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Calcio

Tutto calcio che Cola #24: Serie A, la sfida è riaperta – 18 Ago

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Le dimissioni-shock di Antonio Conte dalla Juventus hanno senz’altro rappresentato la notizia più importante di un’estate che tradizionalmente dovrebbe essere dedicata ai movimenti di mercato dei giocatori. Bene così, considerando che si parla del tecnico italiano più vincente degli ultimi anni e – oltretutto – del nuovo CT della Nazionale. In cui tutti noi ci auguriamo possa ripetere quanto di buono fatto con la Juventus, trasformata dal tecnico leccese nel giro di tre stagioni da compagine capace di fallire pure la qualificazione in Europa League a squadrone capace di vincere sempre e comunque arrivando addirittura a stravincere l’ultimo Scudetto sfondando il muro dei 100 punti.
E si, non è la Serie A dei bei tempi che furono, questo è indubbio, ma rimane un torneo mediamente competitivo il cui livello tecnico non sono sicuro giustifichi la scarsa forma delle nostre rappresentanti in Europa. Un torneo non tra i primi ma certamente nemmeno tra gli ultimi al mondo, un torneo che le dimissioni di Conte hanno reso improvvisamente imprevedibile.


La Juventus campione – e orfana di chi come detto l’ha fatta rinascere – ha puntato su Allegri come tecnico e sulla riconferma del blocco vincente delle ultime stagioni: i bianconeri hanno salutato Isla, Peluso, Vucinic e Quagliarella, tutti giocatori più o meno in fase calante, e hanno abbracciato due alternative di livello e polivalenti (il “Tucumano” Peryera dall’Udinese e l’ottima rivelazione Romulo dal Verona), l’esterno sinistro che mancava da tempo (l’esperto ma ancora valido Evra), una punta dal sicuro avvenire (il madridista Morata) e un giovane interessante come Coman, con cui Marotta spera di ripetere in modalità e risultati l’operazione-Pogba.
I bianconeri restano per me i favoriti principali per la vittoria finale, soprattutto perché al momento in cui scrivo né Vidal né Pogba sono partiti come in molti temevano. Allegri è un tecnico valido quando ha a disposizione il giusto materiale tecnico, e con il cileno ed il francese (oltre a Marchisio e ad Asamoah) ha anche i centrocampisti con i tempi di inserimento giusti per il suo tipo di gioco. Dubbi possono venire dalla difesa a 4, visto che ai Mondiali né Chiellini né Bonucci hanno convinto molto, ma in un campionato come l’attuale Serie A la linea dovrebbe reggere. Buffon e Pirlo, inoltre, sebbene in là con gli anni, sono ancora delle certezze.


A dirla tutta la Roma, giunta seconda nell’ultima Serie A, non avrebbe niente di meno dei bianconeri. Anzi. L’arrivo di Iturbe è un gran bel colpo, per quanto pagato caro: l’ex “nuovo Messi” è rinato a Verona e non c’è motivo per credere che non si ripeterà nella capitale, agendo in combo con Gervinho sugli assist che Totti e Pjanic sapranno regalar loro. Sul mercato Sabatini ha agito intelligentemente, irrobustendo la squadra con l’esperienza di Keita, Ashley Cole ed Emanuelson e con la gioventù di talento di Ucan e appunto Iturbe. Tra questi Astori, tra i migliori centrali azzurrabili e chiamato a fare il salto di qualità necessario per sfondare in una big: operazione non facile considerando che Castan ed il blindatissimo Benatia sono stati i migliori centrali dell’ultimo campionato ma che la dice però lunga sull’affidabilità di un reparto arretrato che da ampissime garanzie. Il centrocampo può contare su tante alternative valide (non scordiamoci il rientro di Strootman) e l’attacco ha soluzioni numerose e tutte di ottimo livello. E allora qual’è il problema? L’eccessiva abbondanza di una rosa che Garcia dovrà essere bravo a gestire e il fatto che a Roma quando si parla di Scudetto qualcosa pare sempre debba succedere. Ovviamente non mi auguro, per gli amici romanisti, sia questo il caso. Sabatini dovrà inoltre essere bravo a resistere alle sirene che arrivano dall’estero per Destro, unico centravanti “vero” giallorosso la cui cessione potrebbe creare diversi equivoci tattici. 


