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Calcio

Il punto sulla Serie A: Speedy Gonzalo e Com’è profondo il Var

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IL TOP

Speedy Gonzalo

Quando ha messo piede sul Sacro Suolo di Fuorigrotta, quegli stolti dei suoi ex tifosi lo hanno accolto con fischi e pernacchie. Volevano intimidirlo? Lui ha sorriso e si è messo a dirigere il… coro. Qualcuno lo ha apostrofato alla napoletana, definendolo “nu chiattone” per quella pancetta che, sotto sotto, non lo abbandona. Volevano offenderlo? Gonzalo Higuain non ha fatto una piega, anzi ha piegato la difesa del Napoli alla prima (e forse unica) occasione disponibile. Poi, una volta depositata la palla nel sacco, ha portato le mani accanto alle orecchie per godersi la nuova razione di fischi. In un mondo ipocrita come il nostro, ha bellamente esultato per il gol segnato con i suoi nuovi colori. C’è chi bacia la maglia perché sotto lo stemma si nasconde l’Iban del proprio conto corrente e chi invece non prende in giro la gente e si autodenuncia come calciatore professionista. C’erano una volta Bulgarelli, Mazzola, Rivera, Riva e Udovicich. Oggi, meglio un Higuain di quei Pinocchi che dopo aver segnato chiedono rispetto per la loro ex squadra. Dovevate pensarci prima…

 

IL FLOP

Com’è profondo il Var

Una cosa, lo confesso, non mi è mai piaciuta: la ricerca esasperata della novità. Non sono ancorato al Congresso di Vienna, ci mancherebbe, ma avendo il vizio di pensare con la mia testa diffido dei facili entusiasmi. Prendete le tecnologie, che una volta erano precedute dall’aggettivo “nuove” e adesso, nascendone in continuazione, vengono presentate senza appellativo. Le tecnologie hanno migliorato la qualità della nostra vita? Sì, ma anche no. Da ragazzo, ricordavo a memoria decine di numeri di telefono e avevo le tasche zeppe di gettoni; oggi viaggio più leggero, con il mio smartphone in saccoccia, però a malapena ricordo il mio, di numero. Insomma, la tecnologia è ok, a patto che l’Uomo sappia sfruttarla e non si faccia sfruttare, altrimenti è inutile. Il calcio, quest’anno, mi ha offerto un’altra riprova introducendo il Var, fantastico macchinario che sostituisce l’occhio umano ma non la sua coglioneria. Non entro nel merito delle singole decisioni, anche se mi riesce difficile scambiare una parata per un atto ininfluente e resto dell’idea che Maietta fosse più degno di You Porn che dell’area di rigore, con il suo spogliarello; preferisco rimarcare il concetto: dietro la tecnologia c’è sempre un uomo. O più uomini, il che non è necessariamente un bene. C’è il “silent check” (versione moderna del detto “Un bel tacer non fu mai scritto”?), c’è l’arbitro che disegna un quadrato lasciando con il fiato sospeso migliaia di persone. C’è, soprattutto, la cosa più importante: se sei scarso, scarso resti. Mi piacerebbe poter pensare a un complotto contro il Bologna, o in seconda battuta al “peso” politico del Cagliari, ma sarei fuori strada. Resta l’amaro in bocca della considerazione di prima: se sei scarso, scarso resti. Un giornalista che ho avuto la fortuna di conoscere, Giglio Panza, ha sempre scritto i suoi articoli a… mano, rifiutando persino di batterli a macchina (ed è morto nel 1991, non nell’800), ma leggerlo era un autentico piacere. Un altro che ho invece avuto la disgrazia di incrociare, Domenico Morace, usava il computer, e leggerlo provocava irritazione agli occhi. Ecco, per chiarire ulteriormente il concetto: se Gigi Agnolin avesse potuto contare sul Var, sarebbe stato un arbitro ancora più grande; se Federico La Penna e i suoi compagni di merende avranno a disposizione ulteriori tecnologie, resteranno degli inetti. Com’era quella? Ah, già: se sei scarso, scarso resti.

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