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Calcio

Pop&Sport – Il Milan e la Ligue 1 dimostrano l’importanza di avere una visual identity al passo con i tempi

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Il 20 novembre di ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’infanzia  (World Children Day). La data coincide con il giorno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, nel 1959, e la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nel 1989. Sotto un’iniziativa sponsorizzata dal governo francese e dalla CNAPE (associazione che si occupa della protezione e dei diritti dell’infanzia in tutta la Francia), tutti i club di Ligue 1Ligue 2, comprese le due leghe, hanno sostituito sui loro social i rispettivi loghi con quelli realizzati per l’occasione con i stili infantili caratteristici.  L’iniziativa richiama l’attenzione di tutto il pubblico sui diritti dei minori offrendo ai club e alle leghe di tutto il mondo un punto di partenza ispiratore per difendere, promuovere e celebrare i diritti dell’infanzia e non solo.

Tutta la campagna si muove e si sviluppa attorno ad un messaggio chiaro e importante: “Che l’infanzia sia un gioco da ragazzi”. Per farlo, le due leghe hanno giocato comunicativamente d’astuzia, andando a prendere uno degli asset spendibili e di maggior importanza dei club: il logo. Un’altro esempio di rivisitazione a fini comunicativi, ma stavolta commerciali, è quello di AC Milan x Ghostbusters Legacy: i diavoli di Milano hanno modificato il proprio logo in occasione dell’uscita del film, togliendo la croce e le strisce e inserendo il logo del film cult. L’idea, come spiegato in un post Instagram di A. Lunari e G. Hasa su Cronache di Spogliatoio (vedi qui), è quella della cosiddetta contaminazione, ovvero del tentativo di fondere due brand per realizzare prodotti unici, che facciano parlare di sé e capaci di attrarre nuovi consumatori. Una comunicazione meno onorevole rispetto a quello fatto in Francia, certo, ma molto efficace. Ciò dimostra anche quanto sia importante, per non dire necessario, aggiornare la propria identità visiva e mantenerla al passo con i tempi, per essere sempre più appetibili nel mercato che sia a livello locale, nazionale o internazionale. La chiave del rebranding, però, rimane sempre quella del non esagerare: il logo è il primo punto di contatto che ogni tifoso ha con la propria squadra del cuore ed è il simbolo a cui si collegano ricordi e affetto. Stravolgerlo troppo sarebbe come farsi autogol.

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