Calcio
MONDAY NIGHT: La maledizione del Nordafrica
Dovrei dire Wednesday Night, in effetti, ma il grande successo avuto su “Stadio” ha stravolto un po’ i piani della nostra già indaffaratissima redazione per cui, solo per questa settimana, alcuni appuntamenti sono stati spostati. Grazie a tutti voi che ci leggete con passione e che avete contribuito a questo exploit su uno dei quotidiani sportivi più prestigiosi d’Italia.
Ma torniamo a parlare di Fußball…
Il Nordafrica non è mai stata terra con la quale i tedeschi abbiano avuto un gran feeling. Già El Alamein evoca ricordi sinistri ma, per scendere su un terreno più leggero, pare che anche la Mannschaft abbia sudato parecchio da quelle parti e non solo a causa delle elevate temperature. La Mannschaft. Seconda potenza calcistica mondiale, per tredici volte fra le prime quattro alla rassegna iridata, tre volte sul gradino più alto d’Europa, capace di rifilare scoppole inenarrabili alle selezioni più blasonate del pianeta. Eppure nella parte alta del continente nero ha spesso visto i sorci verdi, specialmente quando il gioco si faceva serio. Questa storia, che a tratti ha dell’incredibile, inizia il 28 Dicembre 1958 al Cairo, dove si disputa un’amichevole con i locali. È una gara da Winterpaus, per sgranchire i giocatori al sole quando il gelo di Teutonia impedisce loro di fare attività e la formazione in campo è sperimentale ma non troppo, allineando Tilkowski, Schnellinger, Biesinger, Morlock e Rahn. I Faraoni non si fanno intimorire e al 26° vanno in vantaggio con un rigore di Alla ma Morlock li riprende dieci minuti dopo. Ad inizio ripresa Selim fa 2-1 e ci si aspetta la reazione tedesca che seppellirà di gol i malcapitati egiziani: non arriverà mai e la prima uscita in terra nordafricana si conclude con un’ingloriosa sconfitta. Cinque anni dopo si decide nuovamente di portare i rampolli della selezione a svernare al caldo. Memori del precedente, i dirigenti della DFB si orientano su Marocco ed Algeria e l’esordio, il 29 Dicembre 1963 al Mohamed V di Casablanca, sembra scacciare i fantasmi: vantaggio di Timo Konietzka rimontato poco dopo ma dura un solo minuto perché Aki Schmidt ristabilisce l’ordine con un tiro da fuori. Ripresa in sordina ma i Bianchi ne fanno altri due, per un 4-1 finale che lascia tutti contenti e sereni in vista dell’impegno di capodanno. Non è dato sapere cos’abbiano fatto i giovanotti durante il veglione ma sta di fatto che ad Algeri non la vedono mai e alla mezz’ora i maghrebini hanno già chiuso la pratica con una rete di Oudjani che raddoppia il vantaggio siglato da Mahi dopo 8′. Germania non pervenuta e stampa che non risparmia dardi avvelenati al povero Herberger. Il 22 Febbraio 1967 sono i marocchini a salire in Germania per un’amichevole. L’Elf di Schön ne fa polpette, con Overath che manda in rete quattro volte i compagni per uscire, tra gli applausi, al 57° rilevato da Löhr che farà il quinto. Tutto bene. Anzi ancora meglio quando i rossi di Re Ḥasan vengono sorteggiati nel girone 4 di Mexico ’70 ma il 3 Giugno, a León, le cose si mettono malissimo: al minuto 22, Höttges, con un colpo di testa disgraziato, trasforma un innocuo cross in un assist al bacio per Jarir che porta in vantaggio i suoi. Sarà l’altura, sarà che Haller fa il gigione ma la furia tedesca non trova il bandolo della matassa e quando Müller sbaglia un gol fatto, innescando il sospetto che si tratti di un replicante, a qualcuno vengono i sudori freddi. Sotto di uno al riposo, Schön tira fuori l’evanescente Haller e inserisce Grabowski ma è una giocata diabolica di Gerd a fornire a Seeler la palla del pari. D’accordo, tutto a posto, scusate per lo spavento, adesso andiamo a vincere facile, eh. Invece no. Il Marocco chiude gli spazi e la bombola di ossigeno sta per finire in mugolio che grida allo scandalo. L’elfo di Nördlingen però sa che i gol sono già nell’aria e bisogna solo darsi la pena di cercarli: perché quindi non andare fin laggiù, che forse quella palla picchia sulla traversa e mi ricade