Il Napoli 2013-14 ha alternato prestazioni mostruosamente positive ad alcune amnesie che alla lunga hanno portato un terzo posto che era il risultato minimo o quasi da raggiungere. Era però anche “l’Anno Uno” di Rafa Benitez, si cambiava impianto di gioco e molti protagonisti erano nuovi, per cui si poteva mettere tutto quanto in conto. Questa stagione sarà però decisiva, considerando le vicissitudini di casa-Juventus: Scudetto ora o mai più?
La rosa è di livello, ma al momento in cui scrivo non sono arrivati rinforzi nelle aree di gioco richieste, a meno che Koulibaly non si riveli difensore di livello mondiale. Michu infatti è un ottimo giocatore ma arriva in un reparto, quello della trequarti, che già presentava problemi di abbondanza. Nella mediana è partito Behrami, reduce da un ottimo Mondiale, e stentano ad arrivare i rinforzi richiesti: va bene rinunciare al sogno Mascherano, ma uno sforzo per Fellaini o Lucas Leiva potrebbe valere la pena farlo. In porta sarà tutto da verificare come titolare il pur promettente Rafael, mentre dovrebbe essere la stagione buona anche per la definitiva affermazione di Jorginho ed il recupero di Hamsik, che da palla al piede qual’è attualmente può tornare – ne ha tutte le capacità – un giocatore di livello mondiale. Se tutto andrà come deve andare e De Laurentiis regalerà a Benitez il mediano che serve ecco che lo Scudetto potrebbe davvero essere alla portata, a patto di risolvere come nel caso della Roma i problemi di abbondanza e quelli legati ai facili entusiasmi cui una città come Napoli è spesso sensibile. 


Tra le possibili outsider attenzione alla Fiorentina: il pegno alla sfortuna è già stato abbondantemente pagato la scorsa stagione con l’infortunio immediato di Gomez e quello invernale a Pepito Rossi, in quel momento capocannoniere del campionato. Il mercato non ha portato colpi di particolare rilievo, se escludiamo il tentativo di rilancio di un talento perduto ma ancora giovane come Marko Marin e l’innesto dei due interessanti sudamericani Basanta e Octavio, ma è bene ricordare che senza due attaccanti capaci di andare in doppia cifra i Viola la scorsa stagione sono arrivati quarti senza troppe discussioni. Con Gomez e Rossi abili e arruolati Montella può fare sfracelli, a patto che si confermino su ottimi livelli Neto, Rodriguez, Pasqual, Aquilani e Borja Valero e che soprattutto non parta Cuadrado, sul quale fino all’ultimo minuto di mercato bisognerà stare attenti. Certo è che se l’organico è quello attuale la zona-Champions solo sfiorata nelle ultime stagioni è assolutamente alla portata.
Il ruolo di outsider è anche quello riservato alle milanesi, un tempo non troppo lontano regine del campionato. Il Milan affida una squadra leggermente rinforzata – seppur figlia di un mercato come sempre affidato alle opportunità in corso più che a una precisa idea – ad un esordiente come Inzaghi: potrebbe andar bene, potrebbe andar male. Pippo ha buone credenziali a livello giovanile, ma come Stramaccioni all’Inter insegna passare direttamente dai ragazzini ad un top team non è salto alla portata di tutti. Moltissimo dipenderà dalle lune di Balotelli e dalla capacità di Inzaghi di saper sfruttare al meglio quello che piaccia o no è uno dei migliori talenti “latenti” italiani nonché indubbiamente il migliore del Milan. Il lavoro potrebbe essere completato dalla definitiva affermazione di De Sciglio e Poli, da un Armero che a occhio vale più di Constant e dal recupero dello sfortunatissimo El Sharaawy. Le certezze? Il portiere Diego Lopez, i centrali Rami e Alex ed il frizzante Menez non saranno campionissimi ma per il Milan attuale rappresentano dei bei punti fermi, mentre vale la pena di aspettare Honda, che non può essere l’anonimo impiegato bancario visto finora.
L’Inter vede il vero “anno zero” di Tohir, affida a Mazzarri dei bei calibri come M’Vila, Medel e Vidic, scommette sulla rinascita di Osvaldo e si libera in un solo colpo del blocco argentino che ha fatto le fortune e le sfortune dei nerazzurri nell’ultimo decennio. Al tecnico trarre il meglio da Kovacic e Hernanes, senza dimenticare un valido prospetto come M’Baye. Tutto però ruoterà intorno alla crescita (caratteriale più che tecnica) di Mauro Icardi: sarà banale dirlo, ma se penserà meno a donne e Internet e più al campo ecco che i risultati, per i nerazzurri, non potranno che migliorare.


