Motor Valley
Ducati Scrambler, sogno americano
Gli anni Sessanta portano aria di cambiamento: lo spirito americano anticonformista e ribelle di quegli anni diventa sempre più popolare, e arriva a influenzare anche il nostro paese.
Anche per la vasta diffusione delle automobili, la moto non viene più vista come un mero mezzo di trasporto; sul modello dello stile di vita “on the road” proiettato dai prodotti mediatici d’oltreoceano, diventa una vera e propria compagna di viaggio. In particolare, la moto più comunemente associata a questo mondo è lo “Scrambler“, di fatto una motocicletta con caratteristiche prevalentemente stradali, ma in parte modificata per renderla adatta ad affrontare anche percorsi sterrati: proprio questo nome verrà scelto dalla Ducati per il modello con cui Borgo Panigale attaccherà gli States.
Le prime versioni
La prima serie di Ducati Scrambler, con cilindrata da 250 cc e cambio a quattro rapporti, viene lanciata nel 1962 e destinata esclusivamente al mercato americano; dietro al progetto c’è ovviamente il genio di Fabio Taglioni, storico ingegnere di Borgo Panigale. Un contributo fondamentale è dato anche da Joe Berliner, importatore di moto italiane in America. L’occhio di Joe cade sul lavoro del fratello Michael, che aveva modificato una Ducati 250 trasformandola in una moto da flat track; Berliner chiama quindi Borgo Panigale suggerendo di produrre un modello simile.
La Ducati Scrambler è una moto in netta rottura con la tradizione della casa bolognese, a partire dai colori sgargianti e il serbatoio a goccia cromato, per arrivare al manubrio piatto e largo di chiara influenza americana. La moto viene inoltre dotata di pneumatici tassellati, da fuoristrada. La prima serie ottiene inizialmente un discreto successo; nel 1964 viene inoltre prodotto un aggiornamento della moto che prevede l’adozione del cambio a cinque rapporti e un serbatoio più squadrato. Un anno dopo la Scrambler viene lanciata anche in Italia, ma il debutto in terra natia non è altrettanto felice; per contrastare la flessione nelle vendite viene prodotta nel 1967 una versione da 350 cc, in attesa dei modelli di seconda generazione, a cui la Ducati sta già lavorando.
La seconda generazione
La seconda serie di Scrambler viene lanciata da Ducati nel 1968; il nuovo modello debutta con una cilindrata da 350 cc. Oltre all’estetica innovativa, caratterizzata da una colorazione amaranto metallizzato, a rubare l’occhio è il nuovo motore a “carter larghi”. La nuova Scrambler deve però fare i conti con i fuoristrada giapponesi a due tempi da poco sbarcati sul mercato americano; la concorrenza nipponica è troppo forte, e sono vani i tentativi di Berliner, che per provare a risollevare le vendite produce una versione da 350 cc e una da 450 cc.
Non è così però in Italia: la Scrambler 450, prodotta a partire dal 1968, guadagna infatti un’ottima popolarità; addirittura, la Ducati, già focalizzata sul nuovo motore bicilindrico, dovrà chiedere supporto all’azienda spagnola Mototrans per produrre abbastanza esemplari.
Tuttavia a inizio anni Settanta, nonostante i continui aggiornamenti, la Scrambler fatica a tenere il passo con le moto giapponesi e con i prodotti di case specialistiche italiane, più adatti al fuoristrada rispetto alla moto di Borgo Panigale. Per questo, la sua produzione viene interrotta nel 1975; in realtà, gli ultimi esemplari verranno assemblati nell’anno successivo, con gli ultimi pezzi di ricambio rimasti in magazzino.
Il ritorno
L’erede della Scrambler sembra inizialmente essere la Ducati Utah, che fa la sua prima apparizione al Salone di Milano del 1977; dotata di motore monocilindrico di derivazione Pantah, sarebbe destinata a sostituire il modello precedente. In realtà, rimane solamente un prototipo: soprattutto a causa delle pessime condizioni economiche della Ducati a fine anni Settanta, non viene mai prodotta e commercializzata.
Una nuova Ducati Scrambler vede effettivamente la luce nel 2015: monta un motore bicilindrico a L di 90°, con una cilindrata da 803 cc e potenza massima di 73 cv. La nuova gamma prevede quattro versioni: Icon, Urban Enduro, Classic e Full Throttle, tutte ispirate alla generazione del 1968.
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