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Calcio

Storie: Allez Calais – 13 Ott

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Allez Calais: l’incredibile storia dei dilettanti che conquistarono la Francia

Quando in Italia ci lamentiamo dello scarso appeal calcistico che ha la nostra Coppa Nazionale dimentichiamo spesso che basterebbe ben poco per restituire dignità a questo trofeo. Il fatto che venga snobbato da media e tifosi è una conseguenza diretta dello scarso interesse che i nostri club per primi provano per quello che poi, al termine della stagione, è pur sempre il secondo trofeo nazionale. L’alto numero di partite che si giocano in un’annata calcistica non può poi essere realmente considerata una giustificazione a quelle squadre (anche di bassa classifica) che usano la Coppa Italia per dare spazio alle riserve mai utilizzate in campionato, visto che in molti paesi evoluti calcisticamente di coppe ce ne sono addirittura due o più. E’ un mero calcolo economico: una squadra anche di medio livello trae più soldi da un buon piazzamento in campionato (con magari una qualificazione in Europa) piuttosto che dal raggiungimento di un turno finale di Coppa. E’ però anche questione di cultura e di tradizione, e resto dell’avviso che bisognerebbe donare alla nostra Coppa Italia un senso, in un modo o nell’altro.
In altri paesi, come detto, la Coppa Nazionale ha tutto un altro significato, e tutt’altro fascino. Ad esempio in Francia, dove nel 2000 accadde un piccolo miracolo calcistico: protagonista una minuscola squadra di dilettanti di un meraviglioso paese sulla Manica, il Calais.

Calais è una nota città del Nord della Francia, si trova sul Canale della Manica e guarda quindi verso Dover, Inghilterra. Di piccole dimensioni, è incantevole da vedere (conta 10 milioni di visitatori l’anno) ma ai tempi in cui si svolge questa storia era una città depressa: la disoccupazione era alta (17%) e la metà di chi lavorava guadagnava una miseria. Insomma, motivi per essere allegri o entusiasmarsi non ce ne erano. O almeno, questo fino al 2000, quando la piccola squadra locale appassionò tutto il paese nella sua cavalcata in Coppa di Francia.
La Coppa di Francia (“Coupe de France”) si svolge dal 1918, e la sua storia è andata avanti anche durante gli anni di guerra nonostante l’occupazione nazista. Sua peculiarità è quella di essere un torneo aperto a qualsiasi squadra francese (o delle ex-colonie) che intenda partecipare. Si svolge attraverso moltissimi turni ad eliminazione diretta, e dai club dilettantistici che prendono parte al primo turno si arriva, nel 9° turno, a vedere la discesa in campo dei club della Ligue 1, la massima serie nazionale. Non è quindi raro che qualche squadra minore si possa trovare ad affrontare una squadra di professionisti strapagati (almeno per gli standard del calcio francese) finendo spesso con l’essere asfaltata ma regalando comunque ai suoi giocatori 90 minuti di gloria: questo evento, non rarissimo, è alla base anche del recente film “Les seigneurs” (in Italia uscito con l’anonimo titolo “Dream Team”) che parla appunto della cavalcata fino al 9° turno della squadra di un piccolo villaggio di pescatori della Bretagna. Ma quello che accadde nel 2000 andò ben oltre quel che vediamo nella pellicola, discreta e niente di più, di Oliver Dahan.

Nella sua secolare storia (fu fondato nel 1902) il Calais Racing Union FC non aveva mai avuto momenti di gloria degni di essere ricordati, non raggiungendo mai nemmeno la terza divisione francese e spesso languendo tra la quinta e la sesta. Diverse volte, per motivi economici, aveva dovuto abbandonare la quarta serie (CFA) faticosamente conquistata. Il risultato più notevole era arrivato addirittura nel lontano 1921, quando i “canarini” (per via delle maglie color oro e rosso) erano usciti ai quarti di finale della Coppa di Francia.
Nella stagione calcistica 1999/2000 niente lasciava presagire ad un cambiamento: certo, da qualche tempo la società aveva trovato un suo equilibrio economico, e dopo anni di 5^ Serie era stato promosso in 4^; nel 1998/1999 la squadra si era ben comportata da neopromossa, centrando un notevole quarto posto finale.
Intendiamoci, si parla di calcio dilettantistico nella sua accezione più genuina.
La squadra era formata da veri e propri “non professionisti”, come il portiere e bandiera Cédric Schille, cresciuto nel prestigioso Metz ma giunto a Calais con i sogni di gloria calcistica messi in un cassetto; il capitano era il difensore Réginald Becque, impiegato in un azienda di scaffalisti; l’attacco era composto da un ex-promessa bruciata dello Strasburgo, Jérôme Dutitre (maestro) e dall’idolo dei pochi tifosi, Mickaël Gérard, professione magazziniere. Allenatore di questa “armata Brancaleone” era il cinquantenne franco-spagnolo Ladislas Lozano, sfuggito al regime di Franco per crearsi una carriera da calciatore di basso livello in Francia prima di intraprenderne una identica come allenatore.

