Calcio
TOP TEN: il meglio e il peggio del calcio – 1 mar
Riecco l’appuntamento con il meglio e il peggio di due settimane di calcio. Seconda puntata e format che cambia leggermente ma in modo sensibile: adesso i voti saranno i classici dall’1 al 10 e andranno dal peggiore (1) al migliore (10).
Buona lettura!!!
1 – Giampietro Manenti
Che il Parma sia in una situazione economica a dir poco tragica è cosa nota: nei giorni scorsi gli ufficiali giudiziari hanno sequestrato tutto il sequestrabile, persino la panchina di mister Donadoni. È un crack che parte da lontano e di cui Giampietro Manenti è solo l’ultimo protagonista ma certo non per questo il meno colpevole. L’uomo di Bollate, a capo di una società capace di fatturare 0 € in un anno e di avere ben zero (…) dipendenti, si era presentato con proclami altisonanti: “entro domani pagheremo tutto”, aveva detto non più tardi di una quindicina di giorni fa. Quel “domani” è diventato “mai”, le banche non hanno riconosciuto i suoi bonifici (che evidentemente non hanno validità) e come è noto la squadra ha saltato al momento due gare di campionato ed è ormai condannata ad una fine ingloriosa. Manenti in tutto ciò continua inspiegabilmente a mostrarsi ottimista e a fare promesse e battute che il popolo parmense non sopporta più: è di pochi giorni fa l’aggressione subita dal presidente, costretto a fuggire su un auto che poi è stata anch’essa sequestrata per delle multe non pagate. Quando si dice toccare il fondo e mettersi a scavare.
2 – Tifosi del Feyenoord
Nel nord dell’Europa, se compri un biglietto per assistere a uno spettacolo hai diritto di assistere a quello spettacolo e poi stop: funziona così nei cinema, nei teatri, nei concerti e in ogni manifestazione sportiva, calcio compreso. Che la storia sia completamente diversa da noi è cosa nota, così come che in assenza di rigidità e leggi specifiche chi viene qui ha tutta la libertà di dare sfogo alla propria ignoranza e alla propria frustrazione, conscio che male che andrà si beccherà una ramanzina. Questo può spiegare la follia dei tifosi del Feyenoord venuti a Roma per devastare la città più che per assistere ad una partita di calcio. Il fatto è che dovrebbe esistere anche una coscienza personale, che porti anche in assenza di leggi severe ad avere abbastanza autocontrollo e civiltà da non distruggere la città che ti ospita. Si dice a volte che gli ultras siano la parte più sana del calcio: di certo quelli che hanno danneggiato Roma ne sono la parte più malata, e se fosse servita conferma ecco che al ritorno la stessa tifoseria si è esibita in lanci di oggetti che hanno causato la sospensione della gara. Stupidi, ma almeno coerenti.
3- La FIGC
Ha un bel dire Carlo Tavecchio che “la responsabilità di quanto avvenuto a Parma è colpa di Ghirardi” e che “la FIGC non ha colpe”. La verità è che se c’è un organo che deve vigilare sulla bontà della gestione di una squadra di calcio questa è senz’altro la FIGC, che forse doveva insospettirsi sulla “mancanza di liquidità” del Parma quando questo è stato estromesso dalle coppe europee e non cascare dal pero a gennaio a frittata ormai fatta. Oltretutto, vigilare anche sul teatrino che è avvenuto con le “quattro proprietà quattro” nel giro di due mesi sarebbe stato opportuno.
4- Polizia olandese
I disordini avvenuti a Roma da parte dei tifosi del Feyenoord sono stati tremendi, legati alla stupidità umana e alla mancanza di regole severe. Per contrasto, i tifosi della Roma arrivati in Olanda per la gara di ritorno hanno subito un comportamento inaccettabile da parte delle forze dell’ordine locali, che gli hanno schedati uno per uno e portati in campagna per introdurli in città poco prima della gara. Un comportamento non solo del tutto ingiustificato, ma che fa specie considerando che a Roma i danni erano stati fatti dagli olandesi. Si è detto che sia stato un modo per “proteggere gli italiani”, ma devo dire che penso che di modi ce ne fossero altri più civili.
5 – Daniel Bessa
Finalmente calcio giocato. Daniel Bessa, italo-brasiliano di belle speranze dell’Inter Primavera allenata da Stramaccioni, nel salto al professionismo pareva aver perso quel dono che lo aveva fatto segnalare come talento dal futuro assicurato. Trequartista, Bessa si era perso tra infortuni e prestiti poco fortunati, ma quest’estate era arrivata l’occasione che non ti aspetti: il nobile Bologna, sprofondato in B e senza soldi, gli offriva una chance. Da trequartista? Anche, volendo, ma più che altro da regista basso, ruolo che in passato ha trasformato Pirlo in un fenomeno. Riserva di Matuzalém, anzianotto e soggetto a infortuni, quindi con buone possibilità di giocare. E Bessa ha sfruttato più che discretamente l’occasione: certo Matuzalém si è rivelato più continuo di quel che si credeva, ma quando ha giocato il ragazzo ha giocato bene, almeno fino a venerdì. Quando nella gara casalinga contro il Vicenza, schierato da titolare dopo un bel po’ di tempo, ha fallito clamorosamente giocando nervosamente e finendo per lasciare la squadra in inferiorità numerica, condannandola ad una sconfitta che fa male. Nell’opposta parte di campo, oltretutto, un’altra ex-grande promessa della trequarti – riciclato playmaker – dava spettacolo in una squadra piccola ma organizzata. Il suo nome è Davide Di Gennaro. Bessa dovrebbe studiarselo.
