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Maurizio Drappella da Torino

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Sono nato nel ’54 in quel pezzo di Polesine un po’ bastardo dove, grazie (o a causa) alla lunga dominazione pontificia ed estense, si parla il ferrarese ma dai ferraresi siamo sempre stati considerati dei sottosviluppati e alluvionati. Ma andiamo avanti… la famiglia emigra come tante alla ricerca di un lavoro e di un futuro più roseo a Torino, esattamente a Collegno la città dello smemorato e lì debbo scegliere una squadra per cui tifare. Scelgo la Juve. Ho 7-8 anni ma mio padre, spallino e anti-juventino, prova a spingermi ad una scelta diversa, ma non ci riesce ed un giorno – suo malgrado – mi regala una bandierina bianconera. Era certo di avermi fatto il regalo che aspettavo, ma la sua sorpresa fu nella mia lapidaria dichiarazione degna del bollettino della vittoria di Diaz: “Papà ho deciso che la mia vera squadra del cuore è e sarà per sempre il Bologna”! Che in quegli anni dava del filo da torcere a tutte le altre. Quella decisione la condivisi con altri due amici che vivevano nella stessa palazzina, anche loro veneti. Da allora la nostra amicizia divenne ancor più forte e ancora oggi ci ritroviamo a commentare le gioie e i dolori sportivi, sempre però orgogliosi della nostra scelta.
La prima partita del Bologna a cui assistetti fu il 27 ottobre 1968 al Comunale di Torino: ricordo ancora il cuore che mi batteva nel vedere le maglie rossoblu uscire dal tunnel degli spogliatoi. Perdemmo uno a zero gol di Anastasi, e da quella volta avrò mancato si e no 2-3 partite. Le ricordo persino: la vittoria col Toro nell’anno in cui vincemmo anche con la Juve, un 3 a 3 sempre con i granata, e un’altra con la Juve all’epoca di Signori. Tante sconfitte, poche ma entusiasmanti  vittorie, sempre col cuore in gola.
Scelsi il tristissimo 1984 fondai con alcuni amici il Bologna Club Torino, con sede a Collegno in quanto i circa 30 soci erano quasi tutti residenti nella città dello “smemorato”. Veneti, emiliani, torinesi, ma anche pugliesi, campani e calabresi. Con il nostro striscione partecipammo a diverse trasferte, soprattutto ….a Bologna dove conobbi alcuni esponenti del tifo della curva Costa.
Nella mia città sono abbastanza conosciuto, soprattutto nel mondo sportivo, in quanto ho lavorato circa 10 anni all’Ufficio Sport del Comune. A titolo personale organizzai per diversi anni un torneo di calcio a sette: la 24 ore non stop, la prima in Italia e il TG3 Piemonte mi dedicò persino un servizio. Si trattò di un’esperienza stupenda: le squadre si chiamavano come quelle professionistiche e ad i miei amici “imposi” quello del Bologna con le maglie regalateci direttamente dal BFC.
Al lunedì chi mi incontra si ferma a chiedermi della partita del Bologna e questo non può che farmi piacere, un modo come un altro per attirare l’attenzione su di noi e devo dire che la simpatia verso i nostri colori è reale, un po’ meno da parte di chi tifa Toro…per via della loro ultima retrocessione che sarebbe stata causata proprio da noi visto che i poteri forti ci salvarono in quanto cadeva quell’anno compivamo cent’anni.
Ma Bologna vuol dire amicizia e per me vuol dire Raffaele. Un giorno ci scoprimmo entrambi tifosi della medesima squadra. Lui veniva dalla provincia salernitana, Maiori, emigrato da solo a Torino all’età di 16 anni trovò quasi subito lavoro presso un’azienda che lavorava l’amianto. Ci stette solo 8 mesi, quello che bastò per rubarcelo a soli 46 anni. L’ultima partita che comentammo fu quella con  il Verona e il grande gol di Locatelli. Era il capitano della squadra del Circolo Aurora, la Casa del Popolo di Collegno. Era quello che portava il pallone, telefonava per assicurarsi che ci fossero tutti, che garantiva secchio e spugna. Il giorno del mio matrimonio, all’uscita del Municipio appena dopo la cerimonia,  fu lui che radunò 11 amici vestiti con le maglie del nostro Bologna per lanciare il tradizionale riso. Ciao Raffa!
Il club si perse per strada, ma alcuni amici – primo fra tutti Roberto – lo hanno rifondato 2 anni fa. Ovviamente ne faccio parte e penso che abbia di fronte a se un buon futuro perché ci sono tanti “cani sciolti rossoblu” nel torinese.

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