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Calcio

Un secolo fa il calcio fermò la guerra – 25 dic

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Il segreto immortale del calcio e della sua enorme diffusione in tutto il pianeta è noto: “Come spiegherei la felicità ad un bambino? Non gliela spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare”, riassumeva il grande scrittore di fútbol Eduardo Galeano. Proprio così: nonostante le brutture che negli anni hanno pervaso questo sport, il calcio è sempre stato mezzo di unione tra culture e stili diversi, che nel campo si scontravano finendo però inevitabilmente per amalgamarsi.
Il Natale del 1914 fu solo una delle tante dimostrazioni di questa verità, ma forse la più eclatante: a Ypres, nelle Fiandre, la follia omicida della guerra si fermò per lasciare il posto alla pace. I soldati alleati e gli avversari tedeschi, infatti, presi dallo spirito natalizio lasciarono spontaneamente le armi in trincea e decisero di sfidarsi in una partita di calcio, dimenticando almeno per qualche ora l’orrore della guerra, il freddo, la paura e la morte.


Si è sempre pensato che la famosa “partita nella terra di nessuno” fosse un racconto bello ma infondato, nonostante le numerose testimonianze dei soldati che vi assistettero o che addirittura vi presero parte. Tuttavia da alcuni anni è ormai verità assodata che quella notte di cento anni fa il calcio, aiutato dallo spirito del Natale, operò un miracolo. Tutto ebbe inizio la notte della vigilia, quando sulla trincea tedesca gli alleati notarono l’accensione di numerose candele ed il levarsi di canti natalizi. Dopo un momento di smarrimento, anche gli alleati decisero di festeggiare il Natale: in fondo erano tutti ragazzi, strappati dalla loro vita di tutti i giorni dalla follia di chi nelle “stanze dei bottoni” decide chi, come e quando deve morire per un ideale che spesso neanche conosce. I politici decretano le guerre, ma poi spessissimo finiscono per osservarne l’andamento al riparo, in ville riscaldate e lontane dal fronte, mentre poveri ragazzi soffrono e si uccidono per un pugno di terra spesso inutile.

Quella notte i soldati decisero che ne avevano abbastanza della guerra. Quella notte ogni trincea nei pressi di Ypres, in Belgio, festeggiò a modo suo il Natale e poi, prima cautamente e poi sempre più con slancio ed entusiasmo, raggiunse il nemico per festeggiare insieme una festa che al di là del credo religioso ha un fortissimo sapore umano. Fu “la tregua di Natale”, qualcosa che immancabilmente non piacque a chi voleva ordinare – e in seguito lo avrebbe fatto – altre morti e altro massacro, ma che tuttavia quella notte e il giorno successivo, Natale del 1914, fu reso impotente.
Già, dopo essersi venuti incontro, tedeschi e alleati si scambiarono doni: dolci, pane, prosciutto, bottoni, berretti, sigarette. Fu così che passò il Natale del 1914 nei pressi di Ypres, con soldati alleati e tedeschi presi a parlare, ridere, bere insieme e farsi foto. E poi sbucò fuori un pallone.


Non ci volle molto perché la partita venisse organizzata. Le baionette rapide disegnarono nella neve e nel ghiaccio le linee di una specie di campo, pile di elmetti e giacche vennero accatastati a fare i pali. La partita cominciò, con tutti quelli che non ne presero parte che si accalcarono intorno al campo improvvisato per godersi lo spettacolo. Si può immaginare che a livello tecnico, vista la neve, l’assenza di professionisti e la presenza di robusti scarponi inadatti ai tecnicismi, lo spettacolo non fu granché a livello di calcio giocato. Tuttavia fu forse la partita più bella di tutti i tempi, quella in cui uomini di diversi paesi e divisi dalla guerra giocarono in un campo ghiacciato in mezzo alle bombe e i cadaveri. Non è chiaro chi vinse, eppure adesso, ripensandoci, è ovvio: vinse l’umanità, ritrovata grazie al Natale e grazie ad uno scucito pallone da calcio.

“Uno dei motivi per cui giocarono a calcio fu il fatto che non erano capaci di comunicare molto bene a causa delle differenze linguistiche. Questo fu un modo, per soldati nemici, di condividere qualcosa.” (Sgt. Clement Barker) 

La tregua si protrasse fino a Capodanno, dando il tempo ai soldati di ambo gli schieramenti di seppellire i propri caduti. Poi il conflitto, inevitabilmente, riprese. Con la consapevolezza di ognuno, però, che quelli di fronte non erano solo nemici, ma in circostanze diverse avrebbero potuto essere amici. Uniti dal pallone, conosciuti in una partita che senza dubbio è stata la più bella mai giocata.

Buon Natale a tutti quelli che ci seguono.

Simone Cola 

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