sulla testa? Detto, fatto: il pragmatico Helmut ringrazia e i giornalisti ripongono ordinatamente le fiale al cianuro. Meglio non incrociarli più questi, che sono solo problemi: infatti quando il piccolo Ricardito a Baires tira fuori dall’urna la semisconosciuta Tunisia, a qualcuno va di traverso la golata di Paulaner. E il 10 Giugno, a Córdoba, in effetti si soffre. La Germania fatica a fare breccia tra gli ordinatissimi tunisini e cerca sbocchi solo su palle inattive o con tiri dalla distanza, peraltro sempre controllati facilmente dall’ottimo Naili, che sorprende tutti col suo senso del piazzamento. Il dirimpettaio Sepp ne prende una che sa solo lui come e assiste impotente ad un pallonetto che sfiora il palo poco dopo. Finisce 0-0 e Germania avanti ma proprio in quello stadio, undici giorni dopo, si fermerà la corsa al titolo. È l’Algeria avversario di turno nel 1982 ma le cose stanno molto diversamente rispetto a vent’anni prima: la Mannschaft è una delle grandi favorite per la conquista della coppa e i biancoverdi di Mekhloufi non sembrano proprio quelli in grado di sbarrarle la strada. Il 16 Giugno La Gazzetta dello Sport esce con un occhiello infelice: “Germania-Algeria: giochiamo al toto-gol” mentre dal ritiro degli africani arriva un timido: “Tedeschi imbattibili? Noi non ci crediamo”. Infatti già nella prima frazione gli uomini di Derwall non trovano varchi apprezzabili ed il possesso palla è favorevole agli avversari che sembrano trovarsi a proprio agio nella cocente primavera spagnola, aspettando nella propria metà campo o giochicchiando sulla trequarti. Chiusa la prima frazione a reti inviolate, nella ripresa i teutoni partono a testa bassa ma al minuto 52 una ripartenza è letale: Zidane smarca Belloumi solo davanti a Schumacher, Toni devia forse con un gomito ma sulla palla si avventa Madjer (sì, proprio lui) che fa 1-0. Frastornate, le maglie bianche sembrano intenzionate a raddrizzarla subito ma ci vuole un quarto d’ora prima che Rummenigge raccolga un centro basso di Magath e mandi alle spalle di Cerbah. Palla al centro, adesso si può cominciare a vincere. No. Gli algerini riprendono il gioco e costruiscono un’azione speculare a quella del pareggio appena subìto: il traversone è di Assad, il piedino giustiziere di Belloumi. Il mondo, calcistico e non, si ferma di fronte a quel risultato clamoroso e l’incauta redazione deve fare ammenda dalla prima pagina della Rosa, scusandosi con la nazionale nordafricana. Ancora Messico e ancora Marocco: stavolta sono gli ottavi e la partita è da dentro o fuori. Tanto per cambiare, è la fatica di Sisifo: i marocchini, si sa, brillano per resistenza e nella rarefatta aria di San Nicolás torna utile. Zaki compie un miracolo su Rummenigge nel primo tempo e lo stesso Kalle spara una rovesciata alta sulla traversa: la Germania è tutta lì. Timoumi e Bouderbala si direbbero i veri tedeschi, facendo girare palla con maestria centroeuropea: non pungono, è vero, ma non espongono nemmeno il fianco al potenziale degli avversari. Minuto 87, punizione da oltre trenta metri. Matthäus non ha proprio voglia di andare ai supplementari e si accorge che Zaki ha messo male la barriera: una sassata a pelo d’erba ed il turno è passato. 22 Settembre 1993. A Tunisi si gioca in amichevole e, dopo lo 0-0 del primo tempo, Andy Möller va in rete al 50° ma il vantaggio viene azzerato da un rigore di Rouissi verso fine gara. La Confederations Cup 2005 è la prova generale del mondiale che si giocherà l’anno successivo e alla Germania tocca ancora la Tunisia: la forbice è enorme ma tant’è i Bianchi trovano il gol solo a 15′ dal termine con Ballack dal dischetto. Schweinsteiger e Hanke ne faranno altri due e finalmente, dopo 27 anni, la Tunisia è sconfitta. Germania-Algeria di Porto Alegre nel 2014 è storia di ieri e non c’è bisogno di ricordarla: ancora una sofferenza. Finita bene, per carità, ma per aver ragione dell’Algeria ci sono voluti 50 anni. E manca ancora l’Egitto…
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