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Ducati 851, il ruggito di Borgo Panigale

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“Ducati 851. L’Italia ruggisce”. Con questo slogan venne presentata una delle moto più influenti nella storia della casa di Borgo Panigale; uno dei modelli che meglio ha conciliato l’anima competitiva e quella produttiva di Ducati.

Fu la prima moto prodotta dopo l’acquisizione di Ducati da parte dei fratelli Castiglione, proprietari dell’azienda motociclista Cagiva, i quali investirono molto per realizzare un modello che potesse competere a livello tecnico con i colossi giapponesi.

Un motore innovativo

La vera innovazione fu nel motore. Progettato sulla base del modello precedente (Ducati 750 F1), vennero rivisitate la testata e i cilindri, per superare i limiti presentati dalle sole due valvole e dal sistema di raffreddamento ad aria. Oltre a Fabio Taglioni, storico capo progettista Ducati, venne coinvolto anche l’Ingegner Massimo Bordi. Bordi arrivò a Borgo Panigale dopo essersi laureato all’Università di Bologna con una tesi che riguardava proprio una testata desmodromica plurivalvole; quando nel 1985 si ritrovò a lavorare alla Ducati 851 rispolverò questo progetto, che aveva messo da parte da parecchi anni. Inizialmente, Taglioni espresse il suo poco gradimento verso la testata a quattro valvole ideata da Bordi; le prove al banco diedero però ragione a Bordi. Il progetto proseguì quindi lungo questa strada; i disegni, affidati a Gianluigi Mengoli, vennero ultimati nel 1986. Il risultato fu un motore a quattro valvole con distribuzione desmodromica e raffreddato a liquido, con una cilindrata di 851 cc: fu il capostipite di una serie di modelli Ducati progettati con quest’impostazione. La 851 venne presentata al pubblico nel 1987, in occasione del Salone di Milano.

La distribuzione desmodromica è il marchio di fabbrica di Borgo Panigale. Consiste in una distribuzione caratterizzata dal controllo della corsa della valvola sia in fase di apertura che di chiusura; questo avviene tramite una serie di bilancieri, chiamati braccetti, collegati all’albero a camme, che “comandano” le valvole. Molto più complessa della distribuzione tradizionale, che si avvale di semplici molle, presenta costi ben più elevati, ma offre livelli di prestazioni e affidabilità decisamente superiori. 

Nel corso del suo lavoro di progettazione, Massimo Bordi collaborò anche con Cosworth; i motoristi britannici sostenevano di poter raggiungere cilindrate superiori rinunciando alla distribuzione desmodromica, ma Ducati rimase fedele al proprio prodotto e rifiutò la proposta. 

Il successo in Superbike

La versione della 851 destinata alle competizioni riscosse un ottimo successo nel campionato mondiale Superbike. Fece il suo esordio nel 1988, guidata da Marco Lucchinelli, il quale raccolse un paio di vittorie. Negli anni successivi, grazie ai continui miglioramenti, diventò una delle moto quattro tempi di riferimento; nel 1990, il francese Raymond Roche si laureò campione del mondo Superbike proprio in sella a una Ducati 851. 

I modelli successivi di Borgo Panigale furono chiaramente ispirati dalla 851; tra questi la Ducati 881, che la sostituì nel 1991, senza stravolgerne le linee. In totale, la 851 e i suoi “derivati” arrivarono a conquistare addirittura 11 titoli costruttori nel campionato Superbike.

Raymond Roche in sella alla Ducati 851 (source: Ducati.com)
Raymond Roche in sella alla Ducati 851 (source: Ducati.com)

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