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Cinema nel Pallone: “Goal 3 – Taking the World”

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GOAL 3 – TAKING ON THE WORLD (2009)

Le speranze di avere un minimo miglioramento con il terzo capitolo finiscono dopo 2 minuti che il film è partito. Le speranze di avere un prodotto perlomeno decente finiscono dopo 3. Dopo 5 realizzate che è una cosa oscena. Ma non di quell’osceno buffo, che adoro, che ti fa perlomeno ridere. No no, io parlo di un qualcosa di orrendo.
“Goal 3 – Taking on the World” fa sembrare “Goal 2″ un gran film e “Goal” (il primo) un capolavoro degno di “C’era una volta in America”. E sono serissimo.
“Goal 3″ è peggio che andare a togliersi un dente del giudizio, almeno lì lo strazio dura meno.
“Goal 3″ è utile come era utile Karembeu alla Francia Campione d’Europa e del Mondo.
“Goal 3″ è bello come un debito con la Yakuza.

Già dalla copertina. Guardatela, poco qui sopra.
MA CHI DIAVOLO SONO QUEI DUE TIPI ACCANTO A SANTIAGO?
E PERCHE’ IL TIZIO CHE SPARA IN MEZZA ROVESCIATA NON E’ SANTIAGO?
Non vorrete mica dirmi che anche in questo film il protagonista della saga finisce per essere una comparsa, vero? VERO?

Ok, il terzo film inizia con Santiago in compagnia dei suoi due nuovi migliori amici: Charlie Braithwaite, mezzo scozzese mezzo italiano che gioca nella Nazionale Inglese (…) e Liam Adams. Charlie è il classico capellone simpaticone pieno di iniziativa, mentre Liam è il classico (ma va?) calciatore inglese finito dall’alcool e da una carriera che ormai ha dato il meglio.
Che ci facciano in compagnia di Santiago è presto detto: tutti e tre giocano nel Real Madrid, ed attendono una chiamata per gli imminenti Mondiali del 2006.

INCONGRUENZA #1: nel secondo capitolo si parlava di “imminenti Mondiali in Germania”, quindi teoricamente il terzo film parte pochi giorni dopo la conquista della Champions League da parte del Real Madrid. Ma ne Braithwaite ne Adams sono presenti nel secondo film.

Gavin Harris, che era stato decisivo nel secondo film con la sua rinascita per la vittoria delle merengues, è stato inspiegabilmente trombato e non appare nemmeno per scherzo. Probabilmente l’attore che lo interpretava si è rifiutato di partecipare (e ci credo!) però appare brutto, perdere così di punto in bianco un punto cardine dei due capitoli precedenti.
Anche di Roz (che si era commossa alla telefonata di Santi) non si hanno piu’ notizie: anche qui per via dell’attrice, e ce la caviamo con una battuta DOPO 45 MINUTI di Santiago, che dice che oramai il loro rapporto è una cosa del passato.

E non sono un sentimentale, ma è brutto: potevano metterla sul tragico (tipo “ci siamo rimessi insieme ma lei è morta”) ma chiuderla così, dopo che nei primi due film te l’han menata tanto con il loro amore, fa perdere senso a tutti quei minuti che hai sprecato per loro.

E vabbeh. Cerco di farla breve che quest’articolo sta diventando assai lungo.
I tre amici (Santi, Liam, Charlie) sono in Romania (?) perché Charlie deve girare un film, una sorta di porno soft-core (?) dove conosce la bella attrice Sophia (interpretata da Kasia Smutniak, la ex-signora Taricone) e durante il quale i tre apprendono che sono stati convocati per i Mondiali, pur se tutti e tre svincolati dal Real Madrid. Liam e Charlie giocheranno per l’Inghilterra, e Santiago ovviamente per il Messico.

INCONGRUENZA #2: Santiago aveva un contratto di due anni al suo arrivo a Madrid, cosa già di per se abbastanza poco credibile. In ogni caso ha fatto una stagione da riserva segnando 15 reti, in finale di Champions su 3 gol ne ha segnato uno e ispirato gli altri due.
Ha poco piu’ di vent’anni. Perché svincolarlo? A parte che, come detto, aveva un altro anno di contratto…Mistero NON SPIEGATO, uno dei tanti del film.

Liam Adams, ahinoi il vero protagonista del film

Mentre tornano a casa i tre + Sophia (che nel frattempo ha iniziato una relazione con Charlie) sono vittime di un incidente in taxi: si risvegliano in ospedale, Liam e Charlie hanno avuto solo una commozione cerebrale, mentre Santiago si è rotto alcune costole, starà fuori per ben tre mesi e dovrà saltare i Mondiali.
“Eh
– penserete voi – invece è il protagonista del film, tornerà in campo a sorpresa prima e…”
NO.
Il ruolo di Santiago nella saga finisce qui.
Il protagonista della serie non fa piu’ niente. E’ in ospedale.
Salta i Mondiali. Il film parla dei Mondiali. Fine. Kaput. Ciao.
E ciao a voi cretini che avete seguito la saga nonostante tutto fino a qui. A noi non ce ne fotte niente, perché noi prendiamo il protagonista e con un espediente ridicolo lo mettiamo da parte. Perché dobbiamo dare spazio a due attori assai improbabili che interpretano personaggi di cui non potrebbe fregarvene di meno e talmente stereotipati da far risultare il primo film un inno all’originalità.

