James Forrest e Patrick Vieira e superato da Ashley Cole solo nel 2010) Wollaston decretò che la squadra avrebbe disputato una sola gara all’anno contro gli Old Harrovians, compagine che rappresentava la scuola di Harrow da cui questa fantastica avventura era partita. Dopo pochi anni, silenziosamente, anche questa abitudine cessò. Terminava così la storia della prima grande squadra che il football abbia mai conosciuto, la prima capace di battere i mitici Queen’s Park di Glasgow che per ben nove anni non avevano subito una rete né, tanto meno, conosciuto sconfitta. La prima squadra a poter essere definita tale, un mix di talento ed eleganza che conquistò per prima la FA Cup in tre occasioni consecutive, un’impresa riuscita in oltre 150 anni solo ai Blackburn Rovers, primi promotori di quel calcio professionistico così distante dai valori di Alcock e compagni.
Qualcosa di questa leggendaria compagine, però, sopravvive ancora al giorno d’oggi. Nei gradini più bassi della piramide calcistica inglese, in gare giocate tra squadre semi improvvisate e davanti a poche decine di spettatori, gli Wanderers – rinati nel 2009 con la benedizione degli eredi dei padri fondatori – continuano a prendere a calci un pallone. Le vittorie, i tempi in cui un gruppo di “Vagabondi” dominava il mondo del calcio, sono solo un lontanissimo ricordo: ma lo spirito, c’è da giurarci, rimane lo stesso, quello di un amore sconfinato per il football e la consapevolezza in chi li osserva che forse, questo bellissimo gioco che tutti noi amiamo, non sarebbe mai stato quello che è adesso senza questi straordinari pionieri.
Play Up, Wanderers!
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