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Oggi è Successo (20 Marzo 1990)
Oggi è Successo
20 marzo 1990 muore Lev Yashin. Portiere di calcio
Lev Ivanovich Yashin; Mosca, 22 ottobre 1929 – Mosca, 20 marzo 1990) è stato un calciatore e hockeista su ghiaccio sovietico, di ruolo portiere.
Ottimo tecnicamente, è ritenuto da molti il miglior portiere di tutti i tempi nella storia del calcio; è stato l’unico a vincere il Pallone d’oro nel suo ruolo.
Nella classifica della International Federation of Football History and Statistics è stato votato come miglior portiere del XX secolo. Inoltre occupa l’11ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer.
Nato in una famiglia di operai dell’industria pesante, iniziò a lavorare durante la seconda guerra mondiale a 12 anni per rimpiazzare i colleghi più anziani impegnati al fronte. Le sue qualità di portiere si evidenziarono subito, vista la prontezza di riflessi con cui il giovane Lev riusciva ad afferrare al volo bulloni e altri oggetti che i suoi compagni di fabbrica gli tiravano per gioco.
Entrato prima dei vent’anni nella squadra del Ministero per gli Affari Interni, la Dinamo Mosca, fu inizialmente destinato alla squadra di hockey su ghiaccio, visto che il portiere titolare e inamovibile di quella di calcio era Aleksej Khomič detto la Tigre. Come portiere della squadra di hockey, Jašin vinse il campionato sovietico del 1953.
La svolta arrivò nel 1954, quando Khomič ebbe un infortunio e al venticinquenne Jašin fu offerta l’opportunità di giocare titolare nella squadra di calcio. Da quel momento non abbandonò più i pali della Dinamo, con la quale avrebbe vinto cinque titoli di campione nazionale sovietico (1954, 1955, 1957, 1959, 1963) e tre Coppe dell’URSS (1953, 1967, 1970); nella squadra moscovita giocò fino al 1970, anno di fine attività. Contemporaneamente all’affermazione in prima squadra, arrivò anche la convocazione in Nazionale; dal 1954 al 1967, partecipando ad una Olimpiade, a due Europei e a quattro Mondiali.
Nel 1956 fu convocato per il torneo di calcio delle Olimpiadi estive di Melbourne. Subendo solo due reti in tutto il torneo, trascinò l’Unione Sovietica alla vittoria del titolo olimpico, che avvenne battendo in finale la Jugoslavia per 1-0. In questo periodo nacque il soprannome di Ragno Nero: Jašin infatti giocava con una tenuta completamente nera, e i suoi eccezionali riflessi (a dispetto della sua altezza, 189 cm) davano l’impressione che egli avesse ben più di due braccia per parare.
Nel 1958 arrivò ai quarti di finale nei Mondiali svedesi, uscendo proprio contro i padroni di casa. Nel 1960 Jašin vinse la prima edizione degli Europei di calcio, subendo anche in questo caso solo due reti (complice anche il ritiro della squadra spagnola nei quarti). L’URSS si scontrò rispettivamente contro l’Ungheria agli ottavi, la Cecoslovacchia in semifinale e la Jugoslavia in finale, sconfitta per 2-1 al Parco dei Principi di Parigi.
Nel campionato mondiale di calcio 1962, svoltosi in Cile, l’URSS fu nuovamente eliminata ai quarti di finale dai padroni di casa. In questa partita Jašin subì pesanti falli da parte dei cileni (che si erano già contraddistinti nel torneo per la loro aggressività fisica) arrivando anche a subire un violento colpo ad un occhio che gli fu bendato dai medici, ma nonostante la menomazione rimase in campo. Al termine di questi Mondiali Jašin, ormai trentatreenne, annunciò il ritiro, salvo poi ripensarci.
Nel 1963, l’anno del Pallone d’oro, Jašin torna prepotentemente alla ribalta, distinguendosi sia in campo nazionale, dove in 27 partite subisce solo 6 reti, sia in campo internazionale. Jasin si fece notare soprattutto per i suoi salvataggi negli ottavi di finale degli Europei giocati contro l’Italia (gli ottavi venivano considerati come fase delle qualificazioni); l’andata, a Mosca, terminò 2-0 per i sovietici mentre nella partita di ritorno, svoltasi a Roma e che terminò 1-1, Jašin contribuì all’eliminazione degli Azzurri parando un rigore a Sandro Mazzola.
Sempre nel 1963 si svolse un’amichevole, per celebrare il centenario della Football Association, tra Inghilterra e Resto del Mondo, terminata 2-1 per gli inglesi. Jašin giocò solo il primo tempo, ma questo bastò per strabiliare i 100.000 del Wembley Stadium con le sue parate; respinse tutti i tiri degli inglesi e lasciò così inviolata la sua porta.
Due anni dopo, in Spagna, si svolsero le fasi finali del campionato europeo di calcio 1964. Jašin trascinò nuovamente i sovietici in finale, dove però li attendevano le furie rosse padrone di casa che, complice la cornice favorevole del Santiago Bernabeu, vinsero per 2-1. Nel 1966 partecipò al suo ultimo Mondiale da titolare, portando la compagine sovietica alla conquista del quarto posto, tuttora il miglior piazzamento assoluto della selezione sovietica. Nel Campionato mondiale di calcio 1970, a quarant’anni, fu nuovamente convocato in nazionale anche se solo come portiere di riserva.
Per i meriti sportivi acquisiti nel corso della sua carriera e per il lustro dato all’URSS, Jašin fu insignito nel 1967 dell’Ordine di Lenin, la massima onorificenza sovietica in tempo di pace, la seconda in assoluto per importanza. Il suo ritiro dall’attività agonistica avvenne a 41 anni. Il 27 maggio 1971, a Mosca, in uno stadio Lenin tutto esaurito (103.000 spettatori con oltre 700.000 richieste di biglietti, si celebrò la partita d’addio. Tra i protagonisti in campo a rendere omaggio alla carriera di Jašin vi furono anche Franz Beckenbauer, Bobby Charlton, Giacinto Facchetti e persino Pelé, che lo definì «un grande portiere ed un uomo dalla grandissima generosità». Il suo amico Eusébio, anch’esso presente, invece lo ricordò in seguito come «il più grande portiere del mondo della storia» e si dichiarò contento della sua amicizia nonostante la rivalità sul campo.
Nell’arco di tutta la sua carriera, Jasin collezionò 326 presenze con la Dinamo Mosca, 74 con la Nazionale sovietica, lasciò inviolata la sua porta in 207 occasioni e neutralizzò 86 calci di rigore. Jasin fu inoltre considerato un innovatore del ruolo del portiere, fu infatti tra i primi a comandare la difesa dalla propria area. Inoltre i suoi straordinari riflessi combinati ad un’ottima elasticità e alla sua notevole altezza davano sempre l’impressione che riuscisse a coprire ogni angolo della porta.
Dopo il ritiro, Jašin allenò squadre minori e anche alcune giovanili in Finlandia. Nel 1985, a seguito di una grave forma di tromboflebite, subì l’amputazione di una gamba. Nel 1988, dando prova di grande carattere nonostante la menomazione, accettò di accompagnare la selezione sovietica di calcio alle Olimpiadi di Seul, dove l’URSS vinse, per la seconda e ultima volta, la medaglia d’oro nel torneo di calcio. Poco dopo gli venne diagnosticato un cancro allo stomaco e a poco servì un intervento chirurgico cui si sottopose nel tentativo di salvarsi: morì nel 1990, a soli 60 anni
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