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Cinema nel Pallone: L’Arbitro

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Nell’ultimo livello del calcio italiano, due squadre sarde competono da sempre per la supremazia cittadina: la fortissima Montecrastu, abituata a dominare il campionato ogni stagione, vede l’emergere dei rivali dell’Atletico Pabarile grazie al ritorno dall’Argentina del figlio di un emigrato locale, tale Matzutzi.
Contemporaneamente – e al massimo livello calcistico – l’arbitro Cruciani, detto “Il Principe” per le sue movenze teatrali ed il piglio con cui conduce le gare, ha l’occasione della vita: vista l’assenza di compagini italiane dalle finali europee potrebbe essere designato per dirigere la finale, evento che gli spalancherebbe le porte per la vittoria del Fischietto d’Argento, il massimo riconoscimento a cui un arbitro possa aspirare.
La storia di Cruciani prenderà però una china inattesa, portandolo ad incrociare il suo percorso proprio con il piccolo paesino sardo dove è attesa la partita decisiva tra il Pabarile di Matzutzi ed il Montecrastu.


“L’Arbitro” trae origine da un cortometraggio dello stesso regista, cortometraggio che tra l’altro viene riproposto integralmente – pur se con altri interpreti – nei minuti finali della pellicola. Per renderlo un film vero e proprio, Paolo Zucca ha approfondito le storie dei protagonisti: ecco allora le due compagini scalcinate e dilettantistiche, ed ecco l’arbitro che come Icaro ha voluto volare troppo in alto finendo per precipitare nell’inferno della Terza Categoria. Il risultato è un film ottimo, breve ma intenso, molto scorrevole e dove i numerosi dialoghi in sardo riescono comunque ad essere “digeriti” grazie all’eloquenza delle immagini e delle espressioni dei protagonisti.
Il risultato è in parte “felliniano”, se così si può dire, ed in parte molto western: innumerevoli infatti sono gli indugi sugli sguardi, le espressioni dei calciatori, i paesaggi decisamente squallidi – eppure per questo affascinanti – dove si svolgono le partite. La resa tra il mondo dilettantistico dove si svolge la storia delle squadre sarde e quello super patinato dove vive l’arbitro Cruciani, nell’attesa che lentamente le due storie si fondano, è fatta molto bene. Ottimi gli interpreti, molto caratteristici, e ottime le prove di Stefano Accorsi e Geppi Cucciari: non sono un fan – anzi – di nessuno dei due, ma qui riescono a far dimenticare chi sono diventando un tutt’uno con i propri personaggi. Il film trabocca di situazioni grottesche, bulli a cavallo, arbitri ballerini e corrotti, campi allestiti in mezzo a cimiteri, allenatori ciechi e chi più ne ha più ne metta.


Il film forse tenta di volare troppo in alto, come l’arbitro Cruciani, cercando di fare un parallelo tra la corruzione e le varie regole del calcio degli alti livelli con i giochi politici del mondo “reale”, e forse indugia un po troppo su se stesso con diversi esercizi di stile che lasciano il tempo che trovano.
Tuttavia, il risultato nel complesso è buono: l’ora e mezzo di durata vola via velocemente, pause vere e proprie non ve ne sono e inoltre assistiamo a diverse riprese davvero coinvolgenti ed originali. 
Decisamente un bel film, che mi sento di consigliare a chiunque ami quel cinema dove l’immagine spesso dice molto di più delle parole.

 

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