Calcio
Pop&Sports – Sconfiggiamo il tabù dell’omosessualità nel mondo del pallone!
Siamo a giugno e dagli anni 70 questo mese viene dedicato al movimento LGBTQ+ per manifestare apertamente l’accettazione sociale, l’auto-accettazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, non-binarie, queer e per i relativi diritti civili e legali.
In occasione del Pride di quest’anno anche l’U.S. Soccer ha cambiato il suo logo, solo per questo mese, cambiando il colore rosso delle strisce con quelle della bandiera LGBTQIA, prendendo parte alle iniziative di sensibilizzazione sulle tematiche legate alla comunità e con l’intento di celebrare il ricordo dei Moti di Stonewall, una serie di violenti scontri fra gruppi di omosessuali e la polizia a New York nella fine degli anni ’60.
Molte federazioni hanno deciso di prendere posizione e schierarsi dalla parte dei diritti civili, per un mondo senza barriere e dove tutti si sentano liberi. Per esempio, la Lega calcio e la Federazione inglese, essendo da sempre precursori di iniziative non indifferenti nel mondo del pallone, dal 2016 abbraccia la comunità LGBTQ+ con iniziative sul campo: bandiere sui corner, lacci colorati e strisce dei capitani color arcobaleno accompagnano sul campo i giocatori della Premier League. Anche altri club, come PSG e VfB Stuttgart hanno abbracciato il movimento, con maglie e numeri colorati. Insieme a loro, anche vari giocatori sostengono a loro modo il mondo arcobaleno: per esempio, Vardy del Leicester, a dicembre scorso, ha festeggiato un suo gol sfasciando la bandierina dell’angolo, con sopra il pattern del movimento, in scivolata e l’ha regalata ai suoi tifosi LGBTQ+. In modo più sobrio, ultimo per cronologia di eventi, è stato Neuer, portiere del Bayer Monaco e della Nazionale tedesca, che nella partita di Euro 2020 contro la Francia ha indossato la fascia arcobaleno da capitano.
Se in generale molti club e molti giocatori si sono espressi a favore del movimento, l’omosessualità rimane ancora un tabù nel mondo del calcio, soprattutto in quello maschile. Secondo quanto scritto dal Corriere della Sera, se tra le donne sono all’ordine del giorno coming out e coppie che vivono apertamente il loro amore, tra gli uomini invece prevale la paura. Recentemente ha fatto scalpore quanto scritto da Philip Lahm nel suo libro “Das Spiel. Die Welt des Fussbals”. L’ex capitano della Nazionale tedesca ha chiaramente invitato gli altri giocatori a non fare coming out, o per lo meno a pensarci molto bene: “Se qualcuno avesse in mente di farlo e dovesse chiedermi consiglio, gli suggerirei di consultarsi con una persona di fiducia e fare onestamente i conti con sé stesso, su quali siano i veri motivi per questo passo […] ma non gli consiglierei mai di parlare di questo tema con i suoi compagni di squadra”. Queste frasi sono un’aperta denuncia ad un mondo del calcio ancora troppo chiuso all’amore libero.
Questo comprende anche il campionato italiano. L’opinione di Lahm è condiviso nello stesso modo dal sampdoriano Albin Ekdal, pilastro della Nazionale svedese, che spiegò in un intervista nel febbraio 2020 come “molti altri vorrebbero farlo, ma non si sentono liberi per paura delle reazioni negative”. Un pensiero ripreso anche da Radja Nainggolan, centrocampista del Cagliari che nel 2018 dichiarò: “I calciatori gay non rivelano di esserlo, si vergognano. In quel caso al giorno d’oggi saresti un uomo finito. In questo mondo, se ci fosse veramente qualcuno gay, non si sentirebbe a proprio agio, perché il calcio è noto per le belle donne”.
A denunciare l’ “omertà” sul proprio orientamento sessuale tra i giocatori è anche la rivista tedesca 11 Freunde (11 amici), che sta scatenando un enorme dibattito in Germania. Secondo la Repubblica, l’appello dell’influente rivista di calcio, sottoscritto da ben 800 giocatori della Bundesliga e della Seconda e Terza Lega, condanna il pallone come un ambiente in cui “la paura di essere discriminati e isolati dopo un coming out è ancora talmente grande da indurre i calciatori gay a nascondere la loro omosessualità”. La rivista, per incoraggiare a dichiararsi, promette che sosterrà e incoraggerà chiunque voglia rivelare pubblicamente di essere omosessuale, incoraggiando i calciatori a fare altrettanto, usando l’hashtag #ihrkönntaufunszählen (potete contare su di noi). Sul numero di questo mese si vedono alcuni giocatori come Niklas Stark dell’Hertha Berlino, Sven Michel dell’ SC Paderborn e Sebastian Oklsson dell’ Fc St Pauli tenere un cartello con lo slogan della campagna pro-coming out. Chi fa unappello al coming out, sopratutto per i suoi colleghi, è l’interista Lautaro Martinez, che non concorda con l’ex compagno Naingollan e dice: “Non vedo cosa ci sia di male nell’esprimersi liberamente, anche nel calcio”.
La lotta contro l’omertà sull’orientamento sessuale nel mondo del pallone è ancora lunga. L’importante è che le Federazioni, i club e i giocatori stessi continuino a manifestare l’accettazione sociale delle persone del movimento LGBTQ+ e che, chi ancora rimane in disparte, cominci a farlo. Sconfiggiamo il tabù dell’omosessualità nel mondo del pallone: il campo è un potente mezzo di comunicazione, sfruttiamolo (capito Figc e Lega Serie A?).
Fonte: nssmag.com / Corriere della Sera / la Repubblica
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