Calcio
TRIPLICE FISCHIO SERIE A – Ritorno in campo? Il dado non è tratto. Maldini vs Rangnick: primo atto. Su Rabiot…
Ripresa o non ripresa della Serie A? Questo è il dilemma che, da circa due mesi, tiene banco tra calciatori, allenatori, dirigenti, presidenti: si è capito, la lista è lunga. Quello che è balzato all’occhio in queste ultime settimane è la molteplicità di ipotesi riguardo la ripresa del campionato. Si riprende, non si riprende; a confronto con la Serie A, telenovele come Il Segreto e Beautiful sono diventate delle miniserie. Ma nessuno ha torto, tutti aspettano decisioni ed è giusto che sia così. C’è l’attesa spasmodica dei tifosi, a cui manca urlare davanti alla tv ed esultare per un gol preso al Fantacalcio; c’è poi quella di dirigenti e presidenti che, a differenza del tifoso, hanno problemi più grandi a cui pensare, perché tra fallimenti e debiti il cerchio potrebbe chiudersi nel peggiore dei modi.
Sarebbero tanti i temi su cui discutere, toccarli tutti è impossibile e – ormai – gli annunci e le smentite del Governo e delle istituzioni sono cosa nota. Ci sono due problemi di fondo, forse più importanti di altri. Il primo riguarda la determinazione, quella che forse è mancata alla massime forze politiche nel prendere delle decisioni certe. “Sì agli allenamenti, forse no, anzi dal 18”: tutto questo caos non ha fatto altro che incasinare i pensieri di tutti. E’ anche vero che non è facile prendere decisioni definitive in un clima come questo. Basti pensare a quanto successo in Germania, perché la positività dei calciatori della Dinamo Dresda conferma la teoria secondo cui fare previsioni in questo periodo è praticamente impossibile. I calciatori della squadra tedesca sono già in quarantena, ora la questione è: come (ri)programmare il calendario? La situazione tedesca fa riflettere anche la Serie A, perché un’ipotesi identica in Italia non è da escludere.
Come organizzarsi? Come far combaciare le tutele sanitarie con quelle economiche? Il dado non è tratto, tutt’altro. C’è chi preme per una ripresa, chi invece vorrebbe già iniziare a programmare la prossima stagione. Quelle che appaiono come semplici moltiplicazioni da risolvere sono in realtà ardue equazioni e logaritmi da risolvere.
Il primo problema, relativo agli allenamenti, pare essere superato: dal 18 maggio tutti in campo collettivamente. Ma se uscisse fuori un positivo? Qui le carte in tavola non dovranno essere rimescolate, bensì tolte di mezzo per poi riprenderle a settembre. Se tutto va bene. Un ulteriore positivo significherebbe quarantena per tutta la squadra, e così facendo addio alla ripresa del campionato. Perché si arriverebbe a giugno, forse anche più in là, e il tempo di giocare non c’è. Le altre possibilità non convincono quasi nessuno, perché quasi tutti si oppongono ad altre modalità di ripresa, come i playoff e i playout.
Attenzione anche al maxi-ritiro, ma anche qui si devono far quadrare bene i conti. La bolla sterile, promossa dall’Onorevole Sandra Zampa e confermata dal Cts, sarà possibile ma solo a determinate condizioni e con la collaborazione di strutture alberghiere idonee a ospitare circa 60 persone, tra la rosa e l’intero staff tecnico. Ad oggi solamente la Juventus potrebbe permettersi senza alcun problema questo scenario, grazie al J-Hotel di proprietà Agnelli. Non è facile, ma non ci sono alternative.
Il secondo problema è quello dei luoghi dove disputare le gare: c’è chi si oppone al Centro-Sud come unica zona territoriale da prendere in considerazione, ma è anche vero che ora come ora, tornare a giocare a Milano o Bergamo, potrebbe essere devastante. Una ripresa non è scontata per nessuno, anche perché in ballo ci sono anche delle responsabilità: provate a trovare un medico pronto a dire “ripartiamo con tranquillità”. Fidatevi, non ne troverete.
Capitolo presidenti: Cellino ha cambiato idea, ora vuole tornare in campo. Lotito idea non l’ha mai cambiata, anche Preziosi preme per la ripresa, sottolineando il fatto di come i club – con la sospensione definitiva – andrebbero incontro a perdite eclatanti. Verrebbe sconvolto un intero sistema, e le fondamenta dell’industria Calcio dovrebbero essere ricostruite. E questo è un altro punto fondamentale: è vero che il calcio non è la priorità attuale del Governo, ma è anche vero che non si parla solo di intrattenimento, bensì di miliardi di euro che verrebbero messi in discussione qualora la ripresa non sarà più possibile.
La cosa ideale sarebbe vedere il pensiero di tutti i presidenti della Serie A, ma siamo convinti che nemmeno loro sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato, anche perché la situazione di certo non si risolverà chiudendo questo campionato. Ma per molti, ora l’importante è salvare Diritti tv e contratti, al resto ci si pensa dopo.
Stufi di Serie A vs Coronavirus? Tranquilli, perché a Milano è definitivamente cominciata anche un altra gara, Maldini vs Rangnick. Il secondo sta imparando l’italiano, il primo dice che l’italiano, senza il rispetto, serve a poco. Il problema potrebbe essere un altro, una frecciatina alla dirigenza? Forse sì, forse no, anche qui ci si può sbizzarrire. Non basta questo? Allora nella mischia ci può finire anche Adrien Rabiot, che preferisce la Costa Azzurra al ritorno a Torino con la squadra. Il motivo? Pare per protesta contro il taglio ingaggi voluto dalla Juventus. Per informazioni chiedere alla mamma, ma attenzione che morde.
Tutto questa ci fa capire come il calcio, tra Covid-19 e tante altre sfumature, non si ferma mai. Nemmeno in una situazione come questa, nemmeno quando forse sarebbe meglio pensare prima di agire e parlare, perché tra decisioni e indecisioni il dado non è ancora tratto. E forse sarebbe meglio tirarlo di nuovo.
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