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Beppesavo

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Posso dire che la mia e’ una passione self-made, la mia famiglia di origine infatti e’ figlia della storia d’Italia: non c’e un componente che e’ nato nella stessa citta’ dell’altro. 

Io arrivai a Bologna dal Piemonte che avevo 1 anno, un padre lombardo, una madre mulatta della colonia Eritrea e due sorelle nate a Catania e Genova. E allora perche’ la passionerossoblu’?

Quando arrivai a Bologna (settembre 1961) la citta’ palpitava per la propria squadra. Nel 1964 il Bologna vinse il proprio scudetto ed io quella estate andavo ai Giardini delle vecchie mura tra P.ta S.Felice e P.ta Lame e mi ritrovavo a giocare con i figli di un tal Pascutti. La loro madre nel frattempo chiacchierava a sedere sul muretto (non c’erano panchine!) con mia madre.

Era tutto naturale, semplice. 

Bologna era splendida ai miei occhi. Alla fine della terza elementare la mia maestra mi diede un biglietto per entrare gratis per vedere una partita. Si trattava di Bologna Palermo, 2 a 0 con gol di Savoldi e Bulgarelli, e poi Bologna Fiorentina 2 a 2(con pareggio di Tazio Roversi grazie ad un tiro cross dalla destra che si infilo’ direttamente nel sette, Bologna Juventus 1 a 0, Lazio Bologna 1 a 0,Bologna Catania 2 a 0.

Durtante la settimana andavo allo Stadio a nuotare alla piscina coperta (intonata a Carmen Longo, campionessa di nuoto e compagna di classe di mia sorella al Minghetti e scomparsa troppo presto nel disastro aereo di Brema) ed appena finito andavo a vedere la squadra che si allenava allo Stadio. Iniziai a capire che era sbocciato il mio primo amore per una maglia, per due colori che non mi lasceranno mai indifferente nella mia vita.

I ricordi di giocatori come Bulgarelli (lo ricordo stoico in campo con un braccio immobilizzato appeso al collo), Roversi, Savoldi, Muiesan, Perani, e dopo di Chiodi, Clerici, Fiorini, Ghetti, Cresci, e poi via via passando per Baggio, Kolyvanon, Kenneth, Signori, Nervo, Lajos Detari, allenatori come Pesaola, Cervellati, Guidolin, si mescolano e si fondono tutti insieme in uno scandire del tempo della mia vita. Che storia fantastica, grazie Bologna!

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