6 – Pablo Osvaldo
Proprio non riesce a darsi pace, questo attaccante strepitoso in campo quanto ingestibile fuori dal terreno di gioco. Alla Roma se lo ricordano per alcuni gol bellissimi e tante intemperanze, al Southampton lo hanno visto di sfuggita dopo averlo pagato un bel po’ di milioni, alla Juventus ha trovato spazio limitato distinguendosi per polemiche fini a se stesse. All’Inter poteva rilanciarsi, e invece è finita con polemiche e promesse di denunce. Prossima tappa? L’Argentina, dalla quale mancava da un decennio. La maglia quella del Boca Juniors, con cui ha esordito in Libertadores segnando un gol e trascinando la squadra alla vittoria contro il Wanderers di Montevideo con diverse belle giocate. Tutto perfetto dunque? Macché. Pochi giorni dopo essere arrivato, infatti, Osvaldo avrebbe organizzato un festino insieme ad alcuni compagni con tanto di escort, rischiando l’immediato taglio. Una carriera come le montagne russe dunque per questo giocatore, che sicuramente non ha raggiunto quello che il suo talento gli avrebbe permesso.
7 – Arrigo Sacchi
Che Arrigo Sacchi non sia razzista è fuori discussione. Certamente la sua uscita sui “troppi giocatori di colore nelle giovanili” è stata infelice, ma è brutto notare che si è girato intorno al problema, condannando la frase di uno dei migliori allenatori – e studiosi di calcio – che abbiamo in Italia senza però analizzarne davvero il contenuto. Perché è vero, sono troppi gli stranieri ormai anche nei settori giovanili, e lo dice uno che di base è esterofilo e ama l’universalità del calcio. A patto che non sia una sorta di tratta degli schiavi o che diventi un “razzismo all’incontrario” nei confronti dei giovani italiani talentuosi. Si dice da anni di fare qualcosa in questo senso, ma la dura realtà è che rimangono solo parole. Va bene, ma poi non lamentiamoci se la nostra Nazionale stecca nelle manifestazioni che contano.
8 – Khouma el Babacar
Si chiamasse Balotelli, inutile girarci intorno, si parlerebbe di lui già per la Nazionale. Esploso giovanissimo (16 anni) nella Fiorentina, ha trovato la consacrazione la scorsa stagione a Modena, segnando 20 reti. L’infortunio di Pepito Rossi e gli stenti di Mario Gomez gli hanno spalancato le porte della prima squadra, quest’anno, e per ora Khouma el Babacar continua – alla sua prima stagione in A – a mantenere la stessa media (1 gol ogni 2 gare) avuta a Modena. 17 partite, 7 reti e una certezza: a 22 anni (li compirà il 17 marzo) il ragazzo si è fatto uomo.
9 – Federico Buffa
Che Federico Buffa sia uno dei migliori cantori di quel “calcio poetico” che anche io nel mio piccolo cerco di raccontare su “L’Uomo nel Pallone” – se non il migliore – ci sono pochi dubbi. Il suo ultimo programma, “Storie di Campioni”, è un’autentica perla, un omaggio a quei grandi giocatori che hanno fatto la storia del football. Passeggiando per le città che gli hanno visti nascere e crescere, Buffa racconta su SKY la storia di sei leggende del calcio, sei fenomeni che prima di tutto sono stati uomini e persone. Il programma è ovviamente bellissimo, poetico e consigliato a chiunque ami il calcio nella sua essenza. Un altro indovinatissimo format dopo “Storie Mondiali” andato in onda durante “Brasile 2014”. Se siete tra i pochi che non lo conoscono, consiglio di iniziare con il racconto che lo stesso giornalista (tifoso del Milan) fa di Arpad Weisz e del Bologna che faceva tremare il mondo. QUI.
10 – Le italiane in Europa
Tutte vincenti le nostre in Europa. Non accadeva da tempo immemore. La Fiorentina ha distrutto un Tottenham pieno di soldi ma senza idee, il Napoli aveva già preso la qualificazione all’andata, la Roma ha avuto giustizia e rivalsa sui tifosi di un Feyenoord mediocre e l’Inter poteva anche faticare meno con il Celtic di Glasgow ma è comunque andata bene. L’impresa vera l’ha fatta il Torino, che è andato a Bilbao ed ha espugnato il “San Mamés” come mai era successo prima a una squadra italiana. Certo i baschi sembravano lontani parenti di quelli capaci di eliminare il Napoli ai preliminari di Champions ad agosto, ma si tratta comunque di un risultato notevole che premia un tecnico bravo come Ventura, un campione ormai acclarato come Matteo Darmian e soprattutto un calcio italiano finalmente restituito alla sua antica gloria. Cinque squadre agli ottavi di Europa League mentre la Juventus si gioca il passaggio ai quarti di Champions. La strada per recuperare il coefficiente UEFA è lunga, ma perlomeno è stata imboccata.
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