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TRIPLICE FISCHIO – Il Milan è da Scudetto, basta negarlo. L’Inter per una volta si comporta da squadra; il Napoli onora Maradona

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Si è conclusa anche la nona giornata che ci ha regalato diversi spunti interessanti. 

Guai a chiamare ancora sorpresa il Milan. Nonostante l’assenza di Ibrahimovic, nonostante quella di Pioli, poco conta: la squadra rossonera batte anche la Fiorentina e si candida, se ancora ce ne fosse bisogno, ad outsider per lo Scudetto. Un 2-0, quello rifilato alla squadra di Prandelli, che ha confermato diverse certezze: la difesa gira a meraviglia, l’uomo in più è Kjaer che – da possibile scommessa – è diventato perno imprescindibile della retroguardia del Diavolo. A centrocampo il discorso non cambia. Prendere un Saelemaekers, ad esempio: 90′ minuti di quantità e qualità, grande tecnica e tanta sicurezza in mezzo al campo. Da Kessiè a Tonali il discorso non cambia: la squadra si sente sicura, non è più una scommessa ma una solida realtà. Brava la società, chapeau per Pioli.

Si riprende anche l’altra squadra di Milano. L’Inter vince e, in parte convince contro il Sassuolo: 3-0 secco che ribalta gli stati d’animo della squadra di Conte. Per una volta l’Inter ha aggredito la partita, ha lasciato pochi spazi ai neroverdi ed è ripartita quando doveva ripartire: in poche parole, si è comportata da grande squadra. Conte continua a insistere con la difesa a 3 e per una volta funziona, forse anche perché è stato rinforzato il centrocampo con un Darmian che si conferma sicuro e affidabile. In avanti se manca Lukaku ci sono pochi problemi, perché Sanchez è una riserva di lusso e Lautaro, se fa il Toro, può davvero fare male. Inutile riaprire il discorso relativo a Eriksen: a gennaio andrà via, è un peccato ma nessuno può farci niente. Non è scoccata la scintilla, non è la prima volta e non sarà l’ultima.

La Juventus frena a Benevento e lo fa in maniera brutta: un 1-1 che ha confermato la dipendenza di questa squadra da Cristiano Ronaldo. Non è una cosa ammissibile, perché una squadra che vince il campionato da nove anni non può permettersi di aggrapparsi a un solo calciatore. In questo caso parliamo di Ronaldo, ma il potenziale della Juventus è enorme e va sfruttato. Le idee di Pirlo sono altalenanti: una gara viene giocata bene, l’altra no. Anche in questo caso è inutile dire le solite cose: nove partite non sono sufficienti per giudicare un allenatore alla prima esperienza su una panchina, e che panchina. Rispetto all’era di Conte e di Allegri sembra mancare quella umiltà contro le cosiddette piccole: poca voglia di soffrire e tante idee, confuse, per attaccare gli avversari. Serve di più, anche perché lì in avanti le concorrenti per lo Scudetto corrono e non hanno nessuna intenzione di fermarsi.

Concludiamo giustamente con il Napoli, ferito per la scomparsa del più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. Dopo la sconfitta contro il Milan, i partenopei si rifanno e dominano una Roma praticamente assente dal campo. Un 4-0 netto che ha restituito a Rino Gattuso delle certezze che sembrava aver perso. Anche la difesa non ha corso alcun pericolo, da sottolineare la grande prestazione di Manolas. Dal centrocampo in su niente di nuovo da dire: Fabiàn è tornato a fare il Fabiàn mentre Insigne, da figlio di Napoli, segna una punizione che sicuramente avrà fatto felice el pibe de oro. Partita vinta e memoria di Diego onorata. Che poi, diciamocelo, Maradona era, è e resterà il calcio.

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