Charlie Braithwaite, un inno alla scontatezza

Il film parla quindi dei Mondiali dal punto di vista dell’Inghilterra, con Liam che scopre di avere una figlia dalla ex-compagna e che reagisce bevendo ancor piu’ di prima mentre Charlie è sempre piu’ innamorato della sua Sophia. I due sono in panchina per quasi tutto il Mondiale, ma vengono schierati nella partita decisiva per la qualificazione al Secondo Turno contro la Svezia e, in coppia, confezionano il gol di Adams che vale il 2 a 2 decisivo.
Nel frattempo seguiamo anche parallelamente l’avventura in furgone di 4 stereotipati inglesi che si recano in Germania da fans: spariranno senza alcun senso così come sono apparsi, ma non prima di averci “deliziato” con alcune gag tra cui una notte di sesso con le svedesi facili (STEREOTIPO ALERT) e una fumata di marijuana con alcuni tifosi giamaicani (STEREOTIPO ALERT) che boh, forse servono a riempire un film con niente da dire.

Liam Adams nel suo classico sguardo da duro-alcolizzato

Santiago Munez, che era il protagonista della serie, ricordiamolo, riappare solo di tanto in tanto allo stadio a vedere l’Inghilterra (del Messico non ci è dato sapere il suo destino, ma ovviamente se è una comparsa Santi figuratevi il suo Paese) e il film si concentra appunto sui due amici inglesi: durante la partita con l’Ecuador, ottavi di finale, Charlie entra e prende una brutta botta alla testa. Esce, ci vede doppio, sembra stare meglio, poi sviene, in ambulanza si riprende un attimo per dire qualcosa di patetico a Sophia e poi muore. Aneurisma. Una conseguenza dell’incidente stradale in Romania mesi prima.
PERCHE’ OVVIAMENTE NON FANNO TEST FISICI E RISONANZE MAGNETICHE E TAC E QUANT’ALTRO A CHI GIOCA IL MONDIALE DI CALCIO.
Per la cronaca la partita con l’Ecuador viene vinta dall’Inghilterra per 1 a 0 grazie ad un gol su punizione di Beckham (a ritanghete!) che la regia sapientemente non ci mostra, limitandosi a farci vedere lo Spice Boy che calcia e poi festeggia.

Dai, il Mondiale è finito lì e lo capiamo subito, è finito con la morte di Charlie. C’è il funerale, tanta commozione, poi la partita con il Portogallo. Tesa, tiratissima, si va ai rigori e ovviamente quello decisivo lo sbaglia Liam, ancora sconvolto dalla morte dell’amico.
CHE SCENEGGIATORI.
Tra l’altro notevole il fatto che di 5 rigori nemmeno uno si degni di batterlo il rigorista della squadra, quel David Beckham che aveva rubato la scena a Santi alla fine del secondo film, di fatto uccidendone il personaggio.

La morte di Charlie ha scosso Liam, che smette di bere, torna insieme alla ex e ritrova così anche la figlia. Al matrimonio rivediamo finalmente Santiago, che è il testimone dello sposo.
Almeno ci lascerà con un discorso sulla vita, la morte, l’amicizia.
NO. NO. NO.
Ci prova, ma crolla dopo poco vinto dall’emozione.
E così il discorso finale dell’ultimo film della saga lo deve fare il semi-anonimo agente di Liam e Santiago, che in soldoni glissa sulla morte di Charlie e augura a Liam tanta felicità.
E finisce così, mentre inspiegabilmente la regia alterna momenti del matrimonio ad altri che vedono l’Italia festeggiare la vittoria del Mondiale.
Bella merda.

Appena due parolacce in quasi 4000 battute, per me che sono toscano, sono un impresa per descrivere questa trilogia. Partita discretamente bene con il primo, ha subito con il tempo un ridimensionamento che se posso capirlo dal punto di vista economico mi rimane impossibile da comprendere in quanto a sceneggiatura.
Diversi personaggi chiave spariscono senza motivo, protagonisti appaiono dal nulla, tutti i calciatori reali che appaiono sembrano fare di tutto (e uno ci riesce, vero Mister Beckham?) per rubare la scena a Santiago, che sarebbe poi il protagonista.
Il povero Munez passa da protagonista assoluto del primo a uno tra i tanti del secondo a comparsa (non esagero, è una comparsa sul serio) nel terzo. E senza un cavolo di motivo!
Si passa dalla trama iperscontata del primo episodio al non-sense del secondo senza un perché, e chiude il tutto un terzo episodio che è un insulto a qualsiasi cosa, all’arte, alla regia, alla recitazione, alla sceneggiatura. A tutto.

Un vero peccato viste le premesse comunque discrete, un evidente segnale che cinema e pallone non sono un connubio così fortunato. Se diamo un 6 al primo film, il secondo non merita piu’ di 4. E il terzo è inqualificabile, rendendo così la media-voto uguale al numero dei film: 3.

Ragazzi, evitatelo, perché se il primo è anche sufficiente vederlo vi porterà a vedere gli altri due e a pentirvi di aver visto il primo, che non serve a niente visti i seguiti.
Un saluto a tutti, se ce l’avete fatta ad arrivare fino in fondo: la prossima volta tenterò di essere piu’ stringato, ma questa trilogia mi ha così shockato che dovevo scriverne abbastanza.

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