Sarà difficile per Parma, Torino e Verona ripetere il bel campionato appena concluso. I granata hanno perso Immobile e non sanno quanto Cerci sarà motivato, puntano su un Quagliarella che ha tutte le qualità per tornare bomber di livello con la necessaria fiducia ma presentano un centrocampo ed una difesa incompleti in quanto a qualità geometriche, doti che il pur ottimo sulla carta Nocerino non possiede. Il Parma di Ghirardi, che non ha abbandonato la nave come promesso in un primo momento, ha ancora Donadoni in panchina e Cassano in campo, e sono due notizie positive a patto che il duo abbia le stesse motivazioni della scorsa stagione. Il mercato, tolta la cessione dell’eccellente incursore Parolo, non ha cambiato troppo il volto di una squadra che forse potrebbe pagare però proprio un entusiasmo da trovare strada facendo. Il Verona ha salutato invece, dopo Jorginho, anche Iturbe e Romulo: degli uomini che hanno fatto grandi gli scaligeri neo-promossi è rimasto solo Toni, che però ha un anno in più con tutto quel che ne consegue. A Mandorlini il compito di trarre il meglio da Christodoulopoulos, Obbadi e Tachtsidis, giocatori comunque di livello discreto. Il “nuovo Iturbe” potrebbe essere Nico Lopez, la certezza lo stagionatissimo ma esperto Rafa Marquez.


Merita credito la Lazio: Pioli è un tecnico competente, e Lotito gli ha messo a disposizione un esterno di grande affidabilità come Basta, un ottimo centrocampista “box-to-box” come Parolo ed il giovane difensore olandese De Vrij, tra i migliori nel ruolo agli ultimi Mondiali. Interessante il colpo Djordjevic, ma forse il miglior acquisto è la “non cessione” di Candreva, mai così grande come nell’ultima stagione. Ce ne è abbastanza per puntare in alto, forse non in altissimo ma un ruolo da outsider di lusso sembra tagliato apposta per i bianco-celesti. 
Dietro chi lotta per l’Europa ecco poi il gruppone di chi punta ad una salvezza tranquilla e magari a qualcosa di più. L’Atalanta si conferma in uomini e guida tecnica, con arrivi e cessioni che non spostano gli equilibri: dovrebbe essere l’anno di Bonaventura, potrebbe essere invece in là con gli anni German Denis, dietro cui scalpitano due alternative che non fanno sognare come l’eterna promessa Boakye e lo spento Rolando Bianchi visto a Bologna. La Sampdoria ha cambiato proprietà, ed è difficile dire se sia stato un bene l’arrivo dell’eccentrico Ferrero, che per ora sul mercato ha preso solo Viviano tra i pali e Bergessio in avanti cedendo però la rivelazione Mustafi al Valencia. Centrale sarà il ruolo di Mihajlovic, che dovrà saper costruire un gran tridente con Gabbiadini, Bergessio e Eder e dare al resto della squadra equilibrio: vitali saranno la conferma di Palombo dietro e l’esplosione di Soriano nel mezzo. L’Udinese svolta dopo tanti anni pensiona Guidolin e riporta in panchina Stramaccioni: il tecnico romano merita quest’occasione dopo il fallimento – non solo per colpe proprie – all’Inter e dovrà dimostrarsi bravo a lavorare con i tanti prospetti del club friulano. Lecito attendersi qualcosa di più da Muriel, sperabile che Di Natale non molli mentalmente dopo aver annunciato il ritiro e averci poi ripensato: buona l’alternativa Thereau, nel caso, anche se per sognare ci vorrebbe qualcosa di più. Il Genoa vive delle lune di Preziosi, capace di grandi intuizioni e di clamorose topiche sul mercato: la cessione di Vrsaljko ad una rivale diretta come il Sassuolo andrebbe capita, la conferma di Perin tra i pali nonostante i numerosi corteggiatori è un grande colpo. Resta da vedere come Gasperini saprà adattare il suo modulo di gioco ad una rosa che non ha esterni di qualità e che in attacco ha perso Gilardino per Pinilla, che con tutto il bene che si possa volere al cileno non è proprio la stessa cosa.