Ladislas Lozano, allenatore del “Calais dei miracoli”

Ecco quindi che, come ogni anno, il Calais si iscrive alla Coppa di Francia. Entrano in gioco al quarto turno, sconfiggendo con un impressionante 10 a 0 gli avversari del Campagne-lès-Hesdin, che partecipano al locale Campionato Dipartimentale, mentre al turno successivo eliminano senza troppi patemi (3 a 1) il Saint-Nicolas-les-Arras, che gioca pur sempre in 7^ Divisione, tre serie più sotto i nero-giallo-rossi. Le poche centinaia di tifosi non sembrano toccati da queste vittorie, visto che si è lontanissimi dai turni che contano e le squadre affrontate e sconfitte sono compagini di un livello ancor più basso dei “Canarini”. Al 6° turno arriva il Marly-lès-Valenciennes, che gioca una divisione sotto. La vittoria è stentata, un 2 a 1 rimediato nei minuti finali di partita. Il 7° turno vede ancora un avversario della stessa divisione del Marly-lès-Valenciennes, il Béthun: è una partita dura, la prima che i nostri eroi giocano in casa, e vede la compagine di Lozano spuntarla appena per 1 a 0. Sono risultati striminziti, e a tutti pare quindi ovvio che con il Dunkerque, nel turno successivo, l’avventura avrà termine: i rivali sono infatti della stessa serie del Calais, e vista la fatica fatta per liquidare avversari più deboli si teme un risultato scontato nella piccola città portuale. E invece, davanti ai propri tifosi, il Calais gioca un partitone: alla fine del primo tempo conduce già di tre reti un incontro che terminerà 4 a 0, scatenando un comprensibile entusiasmo in città. Il turno successivo sono infatti i trentaduesimi di finale, laddove entrano in gioco le squadre professionistiche. Certo, se il sorteggio non sarà benevolo si dovrà dire addio alla Coppa, ma in fondo chi ha mai creduto di poterla vincere? Inoltre sarà un occasione per ammirare da vicino calciatori professionisti, mica poco per questi impiegati, operai, che giocano a calcio per hobby.

Il sorteggio non è benevolo: gli avversari sono i “Mastini” del Lille, geograficamente vicini ma calcisticamente lontani anni luce. In passato hanno già vinto il campionato francese per due volte e la Coppa di Francia per ben cinque volte, di cui tre consecutivamente. Adesso sono in Ligue 2, la seconda divisione nazionale, ma la guidano nettamente e si preparano a tornare quindi nella massima serie francese. Insomma, avversari di prestigio, impensabile batterli, già sarebbe un ottimo risultato perdere con pochi gol di scarto. Lo devono pensare anche gli stessi giocatori del Lille, soprattutto quando alla fine del primo tempo concludono in vantaggio per 1 a 0. Una formalità, pensano in molti, nel secondo tempo la stanchezza di chi nella vita lavora tutti i giorni avrà la meglio sull’entusiasmo, ed il risultato sarà una goleada per i professionisti. E invece il Calais moltiplica le energie, trova il pareggio e resiste fino ai rigori. I 5 rigori per squadra sono tutti realizzati, si va ad oltranza ed ecco che il Lille sbaglia, mentre il Calais realizza il suo. E’ vittoria, un incredibile vittoria, e vale il passaggio ai sedicesimi di finale. Qui il sorteggio è benevolo, tra le molte squadre che i nostri potevano pescare gli viene opposto il modesto Langon-Castets, che gioca nella stessa serie dei “canarini”. Il pubblico, entusiasta dopo la vittoria sul Lille, assiepa i dintorni e i piccoli spalti dello “Stade Julien Denis” e vede i propri beniamini trionfare per 3 a 0. L’entusiasmo in città è adesso alle stelle, ed il piccolo stadio locale non basta a contenere i tifosi: per il turno successivo, gli ottavi di finale, il Calais si sposta a Boulogne, nel più grande “Stade de la Liberatìon”. Gli avversari sono ancora di Ligue 2, ancora professionisti, e ancora i nostri compiono il miracolo: davanti ad una folla entusiasta, blocca sul pari anche il Cannes per poi vincere la sfida ai rigori, ormai una specialità della squadra. Da notare che gli ospiti passano in vantaggio a 5 minuti dalla fine dei supplementari, ma il Calais trova chissà dove la forza di reagire e pareggia all’ultimo secondo, prima dei rigori decisivi.

