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Cinema nel Pallone: Lezioni di sogni (Der ganz große Traum)

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All’indomani della fine del conflitto franco-prussiano, la Germania vive sotto una forte spinta nazionalista basata sul disprezzo verso tutto ciò che non è tedesco e sulla retorica della guerra, del coraggio e del sacrificio di se in nome del Paese. A Braunchsweig, nella Bassa Sassonia, in un esclusivo collegio riservato ai figli della buona società locale arriva un giorno il professor Konrad Koch. Egli proviene dall’Inghilterra, dove ha vissuto alcuni anni, ed è sperimentalmente assunto per insegnare ai giovani studenti la lingua inglese. Dopo un inizio poco incoraggiante, durante il quale si scontra con i pregiudizi, il disprezzo e l’odio verso gli inglesi insegnato ai ragazzi dalle proprie famiglie, il professor Koch capisce che il solo modo per insegnare la lingua ai propri studenti è quello di coinvolgerli in un’altra attività ricreativa, anch’essa appresa in Inghilterra: il neonato Football. Ovviamente la sua iniziativa non è vista di buon occhio da una società nazionalista e legata alle tradizioni come quella tedesca.

È sempre bello e interessante, per un appassionato di calcio, conoscere quando e come il calcio lasciò la sua patria d’origine – l’Inghilterra – per spargersi poi in giro per il mondo. Indubbiamente il come giunse in un paese notoriamente rigido e legato alle proprie tradizioni come la Germania attraverso il professor Konrad Koch garantisce la trama per un buon film. Figura realmente esistita, Koch fu il principale promulgatore del calcio nel suo Paese, dove dopo un’iniziale e prevedibile resistenza il gioco attecchì fino ai livelli eccellenti raggiunti da dopo la Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Questo film del 2011 diretto da Sebastian Grobler raggiunge perfettamente lo scopo che si prefissa, intuibile già dai primi minuti: una bella favola antica, un romanzato spaccato di una società che stava lentamente abbandonando le rigide tradizioni di una Prussia ormai scomparsa per diventare la Germania del XX° secolo. Il professor Konrad Koch, ben interpretato da Daniel Brühl (“2 giorni a Parigi”, “La Contessa”, soprattutto però “Rush” di Ron Howard) è il personaggio al quale ruota una vicenda che parla di calcio ma non solo: l’ingresso del fußball nella rigida società tedesca arrivò in un periodo di grandi cambiamenti anche sociali e di lotte di classe, che vengono riassunte nell’ora e mezzo abbondante di durata della pellicola dal lento mutuare degli equilibri della classe e dall’immancabile ostracismo mostrato dagli altri professori della scuola.

Attraverso la storia del professor Koch, il film parla di classismo, razzismo e pregiudizi, mali che vengono sconfitti dallo sport che più di tutti mette ogni giocatore sullo stesso piano e che – soprattutto ai tempi – era la culla del “fair play”. Sicuramente buonista, sicuramente film fatto per le prime serate dei canali nazionali e per le famiglie, l’ora e mezza di durata viaggia leggera in attesa di un finale immancabilmente scontato e positivo. Eppure, pur non riservando la trama particolari scossoni, il risultato è godibile per via della bella ricostruzione della società dell’epoca, per gli usi e costumi fedelmente riprodotti e soprattutto per l’alto valore educativo che ebbe il calcio in una società rigida e chiusa in se stessa come quella tedesca di fine ‘800. Non si parla dello stato d’arte del cinema, ovviamente, ma di un film che non dovrebbe mancare a chi ama il Football (o “Fußball”) e i valori che ancora oggi, nonostante tutto, può rappresentare. Sicuramente una pellicola da mostrare ai bambini di oggi per spiegare perché, nonostante tutti i suoi difetti, il nostro amato sport resti ancora il più bello del mondo. Lo si può facilmente reperire in streaming sul sito della Rai, che lo ha trasmesso nell’estate del 2013.

 

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