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1° Marzo 1930 nasce Gastone Nencini – Ciclista
Gastone Nencini (Barberino di Mugello, 1 marzo 1930 – Firenze, 1 febbraio 1980) è stato un ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1953 al 1965, vinse Giro d’Italia e Tour de France.
Era soprannominato Il Leone del Mugello per l’indomito coraggio e la determinazione in corsa.
Vincitore del Giro d’Italia nel 1957, avrebbe potuto affermarsi già nel 1955 se, vittima di una foratura, non fosse stato attaccato da Fiorenzo Magni e Fausto Coppi, che riuscirono ad arrivare soli a San Pellegrino. Oltre alla classifica generale del 1957 si aggiudicò complessivamente otto tappe e la maglia verde nel 1955, e vestì per otto giorni la maglia rosa. In tale stagione, oltre al successo al giro ottenne un sesto posto al Tour de France e un nono alla Vuelta a España, risultando il secondo ciclista dopo Raphael Geminiani, e finora l’ultimo ad aver concluso i tre Grandi Giri nei primi dieci nella stessa stagione.
Dopo essere stato il vincitore morale del Giro d’Italia del 1955 ed essersi aggiudicato chiaramente quello del 1957, Nencini risultò ancora una volta il vincitore morale della corsa in rosa del 1960. I principali avversari del campione del Mugello erano il francese Jacques Anquetil, passista straordinario e specialista delle cronometro, ed il lussemburghese Charly Gaul, scalatore sommo in grado di difendersi anche contro il tempo, ma assai limitato in discesa. Nencini sapeva che per battere questi due campioni avrebbe dovuto attaccare ogni giorno per cercare di raggranellare secondi in ogni occasione. Con questa convinzione riuscì a portare a termine due imprese epiche, da ciclismo d’altri tempi. Nella quinta tappa che partiva da Pescara si doveva scalare il Terminillo per poi scendere all’arrivo di Rieti. Nencini riuscì a scollinare il Terminillo a ridosso dei primi e poté, quindi, buttarsi in picchiata verso l’arrivo. Dopo pochi chilometri di discesa aveva superato e distaccato tutti, meno il suo rivale toscano Guido Carlesi, come lui discesista spericolato. I due trovarono l’accordo e proseguirono con grande determinazione. A quei tempi la televisione non disponeva di telecamere mobili su moto o elicotteri; esistevano solo telecamere fisse che coprivano più o meno l’ultimo chilometro. Gli storici telecronisti della Rai, Adone Carapezzi e Adriano De Zan, stavano dissertando sulla situazione della corsa sulla base che gli speakers ufficiali fornivano, in attesa dell’arrivo delle moto che, come consuetudine, precedevano di poco i corridori. Ad un certo punto cominciarono a gridare: le moto non apparivano in fondo al rettilineo finale, c’erano, però, Nencini e Carlesi che già si trovavano in prossimità del traguardo per disputarsi la vittoria: in realtà non ci fu volata, in quanto Carlesi, che sapeva di conquistare nell’occasione la maglia rosa, lasciò la vittoria di tappa al compagno di fuga. Nella fase di risalita verso il nord era previsto un arrivo spettacolare sul lungomare di Sestri Levante. Approfittando di una defaillance di Anquetil, un drappello di corridori, fra i quali Carlesi, Nencini ed il grande velocista belga Rik Van Loy, prese il largo e si presentò ai 300 metri finali per una volata che vedeva il belga nettamente favorito. Nencini sfoderò un’imperiosa volata, tutta coraggio e potenza e con uno spettacoloso colpo di reni finale mise il suo tubolare davanti a quello di Van Loy. Ma c’era una cronometro di oltre 45 chilometri da Milano a Lecco, seguita dal tappone alpino con il Passo del Gavia e la lunga, pericolosa discesa su Bormio. Nencini doveva contenere il divario con Anquetil, in maglia rosa, nella cronometro per batterlo in salita e distanziarlo nella discesa. Il corridore normanno rifilò a Nencini, pur piazzatosi fra i primi, circa 4 minuti nella tappa contro il tempo. Il toscano, peraltro, riuscì a precedere il rivale francese al passaggio sul Gavia, gettandosi a capofitto giù per la discesa. Le prime notizie di radio-corsa davano Nencini in progressivo vantaggio. La rimonta era quasi completata, ma accadde qualcosa di imprevisto: in discesa Carlesi raggiunse e superò Anquetil, che gli prese la ruota e cominciò a sfruttare l’abilità del toscano a disegnare le curve. Dal canto suo Nencini, convinto da radio-corsa di aver completato con successo la sua rimonta, decise di correre qualche minor rischio. Il risultato fu che sul traguardo di Bormio a Nencini mancò l’inezia di 28 secondi per vincere il suo meritatissimo secondo Giro d’Italia.