Ed eccoci quindi ai quarti di finale. Incredibilmente. Il sorteggio accoppia al Calais l’avversario più forte tra quelli incontrati finora: lo Strasburgo, squadra di massima serie, e tutti pensano che si, è stato un bel sogno ma adesso siamo arrivati alle battute conclusive.
L’entusiasmo ha però travalicato i confini cittadini, adesso tutta la Francia parla di quella piccola “ammazza-giganti”, e serve uno stadio ancora più grande: si va a Lens, e diverse migliaia di tifosi vedono l’incredibile vittoria dei piccoli dilettanti per 2 a 1.
Lens è la città scelta dal Calais per ospitare anche la semifinale, che vede arrivare il Bordeaux: e se lo Strasburgo era forte, i “Girondins” sono fortissimi. Campioni di Francia in carica, possono contare tra le loro fila la classe di gente come Micoud, Legwinsky e Laslandes mentre il centravanti è Cristophe Dugarry, un passato a Milan e Barcelona e ai tempi nazionale francese e Campione del Mondo in carica. Insomma, stavolta l’ostacolo è davvero troppo grande, il sogno è finito.

E invece no.

Il Calais gioca una partita perfetta, contiene gli avversari fino ai supplementari. Quando si arriva oltre i 90 minuti, la stanchezza si fa sentire, soprattutto in chi nella vita lavora oltre che giocare, a differenza dei rivali, tutti professionisti ben pagati. L’effetto-sorpresa non esiste più, il Bordeaux sa che questi dilettanti non vanno sottovalutati. Eppure, incredibilmente, al decimo minuto dei supplementari il Calais passa con un gol di Jandau, nella vita impiegato al club con un contratto determinato e capace di bucare Ramé con un gran tiro da fuori. Il Bordeaux non ci sta, aggredisce i rivali e dopo pochi minuti trova il pari con Laslandes. Ancora una volta sembra finita, ancora una volta però il Calais trova chissà dove la forza di rifarsi sotto. E segna ancora. E ancora. Il 2 a 1 porta la firma di Mathieu Millien, nativo di Calais dove insegna alle scuole elementari. Il 3 a 1, che chiude la partita, lo segna l’idolo dei tifosi, anch’egli nato in città, Mickaël Gérard.
E’ incredibile, il Calais ce l’ha fatta ancora. Davanti a 40.000 spettatori entusiasti e con gli occhi di tutto il paese addosso, i piccoli dilettanti si sono guadagnati la possibilità di giocare la Finale della Coppa di Francia. Un miracolo sportivo senza precedenti, che entusiasma la piccola cittadina. I festeggiamenti si protraggono fino all’alba, tutte le strade sono invase da tifosi e semplici cittadini al colmo della gioia. L’emozione è palpabile, tanto che l’allenatore Lozano ha un malore e dev’essere ricoverato per tre giorni in ospedale, dove riceve un telegramma nientemeno che dal Presidente della Francia Jacques Chirac, che augura al mister ogni bene e gli da appuntamento a Parigi per la Finale.