Intorno al nuovo Cagliari di Giulini presidente e Zeman allenatore c’è, comprensibilmente, un grande entusiasmo. Il boemo è tecnico capace di tutto e del suo contrario, come è noto, ed è difficile sbilanciarsi in pronostici che potrebbero essere smentiti dall’esplosione di qualche giovane al momento sconosciuto: sulla carta è però indubbio che la cessione di Astori in difesa priva i sardi di un leader di reparto, e chissà se gli ex-Pescara Balzano e Capuano sapranno non farlo rimpiangere. Interessanti gli innesti dei giovani di talento Crisetig, Longo, Cragno e Capello, che con un allenatore come Zeman potrebbero esplodere, ma al momento i rossoblù di Sardegna valgono una salvezza tranquilla e poco più. Decisamente più avanti il Sassuolo dell’allievo di Zeman, Di Francesco, che potrà puntare su un tridente di gran talento formato da Nicola Sansone, Zaza e Berardi: quest’ultimo ha la possibilità, anzi il dovere, di ripetere l’ultimo campionato dimostrando di essere un talento vero e di meritare chi si è stupito del suo mancato ritorno alla Juventus già in questo mercato. Tridente a parte, è di buon livello anche il resto della rosa: Vrsaljko, titolare nella Croazia ai Mondiali, è una certezza a destra, Cannavaro è rimasto con tutta l’esperienza che ne consegue, Peluso è dotato di esperienza e duttilità e le cessioni non hanno portato via nessuno dei protagonisti dell’ultima fantastica salvezza ottenuta in rimonta. Il Chievo si salva ogni stagione più faticosamente, e ad ogni stagione sembra più difficile un nuovo miracolo che però tuttavia arriva puntualmente. Quest’anno sarà particolarmente dura, anche se Bardi tra i pali, Biraghi in difesa e Birsa nel mezzo sono rinforzi più che discreti: suggestivo l’arrivo di Maxi Lopez, che dovrà farsi carico dei gol che Pellissier non garantiva più e al cui fianco agirà il bomber Paloschi, chiamato a fare il salto di qualità.


Delle neo-promosse, il Palermo sembra la più attrezzata a rimanere in Serie A: il mercato non ha portato niente di che, ma la qualità della rosa era già da massima serie e Iachini è un tecnico niente male che deve solo sperare che Zamparini lo faccia lavorare in pace. In avanti Vasquez, Dybala e Hernandez sono tre bei giocatori, ed è probabile che per gli ultimi due questa possa essere la stagione della consacrazione. Il Cesena si è imbottito di ottimi mestieranti ma la qualità complessiva della rosa è da allarme rosso, e bisognerà vedere quanto sarà bravo Bisoli a dotare i bianco-neri almeno del necessario “animus pugnandi”. Anche l’Empoli conferma la rosa della promozione, innestando solamente il buon Vecino intravisto in sei mesi al Cagliari ed il metronomo Guarente, chiamato ad innescare da lontano la stagionata coppia-gol offensiva composta da Maccarone  e Tavano, due che in Serie A spesso si sono mostrati però inadeguati. Potrebbe non bastare per rincorrere una salvezza che, seppur il livello medio del torneo si sia abbassato notevolmente, rimane sempre difficile in un torneo equilibrato come il nostro.


 

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