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Storie: Alì Dia, professione impostore

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Alì Dia: professione impostore

La storia del calcio è piena di giocatori sopravvalutati, da cui ci aspettava sfracelli ma che per un motivo o per l’altro non hanno saputo realizzare le aspettative che gli esperti avevano intravisto in loro: problemi fisici, problemi caratteriali, problemi tattici o di ambientamento. Sono le meteore, giocatori che magari hanno brillato per pochi istanti e che poi non hanno saputo confermarsi.
La storia di Ali Dia, tuttavia, non può essere inserita in questo gruppo. Ali Dia non fu una meteora, bensì un vero e proprio impostore che, incredibilmente, riuscì anche a giocare nella prestigiosa Premier League Inglese.

Nato nel 1965 a Dakar, in Senegal, lascia il paese per giocare a calcio come molti connazionali. Come molti di loro, la Francia è la sua terra d’approdo. Come molti di loro è poco piu’ che maggiorenne, ed i suoi inizi sono nel Beauvais, squadra di Seconda Divisione, nella quale gioca una stagione. Quella successiva è al Dijon, sempre Seconda Divisione, e anche qui l’esperienza si riduce ad una sola stagione, dopo la quale passa al La Rochelle, nelle divisioni minori. Qui Dia non diventa certo un punto fermo della squadra, tanto che l’anno dopo cambia il suo quarto club in quattro anni andando ancora piu’ giu’, nell’Olympique Saint-Quentin, dove però non trova affatto la consacrazione ma anzi, l’ennesima bocciatura. Nel 1992, a 27 anni e dopo non aver sfondato nemmeno nelle serie minori francesi, chi potrebbe pensare che quel magro attaccante senegalese un giorno avrebbe visto la Premier League? Forse nemmeno lo stesso Dia, che infatti sparisce dai radar calcistici mondiali per riapparire alla soglia dei trent’anni nel FinnPa, in Finlandia, dove tuttavia la musica non cambia: 5 presenze e 0 reti e subito il passaggio, nello stesso anno, al PK-35 Vantaa, altra squadra finlandese. Nemmeno il tempo di finire la stagione ed ecco che arriva la terza squadra in un anno, i tedeschi del Lubecca, che incredibilmente gli danno una chance per pentirsene dopo appena 2 presenze – e ovviamente nessun gol.

Non si sa con quale coraggio (o incoscienza), alle soglie dei trent’anni e dopo una “carriera” così poco gloriosa, Dia sbarca in Inghilterra, la terra dei maestri del calcio, cercando una squadra che gli dia un posto: fallisce provini in serie (Port Vale, Gillingham, Bournemouth, non si parla di squadroni) e chi gli da fiducia, come i Blyth Spartans che giocano in una serie super-minore, se ne pente dopo appena un incontro, peraltro giocato da subentro. Nel frattempo, almeno 9 Divisioni sopra il Blyth Spartans, accade che il Southampton stia cercando una punta…

Il Southampton è allenato da Graeme Souness, in passato giocatore fantastico e bandiera del Liverpool e allora Manager che godeva di una certa credibilità, avendo guidato per 4 stagioni i Rangers di Glasgow e per 3 lo stesso Liverpool. Una sera, Souness riceve una telefonata che lo sorprende: a chiamarlo è nientemeno che George Weah, centravanti del Milan e stella del calcio mondiale! Weah raccomanda a Souness un suo cugino (Weah è liberiano, Dia senegalese, ricordiamolo) che in passato ha giocato per il Paris Saint-Germain e per 13 volte nella Nazionale Senegalese: Ali Dia è il suo nome, e attualmente è senza contratto… Un affare!!!

Incredibilmente, Souness si convince, ignorando che dall’altra parte del telefono non c’è Weah ma un compagno di università dello stesso Dia. Ali sigla un contratto mensile con il Southampton e Souness pensa di testarne subito le qualità in un match della Squadra Riserve contro le Riserve dell’Arsenal. Ma il destino da una mano a Dia, e un nubifragio non permette lo svolgimento della partita in questione, lasciando così un alone di mistero sulla sua abilità tecnica. I compagni, tuttavia, si sono accorti negli allenamenti che Dia non ha niente a che vedere con Weah, anzi…siamo sicuri che sia un calciatore? La scarsa preparazione fisica ed il controllo di palla a dir poco dilettantesco fanno pensare che Ali non vedrà mai la prima squadra, e invece…
Pochi giorni dopo, il Southampton deve vedersela contro il Leeds, ed il saggio (…) Souness decide di portare Dia direttamente in prima squadra, anche se in panchina. E’ il minuto numero 32 quando Matthew Le Tissier, icona del club e autentico campione (di cui magari parlerò a parte) si infortuna e deve lasciare il campo: è un attaccante, per cui il suo posto viene preso da…si, proprio da Ali Dia. Che a 31 anni, e dopo aver fallito in ogni periferia calcistica del mondo, fa il suo esordio nel massimo campionato inglese con la maglia numero 33 del Southampton!

Per tutti, compagni, tifosi e avversari, è una scena che difficilmente potrà essere rivista: immaginate un balletto dove ad un certo punto, infortunatosi Roberto Bolle, viene fatto entrare al suo posto Giampiero Galeazzi ed avrete idea dello spettacolo. Questo è quello che accade quel 23 Novembre 1996: un fantasma che vaga per il campo senza un perché mentre intorno a lui i professionisti fanno il loro lavoro. Un dilettante, intrufolatosi tra calciatori veri, che nemmeno sa come sia potuto arrivare fino lì. La farsa dura 53 minuti, poi evidentemente Souness realizza quanto è stato boccalone e sostituisce Dia con un difensore, Ken Monkou. La sua squadra sta perdendo, e perderà, per 2 a 0.

Di quei 53 minuti giocati in Premier League ne fece una emblematica rappresentazione lo stesso Le Tissier, incredulo come compagni ed avversari: “Correva qua e là per il campo come Bambi sul ghiaccio. Fu davvero imbarazzante da vedere.” I tifosi del Southampton lì per lì sono scioccati, ma dopo qualche tempo conieranno addirittura uno slogan tutto per lui: “Ali Dia! He’s a liar! He’s a liar!”
Ali Dia è un bugiardo.

Ovviamente, e nell’imbarazzo piu’ completo, il Southampton aspettò la scadenza del contratto mensile e così Dia lascio la squadra, accasandosi 6 Divisioni piu’ sotto nel Gateshead, dove addirittura all’esordio segnò quello che risulta essere il suo primo (di due) gol riconosciuto in carriera. Sono 8 partite, poi Dia a 32 anni, capisce che il calcio non è cosa per lui e si ritira. Se ne va nella Northumbria University di Newcastle, dove nel 2001 ottiene la laurea. Souness, la stagione successiva alla bufala di Dia, allena addirittura in Serie A, al Torino, dove poco sorprendentemente non dura che pochi mesi.

Il nome di Ali Dia è leggenda tra i fans inglesi, e gli addetti ai lavori lo votano ripetutamente come “il peggior calciatore che abbia mai giocato in Inghilterra”.
Un premio un pò ingeneroso, a dire il vero: Ali Dia, professione impostore, tutto era tranne che un calciatore.

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