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Pop&Sports – Figurine Panini, che passione!

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#celocelomanca
Vi suona familiare? Un inno alla gioia che ci riporta indietro nel tempo, quando la parola “passione” iniziava a prendere significato. Ma quanto erano belle le figurine Panini? Quando con gli amici e l’aiuto dei parenti si cercava di finire l’intero album dei calciatori. Una tradizione che, dal 1961, continua ad inneggiare nella nostra cultura, sia da piccini che da grandi.

Andiamo indietro nel tempo, nel 1947. L’allora nota casa editrice Nannina iniziò a pubblicare un giornaletto per “piccoli tifosi”. I “cinni” dell’Italia post-bellica non avevano né tv né internet. La fantasia regnava sovrana durante i racconti dei radiocronisti sulle prestazioni del Grande Toro, di Fausto Coppi nel Giro d’Italia e delle V nere, con in mente le immagini viste sulla Gazzetta o dalle vignette di Carmelo Silva su Calcio Illustrato. Nel 1961, gli otto fratelli Panini, proprietari di una piccola edicola che acquistarono con i genitori nel dopoguerra, ebbero una idea geniale. Era l’Italia che sognava e faceva. Cominciarono a imbustare le figurine della Nannina e, successivamente, cominciarono a stamparle in proprio, lì dove tutt’ora accade la magia: in viale Emilio Po 380, Modena. 

Ora, dopo quasi 60 anni, quel sogno italiano è diventato una vera e propria dinastia: 1200 dipendenti, con filiali negli Stati Uniti e in America Latina, che producono 1 miliardo di bustine all’anno e che, per eventi come i mondiali, riescono a distribuire felicità a ben 120 Paesi. Se ci pensate questo sogno e tanto nostro quanto dei nostri cugini internazionali: secondo Panini, nel 2014 il più grande mercato è all’estero e segue quasi tutti gli sport, come ad esempio la NBA e la NFL per gli appassionati in USA. Grazie a ciò (e dopo alti e bassi nella gestione dell’azienda), Panini è oggi il marchio mondiale delle figurine.

Inoltre, se pensate che le figurine siano un fenomeno riservato a solo bambini e ragazzi vi sbagliate. D’altronde alcuni di noi lo sanno, perché nonostante gli anni in più continuiamo a comprare album e figurine, andando a coinvolgere anche figli e/o nipoti. Secondo le stime Panini, sempre del 2014, il 50% degli acquirenti sono adulti. Come successo per il Mondiale 2014 in Brasile (quello che noi ricordiamo per il “morso” di Suarez a Chiellini), l’allora presidente del paese ospitante Dilma Vana Rousseff aveva dichiarato di essere impegnata a contrattare per lo scambio di figurine con un suo nipotino. Lo stesso per un politico dell’opposizione ecuadoriano, che ha interrotto le polemiche sul presidente in carica per fare appello, via Twitter, per alcune figurine che gli mancavano per completare l’album. Ecco, questo per far capire che non solo i bambini ne vanno matti, ma anche adulti di ogni età e ceto sociale. 

Figurine Nannina per i “piccoli tifosi” – Pinterest.ch

E’ incredibile come questo fenomeno, che riporta tutti noi bambini, riesca a resistere alla tecnologia. Non so, ma c’è qualcosa di romantico in questo. Oggi siamo abituati ad avere tutto subito, fortunatamente, e grazie ad internet possiamo avere quello che vogliamo quando lo vogliamo e in qualunque momento: questo vale anche per le foto e video dei nostri idoli. Ma le emozioni… quelle non si possono cercare via internet. Chi ama la cartoleria e il suo odore può capirmi, lo stesso per chi ama l’odore dei libri: sentire l’odore della carta stampata che ha l’album e la figurina è qualcosa di impressionante, che manca in una foto in digitale. I più anzianotti direbbero che manca anche l’odore della colla d’ufficio, al sentore di mandorle, che si usava per incollare le figurine quando ancora non erano adesive. Per non pensare all’eccitazione di aprire la bustina: lo strappo della cartina e la speranza di trovare il tuo preferito o quello che ti manca per completare il quaderno (che ovviamente non succedeva mai, se non in rare eccezioni, ma che accadevano sempre ad altri, mai a te). E’ una sensazione che, come altre, sono difficili da spiegare, ma che per fortuna la stragrande maggioranza di noi l’ha provata almeno una volta.

Comunque possiamo dire che i social network, anche se non hanno prevalso a questo fenomeno, si sono adeguati e sono cresciuti assieme: come una volta si mandava una lettera alla magica via modenese, per vedere se riuscivano a recapitarti le carte che per te erano introvabili, i social hanno grande spazio per lo scambio di figurine. Attraverso l’hashtag #gotgotneed, nel Regno Unito si possono cercare le carte mancanti in un bacino molto più ampio rispetto alla tua compagnia o al tuo paese/città. La Royal Mail (le Poste britanniche, per intenderci) ha registrato un aumento notevole di scambi di lettere durante i mondiali di calcio. Anche i siti e blog sportivi si evolvono, facendo da tramite per gli scambi tra utenti, come il sito colombiano pulzoo.com e il sito UK Panini Pawn Shop.

“Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare”. Questa frase, presa dal film “Prendimi!”, del 2018, rispecchia un po’ quello che accade con le figurine Panini: forse non smettiamo di completare gli album perché invecchiamo, ma invecchiamo perché non facciamo più la collezione dei calciatori. Forse per mancanza di tempo o non so, ma di una cosa sono sicuro: sia da piccini che da grandi, questa rimane una grande passione!

 

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