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Calcio

Moviola in campo: L’arretratezza del calcio rispetto agli altri sport – 22 Feb

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Il calcio è per distacco lo sport più seguito e praticato al mondo. Miliardi di persone lo seguono, e milioni di persone lo praticano in ogni angolo del globo, e questa popolarità ha contribuito a renderlo uno dei maggiori business all’interno del mondo sportivo, al pari di eventi come il Superbowl, Olimpiadi o le Finals NBA. Però, nonostante questa popolarità e gli introiti che ne conseguono, il mondo del calcio fatica a rimanere al passo con i tempi nell’elemento fondante di qualsiasi disciplina: il rispetto delle regole. Nel corso di questa stagione infatti, stiamo assistendo sempre di più, all’interno del nostro campionato, ad errori evidenti commessi da coloro che sarebbero tenuti a far rispettare queste regole sul campo, ovvero gli arbitri.

Attenzione però, questo non vuole essere un attacco diretto a chi svolge questa professione nell’ambito calcistico, perché comunque i direttori di gara rimangono sempre esseri umani come tutti noi, e, come tutti gli esseri umani, possono sbagliare. Dato per assodato e fondamentale questo ultimo ragionamento, il compito di chi dirige questo sport, dovrebbe essere quello di ridurre al minimo possibile questi errori, che sembrano presentarsi sempre più frequentemente all’interno del nostro campionato. E il modo per farlo esiste. Basta sapersi guardare intorno, e volgere lo sguardo a tantissimi sport che ormai hanno ridotto al minimo la percentuale d’errore nell’applicazione delle regole utilizzando la tecnologia direttamente sul campo di gioco. Ecco perché tantissimi presidenti di società italiane (tra cui anche il nostro chairman Joey Saputo), spingono fortemente per l’utilizzo della moviola in campo, uno strumento per rendere i giudizi arbitrali più uniformi possibili, e che porterebbe, finalmente, il calcio al pari di tanti altri sport che utilizzano il supporto tecnologico come aiuto per i direttori di gara da diverso tempo.

La prima lega professionistica ad utilizzare ufficialmente la tecnologia in campo è stata la NFL, la lega professionistica di Football Americano degli Stati Uniti. Nel 1986. L’evento fu davvero rivoluzionario, ma per un lungo periodo di tempo sembrò quasi che la NFL fosse una mosca bianca nel mondo sportivo, accusata addirittura da molti appassionati di aver tolto potere agli arbitri e aver quasi snaturato il gioco. Nulla di più sbagliato, dato che, con il passare degli anni, tantissime altre leghe capiranno l’importanza di fornire un supporto sul campo per ridurre al minimo possibile gli errori nel giudizio arbitrale. Nel 2001 fu infatti il turno del Rugby che, dopo diversi anni di sperimentazioni, ufficializzò l’utilizzo del TMO (Television Match Officer), un sistema di replay a supporto degli arbitri, che da quella data possono controllare le situazioni dubbie attraverso video rallentati ed ingranditi.

Anche il basket, pochi anni dopo, si convinse ad affidarsi all’instant replay per le situazioni di gioco dubbie e difficili da valutare per gli arbitri. Nella stagione 2002/2003 infatti, l’NBA iniziò ad utilizzare questa tecnologia, e i risultati furono talmente buoni che nel giro di pochi anni arrivò anche all’interno del campionato italiano. L’esordio della moviola in campo nel basket italiano avvenne il 25 Settembre 2004, in occasione della Supercoppa Italiana tra Treviso e Siena, e mostrò fin da subito quanto fosse fondamentale per gli arbitri avere un supporto video in uno sport che si può decidere anche negli ultimi decimi di secondo di partita. Come successe tra l’altro proprio nella finale scudetto di quella stagione, quando il campionato venne assegnato alla Fortitudo Bologna proprio grazie all’instant replay.  Infatti il famoso tiro i Ruben Douglas allo scadere di gara-4 tra Fortitudo e Milano venne inizialmente annullato dagli arbitri, ma la verifica sui monitor a bordocampo mostrò che il pallone aveva lasciato le mani del giocatore biancoblu con ancora 24 centesimi di secondo sul cronometro. Il canestro fu quindi convalidato e la Fortitudo vinse così il suo secondo scudetto.

Nel Gennaio 2006 anche il tennis iniziò ufficialmente ad utilizzare il cosiddetto “Occhio di Falco”, ovvero la possibilità di ricostruire al computer, grazie a varie telecamere posizionate sul campo, la traiettoria della pallina e verificare con certezza quasi assoluta (il margine di errore è di 3,6 millimetri) se essa sia effettivamente in campo o fuori. La stessa tecnologia venne poi introdotta qualche anno dopo anche nella pallavolo.

 

Rileggendo queste date risulta evidente il divario tra il calcio e tutti gli altri sport. La tecnologia è parte integrante di tutte queste discipline da almeno dieci anni, mentre l’unico passo in avanti fatto nell’ambiente calcistico (avvenuto comunque con diversi anni di ritardo) è stato l’utilizzo della Goal Line Tecnolology. Ma i vari episodi successi nelle ultime giornate nel nostro campionato hanno evidentemente mostrato che stabilire se il pallone abbia o meno superato la linea di porta non è sufficiente a rendere equi i giudizi arbitrali durante le partite. E’ ora di fare un deciso passo avanti nell’applicazione del regolamento, e, sicuramente, è ora di colmare un gap che vede il calcio indietro di almeno dieci anni rispetto agli altri sport.

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