Già. La Finale.
Nessuno in città vuole sognare la Coppa, ma come si fa a non farci almeno un pensierino? Del resto i “canarini” hanno sconfitto in semifinale i Campioni di Francia in carica! E in ogni partita hanno mostrato una compattezza ed una resistenza fisica impressionanti.
Ogni membro della squadra viene premiato con 10.000 € da benefattori privati, al lavoro vengono dati permessi speciali per preparare al meglio “la partita delle partite”. I calciatori del Calais diventano idoli nazionali, sono ospiti in tv e alla radio, vengono pescati in discoteca e finiscono sui giornali. L’allenatore Lozano predica umiltà, ma non è facile in un momento come questo in cui questi operai, impiegati, maestri e precari sono improvvisamente diventati eroi nazionali.

La finale si svolge a Parigi, nel nuovissimo “Stade de France” inaugurato appena due anni prima per i Mondiali di calcio del 1998. I biglietti vengono venduti a prezzi da capogiro, eppure vanno tutti venduti nel giro di pochissimi giorni.
Una folla pazzesca, 80.000 persone, accoglie il Calais, abituato da sempre a giocare davanti a 300-400 spettatori. L’ultimo ostacolo si chiama Nantes, è una squadra di Ligue 1, la massima serie, ma non è forte ne come lo Strasburgo sconfitto nei quarti ne come il Bordeaux superato in semifinale. Lotta per salvarsi, anche se si tratta sempre di calciatori professionisti e di alto livello, capaci di eliminare in semifinale i detentori del trofeo del Monaco. L’emozione non tocca gli uomini di Lozano, che addirittura sembrano galvanizzarsi dal boato dei tifosi, la maggior parte per giunta dalla loro parte.
Ed ecco che al 34° minuto, incredibilmente, il Calais conquista un calcio d’angolo; sulla mischia che segue spunta Jérôme Dutitre. E’ gol. Incredibilmente, il Calais è in vantaggio.
Il primo tempo si chiude con i dilettanti avanti 1 a 0, a soli 45 minuti quindi dalla Coppa di Francia, un risultato impossibile. Mister Lozano ancora sembra non crederci, anche se ammette che “se nei primi 15 minuti del secondo tempo non subiamo gol possiamo anche farcela”.

E invece, dopo 4 minuti dall’inizio del secondo tempo, ecco che arriva il pari del Nantes: a siglarlo è Sibierski, allora giovane promessa (che poi non verrà mantenuta) del calcio francese. E poi, quando ormai tutto sembra convergere verso i tempi supplementari, ecco che Caveglia si invola verso la porta del Calais, il giovane difensore Baron gli si oppone energicamente e con esperienza Caveglia cade. L’arbitro, Claude Colombo, indica il dischetto. E’ calcio di rigore, e siamo in pieno recupero. Le proteste sono vibranti, non solo i “canarini” ma quasi l’intero stadio rumoreggia, più di tutti proprio il portiere Schille, che anni dopo ancora non si da pace – ed in effetti tutt’oggi il rigore pare assai dubbio, con Caveglia che accentua notevolmente la caduta.
Protestare, nel calcio, serve a poco. L’arbitro è irremovibile, Sibierski si occupa della trasformazione. Purtroppo non accade nessun altro miracolo, il pallone viene solo sfiorato dal portiere Schille.
E’ gol. 2 a 1 per il Nantes. La partita finisce. La coppa va ai professionisti.
Eppure, se il Nantes vince la Coppa, è il Calais il vincitore morale di questa sfida. L’intero stadio tributa ai piccoli dilettanti un lungo applauso, ed il capitano e portiere del Nantes, Mickaël Landreau, decide di alzare la Coppa insieme a Becque, lo scaffalista-difensore capitano dei piccoli dilettanti che hanno fatto innamorare la Francia.

Il sogno del Calais termina qui. Negli anni successivi il club pagherà il suo status dilettantistico, costruendo un nuovo e costoso stadio per accogliere i nuovi fan ma senza riuscire a dare a questi una squadra all’altezza. Più volte sarà promossa in 4^ Serie, e più volte tornerà nelle serie minori per inadempienze finanziarie. Gli eroi di quell’impresa torneranno tutti nell’anonimato, chi con qualche rimpianto e chi con nessuno.
Eppure tutt’oggi, se visitate Calais, potrebbe darsi che nella folla anonima vi sia qualcuno di loro. Una di quelle “persone qualunque” che nel 2000 fecero sognare prima una città e poi un intero Paese.

La rosa del Calais che disputò la gloriosa finale

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