Calcio
TRIPLICE FISCHIO – Che dite, il VAR lo usiamo? La Juve abbaia, il Napoli morde. Conte, basta alibi
Anche la quinta giornata di campionato è stata messa in archivio: la chiusura del sipario è toccata a Milan e Roma che, in un San Siro deserto, hanno strappato un punto in classifica. Protagonista in positivo è stato Ibrahimović, autore di una doppietta; la scena, però, è stata tutta per l’arbitro di giornata, il signor Giacomelli, che nel secondo tempo è andato in netta confusione e ha concesso due rigori discutibili. Il primo, assegnato alla Roma per dubbio fallo di Bennacer, il secondo toccato al Milan per fallo di Mancini su Calhanoglu. Diciamolo: nessuno dei due era rigore, e il secondo, forse, è stato concesso per “aggiustare” le cose. Peccato, però, che ormai il lavoretto era già stato completato. Domanda, sempre la stessa: ma se c’è il Var perché non viene usato dal direttore di gara? Bastavano dieci secondi per andare al monitor e controllare in prima persona quanto accaduto. Invece no. No perché forse, in questo momento, è così tanto difficile fare un passo indietro e ammettere di aver sbagliato. “Peccati arbitrali” a parte, nella gara si è visto un Milan, guidato dal “ragazzino” svedese, che non si arrende mai. E questa, rispetto allo scorso anno, è una grande novità. Grandi colpe anche a Tatarusanu, sbattuto in campo dopo lo stop per Covid di Donnarumma a autore di una pessima prestazione. Il portiere romeno, insieme a Giacomelli, di peggio non poteva fare.
Così come la Juventus che, dopo l’1-1 di Crotone, ripete il medesimo risultato in casa contro il Verona. Pirlo, così non va. Primo tempo opaco, un Rabiot che sembra la brutta copia di quello che si vede nella nazionale francese e un Kulusevski che in panchina proprio non ci può stare. Proprio lo svedese, entrato nella ripresa, regala ai bianconeri quella vitalità e quell’estro che manca in questo momento. Si è messa anche la sfortuna, con i legni colpiti, ma Pirlo deve fare di più. La colpa non è sua, il professore non ha nemmeno 10 panchine in Serie A e non si può pretendere troppo: attenzione però, perché non c’è molto tempo per sperimentare. Domani arriva la Champions e il Barcellona, guai a sbagliare ancora.
Avviso recepito bene dal Napoli di Gattuso che, dopo la brutta sconfitta in Europa League contro l’AZ Alkmaar, espugna il Vigorito di Benevento. Protagonista la famiglia Insigne: Roberto, che sigla il suo primo gol in A contro la sua squadra del cuore, e Lorenzo, che si prende gli azzurri sulle spalle e regala 90′ di spettacolo. Il Napoli continua a esserci perché Gattuso è un grande motivatore: qualche tempo fa, dopo una sconfitta, i partenopei non avrebbero reagito allo stesso modo di oggi, ecco perché De Laurentiis si tiene stretto il suo ringhio. La squadra c’è, il gruppo è coeso. Bisogna limare qualche piccolo dettaglio, cali di concentrazione sono giustificati ma non troppo. Ora bisogna rifarsi in EL ma non sarà facile, perché la Real Sociedad comanda la Liga e non ha nessuna intenzione di lasciare punti per strada in Europa.
La stessa cosa dovrebbe capirla l’Inter di Conte dopo il pareggio contro il ‘Gladbach. La squadra si è ripresa in campionato ma nemmeno troppo, perché il 2-0 contro il Genoa è arrivato tra mille dubbi. Quello più grande riguarda sempre la difesa a 3: un allenatore è bravo quando riesce ad adattarsi alle capacità dei propri uomini, perché Conte insiste sulla difesa a 3 quando ha gli elementi adatti per passare a una linea a 4? In Italia queste cose ti vengono perdonate, in Europa no ed ecco perché contro la Shakhtar non si può più sbagliare. Il tempo degli alibi è finito.
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