Sempre in quell’anno vinse il Tour de France 1960 sfiorando così la grande impresa di vincere nello stesso anno sia il Giro che il Tour. Nella Grande Boucle Nencini portò la maglia gialla fino a Parigi senza riportare vittorie di tappa, mettendo in mostra ancora una volta le sue grandi qualità di discesista, ma anche attaccando sulle montagne ed evidenziando una notevole capacità di gestione della corsa e del comando. Conquistò di fatto la corsa francese, prima giungendo secondo nella prima cronometro conquistando proprio in quell’occasione la maglia gialla, poi attaccando e staccando il suo principale rivale, Roger Rivière, sui Pirenei (in particolare sul Peyresourde). Quando, durante la tappa Millau – Avignone, Rivière cadde rovinosamente ferendosi gravemente nel tentativo di non farsi distaccare nella discesa del Perjuret, Nencini vantava già nei confronti dello sfortunato campione transalpino oltre 2 minuti di vantaggio. Fuori gioco anche lo scalatore spagnolo Bahamontes e crollati sulle Alpi Baldini e Simpson, successivamente si difese dagli attacchi dello spagnolo Manzaneque, del francese Anglade e del belga Adriaenssens e nell’azione di controffensiva, con cui consolidò il suo primato in classifica, diede via libera ai suoi alfieri Battistini e Massignan, che si aggiudicarono alcuni successi parziali. Graziano Battistini raggiunse così il secondo posto in classifica a oltre 5 minuti dal suo capitano, mentre Imerio Massignan conquistò la maglia a pois quale miglior scalatore. Dopo uno splendido secondo posto nell’ultima cronometro alle spalle solo dello specialista, lo svizzero Graf, si presentò per il tradizionale trionfo al Parco dei Principi di Parigi, consegnando il mazzo di fiori del giro d’onore al commissario tecnico francese Bodet perché lo portasse allo sfortunato Rivière. Nel corso delle sue partecipazioni al Tour de France si aggiudicò in totale tre tappe e la maglia a pois, vestendo per 12 giorni la maglia gialla.
Nelle corse di un giorno ottenne alcuni buoni piazzamenti come il secondo posto al Giro dell’Appennino del 1962 e al Campionato di Zurigo nel 1964, il terzo nel Giro del Lazio del 1957 e nella Milano-Torino del 1960 e una vittoria nella Tre Valli Varesine nel 1956. Si aggiudicò in totale 24 corse.
Vestì sei volte la maglia azzurra della Nazionale italiana. Importante il suo ruolo nella squadra azzurra che portò Ercole Baldini alla maglia iridata nel 1958 a Reims.
In suo onore esiste un monumento posto al passo della Futa: lungo il muraglione spartivento è posto un grande ritratto a bassorilievo di bronzo che lo raffigura in corsa con la sottostante dedica che recita: «A Gastone Nencini. Il comune di Barberino, gli sportivi, i compagni di tante battaglie ricordano il campione mugellano». Nel 2012 in Toscana gli è stato intitolato un canale televisivo regionale che si chiama, per l’appunto, Gastone Nencini; tale canale trasmette servizi relativi al ciclismo.
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Fonti: Enciclopedia Treccani. – Enciclopedia Garzanti.- La gazzetta dello sport.- Wikipedia. – Guinnes dei primati.
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